Pratiche dialogiche e comunicazione nonviolenta a partire da Danilo Dolci

Today we live in a liquid society that is based on capitalism and profit. In this society the human being has become the exploiter of every possible natural resource, including other human beings. In this world men are using each other to pursue their own purposes. Despite all the material goods with which they surrounds themselves, they are unsatisfied of their lives and they try to not think about that, closing themselves in their little world of crystal. In this bleak panorama, which role could the school cover? Educating new generations so they can exploit the system themselves, becoming part of it, or 2 educating towards the change? If the man wants to free himself from this oppression, he has to learn how to collaborate and how to coexist with the other human beings in a healthy way, based on deep and nonviolent communication. This change has to start with the school. How can we teach the change? Changing methods. For some reasons that I will explore, especially in Italy teaching is based on transmission of knowledge. There, the students are passive and they can’t question what they learn, and so they learn because if they don’t, they’ll be punished. Continuing educating this way, students will ever be automatons that will adapt to everything is imposed from above, without asking questions, without questioning the reasons for which they are acting. Pursuing this education man risks being deprived of his freedom. The only tool we have to change the fate of human being is the deep communication, the nonviolent dialogue. Why it has to be nonviolent? Because it’s the only one that can spring from anyone their proper creativity. Everyone’s contribution is vital to build a new world made on respect, trust, communication and love. So, teachers have to choose whether to educate their pupils so that they conform and adapt to the world, or create a new vision with them and try to pursue it together.

Oggi viviamo in una società liquida e basata sul capitalismo e sul profitto. In questa società l’uomo è diventato sfruttatore di ogni possibile risorsa di questo pianeta, inclusi i suoi stessi simili. Ci si sfrutta a vicenda per trarne un qualche tipo di vantaggio. L’uomo nonostante tutti i beni materiali rimane insoddisfatto della propria vita e cerca di chiudersi nel suo piccolo mondo fatto di cristallo per poter smettere di pensare. In questo panorama desolante, che ruolo può avere la scuola? Educare le future generazioni in modo che sfruttino il sistema, diventandone esse stesse parte, oppure cercare di educare al cambiamento? Perché l’uomo sia davvero libero, c’è bisogno che si impari a collaborare e a convivere con il prossimo e con il mondo in un modo sano, che fondi il proprio modo di vivere sulla comunicazione profonda e nonviolenta. Questo cambiamento deve avvenire a partire dalla scuola. Come si educa al cambiamento? Cambiando metodi. Soprattutto in Italia, per varie ragioni che andrò ad approfondire, l’insegnamento è ancora basato sulla mera trasmissione del sapere, con degli alunni passivi che non hanno modo di imparare mettendo in discussione ogni cosa e che imparano perché devono farlo. Continuando ad educare in questo modo, si avranno per sempre degli automi che si adegueranno a qualsiasi cosa gli venga imposta dall’alto, senza farsi domande. Il rischio è che così l’uomo venga privato della propria libertà. L’unico strumento che abbiamo per invertire la rotta è la comunicazione profonda, il dialogo nonviolento. Perché proprio nonviolento? Perché è l’unico che riesca a far scaturire da ognuno la propria creatività. Il contributo di ognuno è fondamentale per la costruzione di un mondo nuovo, fatto di rispetto, fiducia, comunicazione, amore. Gli insegnanti quindi si trovano a dover scegliere se educare in modo che i ragazzi si conformino e si adattino al mondo, oppure creare insieme a loro una nuova visione e insieme cercare di perseguirla.