Il non verbale e il corporeo: affinità tra diade primaria e diade terapeutica. Il corpo come fattore aspecifico della psicoterapia.

The paper analyzes two of the main modes of non-verbal communication: prosody and gaze. The areas chosen for the observation and exploration of these relational expressions are the primary relationship, between caregiver and child, and the therapeutic one. A first section which introduces some elements necessary for understanding the mechanisms that unite and underlie the latter, is followed by the analysis of the peculiarities of the prosodic language and the visual behavior of the gaze, comparing affinities and divergences in the two types of relationship. Finally, the meaning and potential that the non-verbal (intended as body language) and the body (organic and biological) can represent in the psychotherapeutic process are explored, focusing more on the figure of the therapist. With an eye to neuroscience, neurobiology and developmental psychology, it is demonstrated that the time is ripe for a more integrated approach to corporeality as a therapeutic tool, being part of human nature, as well as the subjectivity of therapist and patient.

L’elaborato analizza due delle principali modalità di comunicazione non verbale: la prosodia e lo sguardo. Gli ambiti scelti per l’osservazione e l’esplorazione di tali espressioni relazionali sono la relazione primaria, tra caregiver e bambino, e quella terapeutica. A una prima sezione che introduce alcuni elementi necessari alla comprensione dei meccanismi che accomunano e sottendono quest’ultime, segue l’analisi delle peculiarità del linguaggio prosodico e del comportamento visivo dello sguardo, mettendo a confronto affinità e divergenze nei due tipi di relazione. In ultimo, vengono esplorati il significato e le potenzialità che il non verbale (inteso come linguaggio del corpo) e il corpo (organico e biologico) possono rappresentare nel processo psicoterapeutico, concentrandosi maggiormente sulla figura del terapeuta. Con un occhio di riguardo alle neuroscienze, alla neurobiologia e alla psicologia dello sviluppo, si dimostra che i tempi sono maturi per un approccio più integrato alla corporeità come strumento terapeutico, essendo parte della natura umana, nonché della soggettività, di terapeuta e paziente.