L’archetipo della femme fatale esiste sin dall’antichità e ha permesso di identificare sotto questa definizione tutte quelle figure femminili controverse – Lilith, Eva, Circe – che hanno messo in discussione l’immagine della donna pura e angelica. Per questa ragione, tale manichino muliebre incontra terreno fertile nella produzione letteraria del XIX secolo, momento storico segnato da importanti cambiamenti socio-culturali che trovano in questa figura femminile extra-ordinaria e moderna un modello rappresentativo. Questo studio si propone di indagare come e in quale contesto viene elaborato il manichino muliebre nella letteratura italiana romantico-decadente di fine Ottocento in tre romanzi: Tigre reale, Malombra e Il piacere. Analizzare tre figure femminili in autori così diversi come Verga mondano, Fogazzaro e D’Annunzio permette di evidenziare come questo archetipo si possa adattare a stili, tendenze e circostanze differenti. Inoltre, le opere in esame consentono di approfondire il topos della malattia, ora organica ora psichica, che si intreccia più volte con l’archetipo della femme fatale e che in qualche modo caratterizza sempre il rapporto passionale, la cui intensità sfiora il patologico. Dopo una breve introduzione che mira ad inquadrare il modello generale della femme fatale, verranno esaminate le figure di Nata, Marina ed Elena, evidenziando in un primo momento le loro caratteristiche e come il personaggio venga inserito all’interno del romanzo, dunque approfondendo come la tematica della malattia si presenti nelle rispettive opere. In questo modo, si vuole creare un percorso che indaghi la passione fatale.
Femme fatale e malattia: archetipo e patologia amorosa nel romanzo italiano di fine Ottocento
ZAGO, SIMONA
2022/2023
Abstract
L’archetipo della femme fatale esiste sin dall’antichità e ha permesso di identificare sotto questa definizione tutte quelle figure femminili controverse – Lilith, Eva, Circe – che hanno messo in discussione l’immagine della donna pura e angelica. Per questa ragione, tale manichino muliebre incontra terreno fertile nella produzione letteraria del XIX secolo, momento storico segnato da importanti cambiamenti socio-culturali che trovano in questa figura femminile extra-ordinaria e moderna un modello rappresentativo. Questo studio si propone di indagare come e in quale contesto viene elaborato il manichino muliebre nella letteratura italiana romantico-decadente di fine Ottocento in tre romanzi: Tigre reale, Malombra e Il piacere. Analizzare tre figure femminili in autori così diversi come Verga mondano, Fogazzaro e D’Annunzio permette di evidenziare come questo archetipo si possa adattare a stili, tendenze e circostanze differenti. Inoltre, le opere in esame consentono di approfondire il topos della malattia, ora organica ora psichica, che si intreccia più volte con l’archetipo della femme fatale e che in qualche modo caratterizza sempre il rapporto passionale, la cui intensità sfiora il patologico. Dopo una breve introduzione che mira ad inquadrare il modello generale della femme fatale, verranno esaminate le figure di Nata, Marina ed Elena, evidenziando in un primo momento le loro caratteristiche e come il personaggio venga inserito all’interno del romanzo, dunque approfondendo come la tematica della malattia si presenti nelle rispettive opere. In questo modo, si vuole creare un percorso che indaghi la passione fatale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/107750