La ricerca della conoscenza è una delle questioni fondamentali di cui si occupa la filosofia platonica. Essa è strettamente legata alla possibilità dell’uomo di agire e comportarsi rettamente, in quanto ciò è possibile solo grazie alla conoscenza dell’idea del bene. Perché questo avvenga, è necessario che l’uomo sia in grado di arrivare ad un determinato grado di conoscenza in vita, così da poter giungere alla felicità. Questo, tuttavia, sembra essere impedito dal corpo che ospita la sua anima. Nel Fedone viene descritto come la “tomba dell’anima”, e si auspica un totale distacco dalle passioni che esso porta con sé. Il filosofo infatti è colui che si “cura della morte”, ossia si prepara costantemente alla vita nell’aldilà, dove finalmente la sua anima potrà separarsi dal corpo e giungere ad una conoscenza piena. Se interpretata in senso stretto, questa concezione porta ad una totale svalutazione della corporeità e alla conseguente impossibilità di arrivare ad un’esistenza felice e orientata al giusto in vita. Tutto ciò viene però apparentemente contraddetto in un altro dialogo di Platone, il Timeo. Qui si sottolinea in particolar modo una congenericità tra l’anima razionale umana e l’anima cosmica, (dalla quale derivano la vita e il movimento del cosmo) che si basa sulla struttura comune delle due. Inoltre, nella descrizione di come il cosmo è stato generato rientra anche la costruzione del mondo sensibile, compreso il corpo umano, il quale è creato su modello dell’intelligibile e hanno in comune alcune caratteristiche. Entrambi sono teleologicamente orientati al bene e condividono anch’essi la loro struttura. Tutto ciò permette all’uomo di avere una tendenza naturale verso l’intelligibile e di conseguenza verso la conoscenza, la quale può svilupparsi a partire dai sensi. Platone quindi porta avanti una visione positiva del corpo, pur auspicando un allontanamento dalle passioni, dandogli un orientamento nell’armonia del cosmo che permetta all’uomo di adempiere al suo fine ultimo. Per sciogliere il conflitto, in questa tesi verranno confrontati parti dei due testi in modo da evidenziare punti di contatto e di distanza, analizzando le diverse possibili interpretazioni. L’obiettivo dell’analisi è dimostrare come quelle che sembrano due tesi opposte possano essere in realtà incorporate in un'unica dottrina, che vede il corpo come un mezzo e non solo come un peso di cui liberarsi e che rende la filosofia non solo una preparazione alla morte, ma la vera e propria ricerca del sapere in vita.
La possibilità di felicità in vita per Platone: il Fedone e il Timeo.
GIACOMELLO, MADDALENA
2022/2023
Abstract
La ricerca della conoscenza è una delle questioni fondamentali di cui si occupa la filosofia platonica. Essa è strettamente legata alla possibilità dell’uomo di agire e comportarsi rettamente, in quanto ciò è possibile solo grazie alla conoscenza dell’idea del bene. Perché questo avvenga, è necessario che l’uomo sia in grado di arrivare ad un determinato grado di conoscenza in vita, così da poter giungere alla felicità. Questo, tuttavia, sembra essere impedito dal corpo che ospita la sua anima. Nel Fedone viene descritto come la “tomba dell’anima”, e si auspica un totale distacco dalle passioni che esso porta con sé. Il filosofo infatti è colui che si “cura della morte”, ossia si prepara costantemente alla vita nell’aldilà, dove finalmente la sua anima potrà separarsi dal corpo e giungere ad una conoscenza piena. Se interpretata in senso stretto, questa concezione porta ad una totale svalutazione della corporeità e alla conseguente impossibilità di arrivare ad un’esistenza felice e orientata al giusto in vita. Tutto ciò viene però apparentemente contraddetto in un altro dialogo di Platone, il Timeo. Qui si sottolinea in particolar modo una congenericità tra l’anima razionale umana e l’anima cosmica, (dalla quale derivano la vita e il movimento del cosmo) che si basa sulla struttura comune delle due. Inoltre, nella descrizione di come il cosmo è stato generato rientra anche la costruzione del mondo sensibile, compreso il corpo umano, il quale è creato su modello dell’intelligibile e hanno in comune alcune caratteristiche. Entrambi sono teleologicamente orientati al bene e condividono anch’essi la loro struttura. Tutto ciò permette all’uomo di avere una tendenza naturale verso l’intelligibile e di conseguenza verso la conoscenza, la quale può svilupparsi a partire dai sensi. Platone quindi porta avanti una visione positiva del corpo, pur auspicando un allontanamento dalle passioni, dandogli un orientamento nell’armonia del cosmo che permetta all’uomo di adempiere al suo fine ultimo. Per sciogliere il conflitto, in questa tesi verranno confrontati parti dei due testi in modo da evidenziare punti di contatto e di distanza, analizzando le diverse possibili interpretazioni. L’obiettivo dell’analisi è dimostrare come quelle che sembrano due tesi opposte possano essere in realtà incorporate in un'unica dottrina, che vede il corpo come un mezzo e non solo come un peso di cui liberarsi e che rende la filosofia non solo una preparazione alla morte, ma la vera e propria ricerca del sapere in vita.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/108907