Il discorso sulla verità è sempre stato uno dei cardini del domandare filosofico che, senza soluzione di continuità, ha innescato per secoli un dibattito non solo epistemologico ma anche metafisico, ontologico ed etico. Recentemente l’apparizione della nozione di “postverità”, in ambito giornalistico e politico, sembra invece indicare una deviazione rispetto a questo percorso: deviazione che, se non come superamento, si configura quantomeno come un mutamento del rapporto che intratteniamo con la verità. Per molte autrici e autori la necessità di parlare di postverità sembra derivare per lo più dalle conseguenze politiche e sociali implicate in questo mutamento della concezione del vero e, per questo, l’analisi proposta nel presente lavoro procede innanzitutto a partire da una descrizione della postverità come fenomeno sociale e politico. Si propone dunque una definizione della postverità come progressivo sgretolamento dei criteri condivisi con i quali pensiamo la verità e che ha l’esito di una produzione di “disorientamento” nel soggetto. Questo processo viene spiegato nei termini di una moltiplicazione delle verità e, al contempo, nel segno di una crescente pretesa individuale di possesso della verità. Successivamente, considerata la portata teorica di un fenomeno che si presenta come processo di allontanamento da una concezione tradizionale della verità, si espongono le varie interpretazioni della postverità che il dibattito torinese offre e, a partire da queste, si propone un “ritorno alla verità” che, ragionando su diverse teorie della verità attuali, ha l’obbiettivo di fornire alcune possibili soluzioni ai problemi che la postverità propone. Considerando il carattere sia sociale che teorico di questi problemi, nei quali emerge il legame (in senso deteriore nel caso della postverità) tra verità e soggetto, si prende infine in considerazione la proposta ermeneutica ravvisando in essa i vantaggi teorici di una concezione della verità che, pur mantenendo un legame con il soggetto, non cede alla tentazione di un possesso esclusivamente individuale della verità. Il presente lavoro muove dalla necessità di inquadrare teoreticamente un processo sociale che ha come effetto la produzione di un disorientamento individuale e collettivo e nella stessa teoria essa si pone di ritrovare una via, un “senso”, una direzione. Accogliendo la proposta ermeneutica circa l’impossibilità di intendere separatamente pensiero filosofico e orientamento nell’agire e intendendo già l’interpretazione come una forma possibile d’orientamento, si propone dunque una panoramica e insieme un’ipotesi di risposta al problema postverità.

Ricerca di senso nella postverità

ZUCCA, VALENTINA
2022/2023

Abstract

Il discorso sulla verità è sempre stato uno dei cardini del domandare filosofico che, senza soluzione di continuità, ha innescato per secoli un dibattito non solo epistemologico ma anche metafisico, ontologico ed etico. Recentemente l’apparizione della nozione di “postverità”, in ambito giornalistico e politico, sembra invece indicare una deviazione rispetto a questo percorso: deviazione che, se non come superamento, si configura quantomeno come un mutamento del rapporto che intratteniamo con la verità. Per molte autrici e autori la necessità di parlare di postverità sembra derivare per lo più dalle conseguenze politiche e sociali implicate in questo mutamento della concezione del vero e, per questo, l’analisi proposta nel presente lavoro procede innanzitutto a partire da una descrizione della postverità come fenomeno sociale e politico. Si propone dunque una definizione della postverità come progressivo sgretolamento dei criteri condivisi con i quali pensiamo la verità e che ha l’esito di una produzione di “disorientamento” nel soggetto. Questo processo viene spiegato nei termini di una moltiplicazione delle verità e, al contempo, nel segno di una crescente pretesa individuale di possesso della verità. Successivamente, considerata la portata teorica di un fenomeno che si presenta come processo di allontanamento da una concezione tradizionale della verità, si espongono le varie interpretazioni della postverità che il dibattito torinese offre e, a partire da queste, si propone un “ritorno alla verità” che, ragionando su diverse teorie della verità attuali, ha l’obbiettivo di fornire alcune possibili soluzioni ai problemi che la postverità propone. Considerando il carattere sia sociale che teorico di questi problemi, nei quali emerge il legame (in senso deteriore nel caso della postverità) tra verità e soggetto, si prende infine in considerazione la proposta ermeneutica ravvisando in essa i vantaggi teorici di una concezione della verità che, pur mantenendo un legame con il soggetto, non cede alla tentazione di un possesso esclusivamente individuale della verità. Il presente lavoro muove dalla necessità di inquadrare teoreticamente un processo sociale che ha come effetto la produzione di un disorientamento individuale e collettivo e nella stessa teoria essa si pone di ritrovare una via, un “senso”, una direzione. Accogliendo la proposta ermeneutica circa l’impossibilità di intendere separatamente pensiero filosofico e orientamento nell’agire e intendendo già l’interpretazione come una forma possibile d’orientamento, si propone dunque una panoramica e insieme un’ipotesi di risposta al problema postverità.
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