Negli ultimi anni la preservazione della fertilità è divenuto un argomento cardine soprattutto in relazione alla maggiore incidenza di leucemie nelle giovani fra gli 0 e i 19 anni. Dato che trattamenti chemioterapici e radioterapici sono fortemente gonadotossici, si ricorre all’utilizzo di diverse tecniche per preservare la possibilità di procreare, quali la crioconservazione ovocitaria, la soppressione con analogo LHRH e la crioconservazione del tessuto ovarico. Quest’ultima è la più frequentemente utilizzata nel caso di AML (leucemia mieloide acuta) e CML (leucemia mieloide cronica), poiché non necessita di stimolazione ovarica e permette di non posticipare l’inizio della terapia. D’altra parte, si sono riscontrati focolai leucemici all’interno del tessuto ovarico, elemento che rende l’autotrapianto del tessuto crioconservato sconsigliato. Per aumentare la sicurezza di questa pratica si sono effettuati studi il cui obiettivo è l’eliminazione ex vivo delle cellule cancerogene presenti nella porzione di tessuto ottenuta. Lo scopo dell’elaborato è analizzarne due che utilizzano due modalità differenti. Il primo studio ha come obiettivo la purificazione del tessuto ovarico attraverso la targettizzazione della mitotic catastrophe pathway. In particolare, si analizza l’attività di GSK1070916, un inibitore ATP-competitivo delle Aurora chinasi B e C, serina-treonina chinasi indispensabili nella mitosi. L’esperimento si basa sull’incubazione ex vivo di frammenti di tessuto ovarico precedentemente iniettato con diverse linee cellulari di AML e CML, con l’inibitore delle Aurora chinasi B e C alla concentrazione 1 μM per 24 ore. In seguito, i frammenti sono stati analizzati e si è riscontrata la formazione di sincizi, derivata dalla mancanza di citochinesi, e corpi apoptotici. Di conseguenza, è possibile affermare che il protocollo utilizzato è risultato efficace poiché non ha intaccato la vitalità del tessuto, né la capacità dei follicoli di svilupparsi. Ciò risulta del tutto coerente poiché la corteccia ovarica isolata è mitoticamente e meioticamente silente, e non dipende dal funzionamento delle Aurora chinasi. Nel complesso è quindi possibile affermare che questa procedura è risultata efficace nell’eliminazione di focolai di leucemie a rischio. Il secondo studio, ha come obiettivo la purificazione ex vivo del tessuto ovarico attraverso l’utilizzo della terapia fotodinamica (PDT). Questa tecnologia è risultata particolarmente efficace nel trattamento del cancro poiché utilizza un fotosintetizzatore (PS) che attivato attraverso la luce produce ROS, specie reattive dell’ossigeno che portano alla morte delle cellule target nel tessuto. In particolare, si è utilizzato OR141 come PS poiché ha una risposta immunitaria specifica verso le cellule cancerogene. Per testarne l’efficacia, si sono utilizzate porzioni di tessuto ovarico precedentemente iniettate con cellule HL60, incubate insieme a niosomi contenenti OR141 e successivamente esposti alla luce. In seguito alle analisi effettuate, si è riscontrata la presenza di cellule apoptotiche e detriti cellulari e, di conseguenza, il protocollo è risultato valido poiché vi è un’eradicazione molto selettiva delle cellule, che non va a intaccare la vitalità del tessuto e la capacità dei follicoli di crescere. Inoltre, il PS ha un’emivita molto breve nel corpo ed è attivato solo in seguito ad esposizione luminosa. In conclusione, è possibile affermare che entrambi gli studi portano delle nuove e promettenti modalità per aumentare la sicurezza dell’autotrapianto di tessuto ovarico crioconservato.
Prevenzione della fertilità: nuovi metodi e tecnologie per le giovani colpite da leucemia.
CAPONE, DANIELA
2022/2023
Abstract
Negli ultimi anni la preservazione della fertilità è divenuto un argomento cardine soprattutto in relazione alla maggiore incidenza di leucemie nelle giovani fra gli 0 e i 19 anni. Dato che trattamenti chemioterapici e radioterapici sono fortemente gonadotossici, si ricorre all’utilizzo di diverse tecniche per preservare la possibilità di procreare, quali la crioconservazione ovocitaria, la soppressione con analogo LHRH e la crioconservazione del tessuto ovarico. Quest’ultima è la più frequentemente utilizzata nel caso di AML (leucemia mieloide acuta) e CML (leucemia mieloide cronica), poiché non necessita di stimolazione ovarica e permette di non posticipare l’inizio della terapia. D’altra parte, si sono riscontrati focolai leucemici all’interno del tessuto ovarico, elemento che rende l’autotrapianto del tessuto crioconservato sconsigliato. Per aumentare la sicurezza di questa pratica si sono effettuati studi il cui obiettivo è l’eliminazione ex vivo delle cellule cancerogene presenti nella porzione di tessuto ottenuta. Lo scopo dell’elaborato è analizzarne due che utilizzano due modalità differenti. Il primo studio ha come obiettivo la purificazione del tessuto ovarico attraverso la targettizzazione della mitotic catastrophe pathway. In particolare, si analizza l’attività di GSK1070916, un inibitore ATP-competitivo delle Aurora chinasi B e C, serina-treonina chinasi indispensabili nella mitosi. L’esperimento si basa sull’incubazione ex vivo di frammenti di tessuto ovarico precedentemente iniettato con diverse linee cellulari di AML e CML, con l’inibitore delle Aurora chinasi B e C alla concentrazione 1 μM per 24 ore. In seguito, i frammenti sono stati analizzati e si è riscontrata la formazione di sincizi, derivata dalla mancanza di citochinesi, e corpi apoptotici. Di conseguenza, è possibile affermare che il protocollo utilizzato è risultato efficace poiché non ha intaccato la vitalità del tessuto, né la capacità dei follicoli di svilupparsi. Ciò risulta del tutto coerente poiché la corteccia ovarica isolata è mitoticamente e meioticamente silente, e non dipende dal funzionamento delle Aurora chinasi. Nel complesso è quindi possibile affermare che questa procedura è risultata efficace nell’eliminazione di focolai di leucemie a rischio. Il secondo studio, ha come obiettivo la purificazione ex vivo del tessuto ovarico attraverso l’utilizzo della terapia fotodinamica (PDT). Questa tecnologia è risultata particolarmente efficace nel trattamento del cancro poiché utilizza un fotosintetizzatore (PS) che attivato attraverso la luce produce ROS, specie reattive dell’ossigeno che portano alla morte delle cellule target nel tessuto. In particolare, si è utilizzato OR141 come PS poiché ha una risposta immunitaria specifica verso le cellule cancerogene. Per testarne l’efficacia, si sono utilizzate porzioni di tessuto ovarico precedentemente iniettate con cellule HL60, incubate insieme a niosomi contenenti OR141 e successivamente esposti alla luce. In seguito alle analisi effettuate, si è riscontrata la presenza di cellule apoptotiche e detriti cellulari e, di conseguenza, il protocollo è risultato valido poiché vi è un’eradicazione molto selettiva delle cellule, che non va a intaccare la vitalità del tessuto e la capacità dei follicoli di crescere. Inoltre, il PS ha un’emivita molto breve nel corpo ed è attivato solo in seguito ad esposizione luminosa. In conclusione, è possibile affermare che entrambi gli studi portano delle nuove e promettenti modalità per aumentare la sicurezza dell’autotrapianto di tessuto ovarico crioconservato.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/107943