The aim of this paper is to analyze the first Chinese translation of the first part of "Don Quixote" and to compare it with the original work, in order to illustrate how linguistic and cultural differences were managed. Published in 1922 under the title "Moxia Zhuan [Historia del caballero encantado]", the text was written by the scholar and poet Lin Shu (1852 – 1924), whose distinctive feature consists in being a renowed translator without any direct knowledge of foreign languages. He produced the translation of "Don Quixote" with the help of his collaborator Chen Jialin (1880–?). The work is described as an "imperfect translation" because of the many creative liberties that Lin Shu allowed himself in the writing. Precisely for this reason it has been criticized for a long time and only in the last decades of the twentieth century scholars started examining the text using the criteria of target/culture-oriented translation: the changes made by Lin Shu are intended to make the literary work more akin to Chinese culture so that readers can see themselves and learn from the events narrated. On the other hand, however, certain aspects of the original novel are preserved so that readers are able to realize that they are dealing with a different culture and have the chance to gradually open up to new points of view. This balance between innovation and tradition has led to a progressive re-evaluation of Lin Shu's work and to the recognition of his substantial contribution to changing China's view of foreign literatures and cultures until the beginning of the twentieth century. Through a process of alteration, omission and addition Lin Shu adapts Cervantes’ text to Chinese culture, guiding his readers and allowing them to recognize familiar expressions, values and symbolic figures. The most significant changes concern the portrayal of Don Quixote and his squire Sancho Panza. Lin Shu attributes nobler features to both of them and modifies the dynamics of their relationship by giving the knight the role of master (in the sense of mentor and guide) and the squire that of disciple. In addition, the aspect of Don Quixote's madness is also addressed differently: in the Chinese text the “hidalgo” often seems to be aware that he has not really lost his mind and he is pretending for the pleasure of imitating his beloved chivalric romances. Despite the considerable changes, this paper argues that Lin Shu's version can take credit for introducing Cervantes’ text (along with many other Western novels) to China and making it become part of the Chinese collective imagination. In later translations, in fact, the name of the protagonist can be found in the title, a detail that shows how the fame of the Spanish knight was consolidated in a short time and how the character of Don Quixote has gradually become a symbol that represents values shared by Chinese society.

L’elaborato ha come obiettivo l’analisi della prima traduzione cinese della prima parte del “Chisciotte” e il confronto con l’opera originale, in modo da illustrare come siano state gestite le differenze linguistiche e culturali. Pubblicato nel 1922 con il titolo di “Moxia Zhuan [Historia del caballero encantado]”, il testo è stato realizzato dal letterato e poeta Lin Shu (1852 – 1924). La peculiarità di questo autore consiste nell’aver ottenuto grande fama con le sue traduzioni pur non conoscendo alcuna lingua straniera. Nel lavorare alla traduzione del “Chisciotte”, infatti, si avvale dell’aiuto del collaboratore Chen Jialin (1880–?). L’opera di Lin Shu viene definita come una “traduzione imperfetta” a causa delle numerose libertà creative che l’autore cinese si è concesso nella stesura. Proprio per questo motivo è stata a lungo criticata e solo a partire dagli ultimi decenni del secolo scorso si è cominciato a esaminarla utilizzando come riferimento i criteri di target/culture-oriented translation: i cambiamenti apportati da Lin Shu hanno lo scopo di rendere l’opera più affine alla cultura cinese in modo che il lettore possa rivedersi e trarre insegnamenti dalle vicende narrate. Dall’altra parte, però, vengono mantenuti anche alcuni aspetti che consentano al lettore di rendersi conto di essere davanti a una cultura diversa dalla propria in modo da aprirsi gradualmente alla conoscenza di nuovi punti di vista. Questo equilibrio fra innovazione e tradizione (ovvero fra il mantenimento degli elementi che appartengono all’Altro e l’adattamento dell’opera alla propria cultura) ha portato a una progressiva rivalutazione del lavoro di Lin Shu e ad ammettere il suo significativo contributo nel cambiare la concezione che la Cina ha avuto delle letterature e culture straniere fino all’inizio del Novecento. È attraverso un processo di eliminazione, modifica e aggiunta che Lin Shu adatta il testo cervantino alla cultura cinese, guidando il lettore e consentendogli di riconoscere espressioni, valori e figure familiari. Le modifiche più importanti riguardano la figura di don Chisciotte e del suo scudiero Sancho Panza. Lin Shu attribuisce a entrambi delle caratteristiche più nobili e modifica le dinamiche del loro rapporto conferendo al cavaliere il ruolo di maestro e allo scudiero quello di discepolo. Inoltre, viene meno anche l’aspetto della follia di don Chisciotte, il quale, nel testo cinese, sembra essere spesso consapevole di non aver davvero perso il senno ma di star fingendo per il piacere di imitare i libri di cavalleria a lui cari. Nonostante i considerevoli cambiamenti, l’elaborato sostiene che la versione di Lin Shu può prendersi il merito di aver introdotto il testo cervantino (così come altri numerosi romanzi stranieri) in Cina e aver fatto sì che entrasse nell’immaginario collettivo cinese. Le traduzioni successive, infatti, presentano il nome del protagonista all’interno del titolo e ciò denota come la fama del cavaliere spagnolo si sia consolidata in poco tempo e come la figura di don Chisciotte si sia gradualmente trasformata in un simbolo che rappresenta valori condivisi dalla società di questo Paese orientale.

La prima traduzione cinese del "Chisciotte"

TASSA, MARIKA
2022/2023

Abstract

L’elaborato ha come obiettivo l’analisi della prima traduzione cinese della prima parte del “Chisciotte” e il confronto con l’opera originale, in modo da illustrare come siano state gestite le differenze linguistiche e culturali. Pubblicato nel 1922 con il titolo di “Moxia Zhuan [Historia del caballero encantado]”, il testo è stato realizzato dal letterato e poeta Lin Shu (1852 – 1924). La peculiarità di questo autore consiste nell’aver ottenuto grande fama con le sue traduzioni pur non conoscendo alcuna lingua straniera. Nel lavorare alla traduzione del “Chisciotte”, infatti, si avvale dell’aiuto del collaboratore Chen Jialin (1880–?). L’opera di Lin Shu viene definita come una “traduzione imperfetta” a causa delle numerose libertà creative che l’autore cinese si è concesso nella stesura. Proprio per questo motivo è stata a lungo criticata e solo a partire dagli ultimi decenni del secolo scorso si è cominciato a esaminarla utilizzando come riferimento i criteri di target/culture-oriented translation: i cambiamenti apportati da Lin Shu hanno lo scopo di rendere l’opera più affine alla cultura cinese in modo che il lettore possa rivedersi e trarre insegnamenti dalle vicende narrate. Dall’altra parte, però, vengono mantenuti anche alcuni aspetti che consentano al lettore di rendersi conto di essere davanti a una cultura diversa dalla propria in modo da aprirsi gradualmente alla conoscenza di nuovi punti di vista. Questo equilibrio fra innovazione e tradizione (ovvero fra il mantenimento degli elementi che appartengono all’Altro e l’adattamento dell’opera alla propria cultura) ha portato a una progressiva rivalutazione del lavoro di Lin Shu e ad ammettere il suo significativo contributo nel cambiare la concezione che la Cina ha avuto delle letterature e culture straniere fino all’inizio del Novecento. È attraverso un processo di eliminazione, modifica e aggiunta che Lin Shu adatta il testo cervantino alla cultura cinese, guidando il lettore e consentendogli di riconoscere espressioni, valori e figure familiari. Le modifiche più importanti riguardano la figura di don Chisciotte e del suo scudiero Sancho Panza. Lin Shu attribuisce a entrambi delle caratteristiche più nobili e modifica le dinamiche del loro rapporto conferendo al cavaliere il ruolo di maestro e allo scudiero quello di discepolo. Inoltre, viene meno anche l’aspetto della follia di don Chisciotte, il quale, nel testo cinese, sembra essere spesso consapevole di non aver davvero perso il senno ma di star fingendo per il piacere di imitare i libri di cavalleria a lui cari. Nonostante i considerevoli cambiamenti, l’elaborato sostiene che la versione di Lin Shu può prendersi il merito di aver introdotto il testo cervantino (così come altri numerosi romanzi stranieri) in Cina e aver fatto sì che entrasse nell’immaginario collettivo cinese. Le traduzioni successive, infatti, presentano il nome del protagonista all’interno del titolo e ciò denota come la fama del cavaliere spagnolo si sia consolidata in poco tempo e come la figura di don Chisciotte si sia gradualmente trasformata in un simbolo che rappresenta valori condivisi dalla società di questo Paese orientale.
ITA
The aim of this paper is to analyze the first Chinese translation of the first part of "Don Quixote" and to compare it with the original work, in order to illustrate how linguistic and cultural differences were managed. Published in 1922 under the title "Moxia Zhuan [Historia del caballero encantado]", the text was written by the scholar and poet Lin Shu (1852 – 1924), whose distinctive feature consists in being a renowed translator without any direct knowledge of foreign languages. He produced the translation of "Don Quixote" with the help of his collaborator Chen Jialin (1880–?). The work is described as an "imperfect translation" because of the many creative liberties that Lin Shu allowed himself in the writing. Precisely for this reason it has been criticized for a long time and only in the last decades of the twentieth century scholars started examining the text using the criteria of target/culture-oriented translation: the changes made by Lin Shu are intended to make the literary work more akin to Chinese culture so that readers can see themselves and learn from the events narrated. On the other hand, however, certain aspects of the original novel are preserved so that readers are able to realize that they are dealing with a different culture and have the chance to gradually open up to new points of view. This balance between innovation and tradition has led to a progressive re-evaluation of Lin Shu's work and to the recognition of his substantial contribution to changing China's view of foreign literatures and cultures until the beginning of the twentieth century. Through a process of alteration, omission and addition Lin Shu adapts Cervantes’ text to Chinese culture, guiding his readers and allowing them to recognize familiar expressions, values and symbolic figures. The most significant changes concern the portrayal of Don Quixote and his squire Sancho Panza. Lin Shu attributes nobler features to both of them and modifies the dynamics of their relationship by giving the knight the role of master (in the sense of mentor and guide) and the squire that of disciple. In addition, the aspect of Don Quixote's madness is also addressed differently: in the Chinese text the “hidalgo” often seems to be aware that he has not really lost his mind and he is pretending for the pleasure of imitating his beloved chivalric romances. Despite the considerable changes, this paper argues that Lin Shu's version can take credit for introducing Cervantes’ text (along with many other Western novels) to China and making it become part of the Chinese collective imagination. In later translations, in fact, the name of the protagonist can be found in the title, a detail that shows how the fame of the Spanish knight was consolidated in a short time and how the character of Don Quixote has gradually become a symbol that represents values shared by Chinese society.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/108644