Il seguente elaborato si propone di esplorare il ruolo del volto e della corporeità in ambito musicale, attraverso l’analisi visiva e sociosemiotica di copertine e videoclip musicali, per arrivare infine ad esaminare il concetto di identità artistica attraverso l’utilizzo della maschera. Nel primo capitolo, viene illustrato il tema del volto quale espressione primaria dell’identità individuale e quale interfaccia nel confronto con l’esterno in una prospettiva sociosemiotica, e come questo assuma significati profondi nel contesto dell’industria musicale. Attraverso un’analisi critica delle rappresentazioni visive presenti sulle cover degli album si indagherà come gli artisti utilizzano l’elemento facciale per comunicare la propria arte, la propria musica e la propria iconicità, ponendo attenzione principalmente sui volti infantili nell’hip hop e nel rock, sul volto e sulla condizione femminile in prospettiva diacronica dagli anni Quaranta ad oggi e sull’emblematico volto della cantante italiana Mina. Il secondo capitolo esplora come gli artisti fanno uso del proprio viso e del proprio corpo per comunicare narrativamente, esteticamente e concettualmente la propria personalità artistica e individuale, non solo durante le esibizioni live, ma anche nell’utilizzo di uno dei dispositivi audiovisivi di più grande impatto, il videoclip. I temi indagati verteranno sull’esposizione del corpo sessualizzato nel panorama audiovisivo, sia femminile che maschile; l’uso del corpo che David Bowie fa nei suoi video musicali come strumento capace di esplorare il concetto di identità, la trasformazione e l’espressione artistica; mentre nell’ultimo sottoparagrafo si prenderanno in esame le diverse strategie di risemantizzazione corporea che la manipolazione visiva utilizza per modellare i corpi nei videoclip in una prospettiva post-umana, concentrandosi sull’artista islandese Björk, icona transumana del trasformismo. L’ultimo capitolo si occupa di analizzare il tema della maschera, considerando come essa possa influenzare la percezione dell’identità e del genere musicale in cui viene utilizzata, sia a livello individuale che collettivo e prendendo in esame l’impatto che potrebbe avere sull’apparato identitario sia degli artisti che del pubblico. In primo luogo verrà analizzato l’uso del make-up con il fenomeno del corpse paint nel genere musicale del metal, dove artisti e fan dipingono i loro volti in maniera estrema per esprimere un senso di identità collettiva, trasgressione e ribellione contro le norme sociali. Successivamente sarà esplorato l'uso delle maschere, astratte e/o concrete, come estensione del corpo e dell'identità in un contesto transumano: le maschere non solo offrono anonimato, come succede nel mondo robotico dei Daft Punk, ma rappresentano anche una forma di metamorfosi e potere personale, sottolineando il desiderio umano di superare i limiti biologici e sociali, come insegnano i Kraftwerk, Genesis P-Orridge e Arca. Infine, si indagheranno le identità segrete degli artisti che scelgono di celare la propria vera natura dietro un velo di mistero e anonimato: studiando casi come i Residents, Liberato e M¥SS KETA, si vedrà come questi individui sfidano le aspettative della celebrità e della visibilità pubblica, privilegiando l'autenticità creativa e la libertà artistica sopra la notorietà personale.

OLTRE L’ESTERNO, AL DI LÀ DELL’APPARENZA: L’IDENTITÀ MUSICALE TRA VOLTO, CORPO E MASCHERA. UN'ANALISI SOCIOSEMIOTICA.

BERGAMASCHI, SOFIA
2021/2022

Abstract

Il seguente elaborato si propone di esplorare il ruolo del volto e della corporeità in ambito musicale, attraverso l’analisi visiva e sociosemiotica di copertine e videoclip musicali, per arrivare infine ad esaminare il concetto di identità artistica attraverso l’utilizzo della maschera. Nel primo capitolo, viene illustrato il tema del volto quale espressione primaria dell’identità individuale e quale interfaccia nel confronto con l’esterno in una prospettiva sociosemiotica, e come questo assuma significati profondi nel contesto dell’industria musicale. Attraverso un’analisi critica delle rappresentazioni visive presenti sulle cover degli album si indagherà come gli artisti utilizzano l’elemento facciale per comunicare la propria arte, la propria musica e la propria iconicità, ponendo attenzione principalmente sui volti infantili nell’hip hop e nel rock, sul volto e sulla condizione femminile in prospettiva diacronica dagli anni Quaranta ad oggi e sull’emblematico volto della cantante italiana Mina. Il secondo capitolo esplora come gli artisti fanno uso del proprio viso e del proprio corpo per comunicare narrativamente, esteticamente e concettualmente la propria personalità artistica e individuale, non solo durante le esibizioni live, ma anche nell’utilizzo di uno dei dispositivi audiovisivi di più grande impatto, il videoclip. I temi indagati verteranno sull’esposizione del corpo sessualizzato nel panorama audiovisivo, sia femminile che maschile; l’uso del corpo che David Bowie fa nei suoi video musicali come strumento capace di esplorare il concetto di identità, la trasformazione e l’espressione artistica; mentre nell’ultimo sottoparagrafo si prenderanno in esame le diverse strategie di risemantizzazione corporea che la manipolazione visiva utilizza per modellare i corpi nei videoclip in una prospettiva post-umana, concentrandosi sull’artista islandese Björk, icona transumana del trasformismo. L’ultimo capitolo si occupa di analizzare il tema della maschera, considerando come essa possa influenzare la percezione dell’identità e del genere musicale in cui viene utilizzata, sia a livello individuale che collettivo e prendendo in esame l’impatto che potrebbe avere sull’apparato identitario sia degli artisti che del pubblico. In primo luogo verrà analizzato l’uso del make-up con il fenomeno del corpse paint nel genere musicale del metal, dove artisti e fan dipingono i loro volti in maniera estrema per esprimere un senso di identità collettiva, trasgressione e ribellione contro le norme sociali. Successivamente sarà esplorato l'uso delle maschere, astratte e/o concrete, come estensione del corpo e dell'identità in un contesto transumano: le maschere non solo offrono anonimato, come succede nel mondo robotico dei Daft Punk, ma rappresentano anche una forma di metamorfosi e potere personale, sottolineando il desiderio umano di superare i limiti biologici e sociali, come insegnano i Kraftwerk, Genesis P-Orridge e Arca. Infine, si indagheranno le identità segrete degli artisti che scelgono di celare la propria vera natura dietro un velo di mistero e anonimato: studiando casi come i Residents, Liberato e M¥SS KETA, si vedrà come questi individui sfidano le aspettative della celebrità e della visibilità pubblica, privilegiando l'autenticità creativa e la libertà artistica sopra la notorietà personale.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/108826