Addottando un approccio keynesiano-minskyano nel seguito dell'elaborato si tenterà di illustrare, quindi, la filosofia e i metodi di una nuova politica economica del pieno impiego basata sul principio del governo come datore di lavoro di ultima istanza. Sono tre gli obiettivi che hanno caratterizzato tale ricerca e quindi definito la struttura stessa della tesi: 1. il primo obiettivo è stato quello di delineare teoricamente il complesso e multidimensionale problema della povertà in Europa, ed in particolare in Italia, sottolineando a più riprese come questa si esprima da una parte attraverso elevati tassi di disoccupazione e dall'altra attraverso una diseguale distribuzione del reddito anche tra chi un lavoro c'è l'ha, per cui per poter essere adeguatamente contrastata necessita di nuovi strumenti politici ed economici. il secondo obiettivo è stato quello di illustrare un “nuovo” modello di sviluppo capitalistico, basato sul necessario riconoscimento che le questioni della redistribuzione (ex post) contano tanto quanto le questioni dell'allocazione (ex ante), in cui, di conseguenza, i termini “piena e buona” occupazione non possono far altro che sovrapporsi, la cui politica economica dia maggiore attenzione alla domanda interna rispetto a quella estera, in cui si dia priorità al consumo di beni pubblici, alla salvaguardia dei beni comuni e si riduca col tempo l'importanza dell'investimento privato rispetto alle altre componenti della domanda aggregata. Il terzo ed ultimo obiettivo, più pratico ed altrettanto importante, concerne le considerazioni circa l'applicabilità di tale nuovo approccio di politica pubblica nel contesto istituzionale dell'Unione Europea. Il primo capitolo tenta di inquadrare il fenomeno della povertà nell'ampio dibattito che negli ultimi anni gli economisti descrivono come stagnazione secolare dell'economia capitalistica; si cerca in altri termini di dimostrare come le sempre più elevate disuguaglianze di reddito e di consumo che si registrano nelle società occidentali siano spiegabili in prospettiva storica come un effetto autoindotto dei sistemi capitalistici stessi ad evolvere verso una stagnazione della domanda globale. Il tutto con ricadute importanti in termini di occupazione della forza lavoro globale e di sviluppo. Il secondo capitolo rappresenta a tutti gli effetti il vero cuore dell'elaborato. Esso costituisce infatti una rapida quanto utile disamina di una proposta di politica economica, poco nota nel dibattito politico, filosofico ed accademico italiano, che mira a contrastare la povertà attraverso la piena occupazione dei fattori produttivi. L'interesse della proposta, sviluppata inizialmente da HM e portata avanti da autori di indirizzo neocartalista, sta esattamente nel perseguimento di uno stato di piena occupazione all'interno di un quadro macroeconomico stabile. Il terzo capitolo delinea nel miglior modo possibile quelle che, in M., possono essere definite le motivazioni morali ed etiche di un approccio alla politica economica che si basa sul lavoro umano, considerato principio fondamentale di una società civile democratica moderna. Il quarto capitolo illustra brevemente un limite della proposta ELR sul quale i fautori di una politica pubblica della piena occupazione dovrebbero maggiormente interrogarsi. In particolare si chiariranno in quali termini un piano ELR possa effettivamente funzionare come manovra di politica anticonvenzionale, in grado, secondo i proponenti, di eliminare la povertà

Hyman Minsky e lo Stato “Employer of Last Resort”

RUGGIO, FEDERICO
2022/2023

Abstract

Addottando un approccio keynesiano-minskyano nel seguito dell'elaborato si tenterà di illustrare, quindi, la filosofia e i metodi di una nuova politica economica del pieno impiego basata sul principio del governo come datore di lavoro di ultima istanza. Sono tre gli obiettivi che hanno caratterizzato tale ricerca e quindi definito la struttura stessa della tesi: 1. il primo obiettivo è stato quello di delineare teoricamente il complesso e multidimensionale problema della povertà in Europa, ed in particolare in Italia, sottolineando a più riprese come questa si esprima da una parte attraverso elevati tassi di disoccupazione e dall'altra attraverso una diseguale distribuzione del reddito anche tra chi un lavoro c'è l'ha, per cui per poter essere adeguatamente contrastata necessita di nuovi strumenti politici ed economici. il secondo obiettivo è stato quello di illustrare un “nuovo” modello di sviluppo capitalistico, basato sul necessario riconoscimento che le questioni della redistribuzione (ex post) contano tanto quanto le questioni dell'allocazione (ex ante), in cui, di conseguenza, i termini “piena e buona” occupazione non possono far altro che sovrapporsi, la cui politica economica dia maggiore attenzione alla domanda interna rispetto a quella estera, in cui si dia priorità al consumo di beni pubblici, alla salvaguardia dei beni comuni e si riduca col tempo l'importanza dell'investimento privato rispetto alle altre componenti della domanda aggregata. Il terzo ed ultimo obiettivo, più pratico ed altrettanto importante, concerne le considerazioni circa l'applicabilità di tale nuovo approccio di politica pubblica nel contesto istituzionale dell'Unione Europea. Il primo capitolo tenta di inquadrare il fenomeno della povertà nell'ampio dibattito che negli ultimi anni gli economisti descrivono come stagnazione secolare dell'economia capitalistica; si cerca in altri termini di dimostrare come le sempre più elevate disuguaglianze di reddito e di consumo che si registrano nelle società occidentali siano spiegabili in prospettiva storica come un effetto autoindotto dei sistemi capitalistici stessi ad evolvere verso una stagnazione della domanda globale. Il tutto con ricadute importanti in termini di occupazione della forza lavoro globale e di sviluppo. Il secondo capitolo rappresenta a tutti gli effetti il vero cuore dell'elaborato. Esso costituisce infatti una rapida quanto utile disamina di una proposta di politica economica, poco nota nel dibattito politico, filosofico ed accademico italiano, che mira a contrastare la povertà attraverso la piena occupazione dei fattori produttivi. L'interesse della proposta, sviluppata inizialmente da HM e portata avanti da autori di indirizzo neocartalista, sta esattamente nel perseguimento di uno stato di piena occupazione all'interno di un quadro macroeconomico stabile. Il terzo capitolo delinea nel miglior modo possibile quelle che, in M., possono essere definite le motivazioni morali ed etiche di un approccio alla politica economica che si basa sul lavoro umano, considerato principio fondamentale di una società civile democratica moderna. Il quarto capitolo illustra brevemente un limite della proposta ELR sul quale i fautori di una politica pubblica della piena occupazione dovrebbero maggiormente interrogarsi. In particolare si chiariranno in quali termini un piano ELR possa effettivamente funzionare come manovra di politica anticonvenzionale, in grado, secondo i proponenti, di eliminare la povertà
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/108633