Cesare Pavese e Giuseppe Vaudagna: un'amicizia tra letteratura e vita

The paper aims to investigate the friendship journey of Cesare Pavese and Giuseppe Vaudagna, two antithetical figures, in the continuous contrast between literature and life. In the first chapter, the origin of their friendship at D'Azeglio secondary school is reconstructed, including through the link with Mario Sturani. It briefly sketches the figure of Umberto Cosmo, Vaudagna's professor, and mentions D'Azeglio students who constitute the origin of the future “confraternita”. Vaudagna's placement among its members is then discussed and both the literary and political elements of the “confraternita” are reflected upon. Vaudagna's university career, enrolled in law, is mentioned, at the same time as occasional accounts of his relationship with Pavese. Vaudagna's professional life as a Fascist state official is then mentioned, and the story of Pavese's confinement is reported. Pavese's requests for help from Vaudagna and the consequences with respect to their relationship following this experience are then exposed. The second chapter refers to the second season of Pavese and Vaudagna's friendship and discusses their relationship through the combination of literature and life. It initially analyzes how both men failed, in different measures, to fully apply Augusto Monti's precept: to go "from life to poetry, from craft to literature," not vice versa. Pavese disregards it more integrally, as he persuades himself to make literature his craft, in the ever-open conflict between man and writer. Instead, Vaudagna does not evade Monti's thinking; he chooses life, family, and a "normal" profession, yet fails to fulfill his literary ambitions: Liubiza, his short story, will not be published. Next, comparing the portraits of Pavese provided by Natalia Ginzburg and Giuseppe Vaudagna, topics such as family, loneliness, and Pavese's need to share a roof with friends, satisfied by both Vaudagna and Ginzburg, are discussed. In conclusion, the affair of Liubiza, the story written by Vaudagna and taken up by Pavese, with an unhappy outcome for Vaudagna, is exposed. Themes dear to the writer, such as myth, emerge in what is a recovery of the youthful habit of exchanging critical judgments on one's writings. Pavese's literary correspondence with Mario Sturani and the similar episode involving the novel written by the latter, Il maglione rosso, are then taken as terms of comparison. The third chapter analyzes Vaudagna's political orientation and then reports on the disagreements between the two friends regarding this issue. An attempt is then made to outline Vaudagna's opinion with respect to Pavese's relationship with politics and place it in today's debate. Then, starting with dedications written by Pavese to Vaudagna on an edition of Il compagno and one of Dialoghi con Leucò, the two works are compared. The theme of politics again emerges and it is examined how the Dialoghi con Leucò constitutes a work that by no means refuses to come to terms with current events. Finally, the dialogue Il fiore, in connection with La belva, is analyzed with respect to the theme of suicide. Indeed, through Vaudagna's testimony, it becomes clear that Il fiore is also clarifying with respect to the writer's state of mind in the last days before his suicide. Next, a comparison is established with La luna e i falò, particularly between the pairs Gacinto - Apollo and Cinto - Anguilla.

L’elaborato si propone di indagare il percorso d’amicizia di Cesare Pavese e Giuseppe Vaudagna, due figure antitetiche, nel continuo contrasto tra letteratura e vita. Nel primo capitolo si riscostruisce l’origine della loro amicizia al liceo D’Azeglio, anche attraverso il legame con Mario Sturani. Si tratteggia brevemente la figura di Umberto Cosmo, professore di Vaudagna, e si menzionano studenti del D’Azeglio che costituiscono i germi della futura confraternita. In seguito si tratta il posizionamento di Vaudagna tra i membri di questa e si riflette sia sull’elemento letterario che su quello politico della suddetta. Viene citato il percorso universitario di Vaudagna, iscritto a Giurisprudenza, contemporaneamente a testimonianze saltuarie del suo rapporto con Pavese. È poi menzionata la vita professionale di Vaudagna, funzionario dello stato fascista, ed è riportata la vicenda del confino di Pavese. Vengono, quindi, esposte le richieste d’aiuto di Pavese a Vaudagna e le conseguenze rispetto al loro rapporto a seguito di tale esperienza. Nel secondo capitolo si fa riferimento alla seconda stagione dell’amicizia tra Pavese e Vaudagna e si tratta del loro rapporto tramite il binomio letteratura e vita. Inizialmente si analizza come entrambi gli uomini non siano riusciti, in misure differenti, ad applicare a pieno il precetto di Augusto Monti: andare “dalla vita alla poesia, dal mestiere alla letteratura”, non viceversa. Pavese lo disattende in maniera più integrale: si persuade di rendere la letteratura il suo mestiere, nel conflitto sempre aperto tra uomo e scrittore. Invece Vaudagna non elude il pensiero di Monti, sceglie la vita, la famiglia, una professione “normale”, senza però riuscire a soddisfare le sue velleità letterarie: Liubiza, il suo racconto, non verrà pubblicato. In seguito, mettendo a confronto i ritratti di Pavese che ci forniscono Natalia Ginzburg e Giuseppe Vaudagna, sono trattati argomenti come famiglia, solitudine e il bisogno di Pavese di condividere un tetto con gli amici. In conclusione si espone la vicenda di Liubiza, il racconto scritto da Vaudagna ed esaminato da Pavese, con esito infelice per Vaudagna. Emergono temi come il mito, in quello che è un recupero dell’abitudine giovanile di scambiarsi giudizi critici sui propri scritti. Si assume poi come termine di paragone la corrispondenza letteraria di Pavese con Mario Sturani e l’episodio simile che coinvolge il romanzo scritto da quest’ultimo, Il maglione rosso. Nel terzo capitolo si analizza l’orientamento politico di Vaudagna, poi si riferisce dei dissapori tra i due amici riguardo a questa tematica. Si cerca dopo di delineare l’opinione di Vaudagna rispetto al rapporto tra Pavese e la politica e inserirla nel dibattito odierno. In seguito, partendo dalle dediche scritte da Pavese a Vaudagna su un’edizione de Il compagno e su una dei Dialoghi con Leucò, si confrontano le due opere. Emerge nuovamente il tema della politica e si esamina come i Dialoghi con Leucò costituiscano un’opera che non si rifiuta affatto di fare i conti l’attualità. Infine si analizza il dialogo Il fiore, in connessione con La belva, rispetto al tema del suicidio. Infatti, attraverso la testimonianza di Vaudagna, si evince che anche Il fiore è chiarificatore rispetto allo stato d’animo dello scrittore negli ultimi giorni prima del suicidio. In seguito è istituito un confronto con La luna e i falò, in particolare tra le coppie Gacinto - Apollo e Cinto - Anguilla.