The global automotive market totaled approximately 100 million vehicles in 2019. 2020, characterized by the Covid-19 pandemic, ushered in a phase of drastic reduction in volumes (approximately -20%), which to date have not yet recovered. In fact, analysts believe that some pre-Covid trends have been accelerated during the pandemic and have become structural in a market that is unlikely to return to previous volumes. Disruptive changes have been appearing in the automotive sector for about ten years now. The electrification of the car, autonomous driving and car-sharing are megatrends that make the "car" product, which has always had a strong emotional character, increasingly impersonal. The focus has shifted from the product to the "mobility" service; in fact, we are talking about a process of commoditization of the automotive market, with a negative effect on the volumes and characteristics of the product. Vehicle manufacturers are trying to counteract the adverse effects of these trends by positioning themselves on market segments with greater product characterization and recognisability, which allow for higher prices and margins. In particular, in recent years, many automotive groups are focusing on niches with high added value such as luxury and sportiness. At the same time, even first-level components manufacturers (Tier1) are repositioning themselves on the "richer" segments: the same component multinationals, which once disdained low volumes in favor of the "mass-market", are now looking for so-called "global niches", characterized by modest numbers but high margins. For some years now, sustainability has also become a means of characterizing and giving personality to the "car" product, thus transforming itself into an important marketing lever for this market. In this scenario, geographical areas such as Germany and England, which are populated by brands that focus on products with the previously mentioned characteristics, are certainly favored, while countries in which "generalist" and pure mass-market players operate are disadvantaged. such as Italy and 3 France. Even brands traditionally present with generalist products have recovered historic brands with a strong heritage and connotation of luxury and sportiness. The nations that in recent years had recorded strong growth in volumes, such as China which in just a few years came to produce between 25% and 30% of world production, are repositioning themselves by investing in products or acquiring brands with the characteristics reported above, such as Geely which represents a particularly significant case.Therefore, in ten years' time, the automotive market is expected to be very different from the current one and volumes will remain radically lower than those of the pre-Covid era, despite the growth of the world population that will be able to access this market. The lower volumes together with more standardized technologies (in particular those linked to electrification) will impose economies of scale of a higher level and therefore a further concentration of the market, just as Marchionne said a few years ago: «The future of the automotive market will see not more than 5-6 global players."
Il mercato automotive globale ha consuntivato nel 2019 circa 100 milioni di veicoli. Il 2020, caratterizzato dalla pandemia Covid-19, ha inaugurato una fase di riduzione drastica dei volumi (-20% circa), ad oggi non ancora recuperati. Gli analisti ritengono infatti che alcuni trend preesistenti al Covid siano stati accelerati durante la pandemia e siano diventati strutturali in un mercato che difficilmente tornerà ai volumi precedenti. Sull’automotive si sono affacciati cambiamenti dirompenti oramai da una decina di anni. L’elettrificazione dell’auto, la guida autonoma e il car-sharing sono megatrends che rendono il prodotto “automobile”, da sempre a forte caratterizzazione emotiva, via via più impersonale. Il focus si è spostato dal prodotto al servizio “mobilità”; si parla infatti di un processo di commoditization del mercato automotive, con un effetto negativo sui volumi e sulle caratteristiche del prodotto. I produttori di veicoli stanno cercando di contrastare gli effetti avversi di questi trend posizionandosi su segmenti del mercato con una maggiore caratterizzazione e riconoscibilità del prodotto, che consentano di avere prezzi e margini più alti. In particolare, negli ultimi anni, molti gruppi automotive si stanno focalizzando su nicchie ad elevato valore aggiunto quali quella del lusso e della sportività. Allo stesso tempo, anche i componentisti di primo livello (Tier1), si stanno riposizionando sui segmenti più “ricchi”: le stesse multinazionali della componentistica, che una volta disdegnavano volumi bassi a favore del “mass- market”, ora sono alla ricerca delle cosiddette “nicchie globali”, caratterizzate da numeri modesti ma alti margini. Da alcuni anni anche la sostenibilità è divenuta un mezzo per caratterizzare e dare personalità al prodotto “automobile”, trasformandosi dunque in una importante leva di marketing per questo mercato. In tale scenario risultano certamente favorite le aree geografiche come la Germania e l’Inghilterra che sono popolate da brand, che puntano su prodotti con le caratteristiche precedentemente menzionate, mentre risultano svantaggiati i Paesi nei quali operano player “generalisti” e di puro mass-market quali l’Italia e 3 la Francia. Anche brand tradizionalmente presenti con prodotti generalisti hanno recuperato marchi storici con un forte heritage e connotazione di lusso e sportività. Le nazioni che negli ultimi anni avevano registrato una forte crescita di volumi, come la Cina che fra tutti in pochi anni è arrivata a produrre tra il 25% e il 30% della produzione mondiale, si stanno riposizionando investendo in prodotti o acquisendo marchi con le caratteristiche sopra riportate, come Geely che rappresenta un caso particolarmente significativo. Dunque il mercato automotive da qui a dieci anni si prefigura come molto diverso rispetto a quello attuale e i volumi si confermeranno radicalmente più bassi di quelli dell’era pre-Covid, nonostante la crescita della popolazione mondiale che potrà avere accesso a questo mercato. I volumi più bassi congiuntamente a tecnologie più standardizzate (in particolare quelle legate all’elettrificazione) imporranno economie di scala di un livello superiore e dunque una ulteriore concentrazione del mercato, proprio come diceva Marchionne alcuni anni fa: «Il futuro del mercato automotive vedrà non più di 5-6 player mondiali».
STRATEGIE DI MERCATO NELL'AUTOMOTIVE DEL DECENNIO 2020-2030
BONITO, MICHELE
2023/2024
Abstract
Il mercato automotive globale ha consuntivato nel 2019 circa 100 milioni di veicoli. Il 2020, caratterizzato dalla pandemia Covid-19, ha inaugurato una fase di riduzione drastica dei volumi (-20% circa), ad oggi non ancora recuperati. Gli analisti ritengono infatti che alcuni trend preesistenti al Covid siano stati accelerati durante la pandemia e siano diventati strutturali in un mercato che difficilmente tornerà ai volumi precedenti. Sull’automotive si sono affacciati cambiamenti dirompenti oramai da una decina di anni. L’elettrificazione dell’auto, la guida autonoma e il car-sharing sono megatrends che rendono il prodotto “automobile”, da sempre a forte caratterizzazione emotiva, via via più impersonale. Il focus si è spostato dal prodotto al servizio “mobilità”; si parla infatti di un processo di commoditization del mercato automotive, con un effetto negativo sui volumi e sulle caratteristiche del prodotto. I produttori di veicoli stanno cercando di contrastare gli effetti avversi di questi trend posizionandosi su segmenti del mercato con una maggiore caratterizzazione e riconoscibilità del prodotto, che consentano di avere prezzi e margini più alti. In particolare, negli ultimi anni, molti gruppi automotive si stanno focalizzando su nicchie ad elevato valore aggiunto quali quella del lusso e della sportività. Allo stesso tempo, anche i componentisti di primo livello (Tier1), si stanno riposizionando sui segmenti più “ricchi”: le stesse multinazionali della componentistica, che una volta disdegnavano volumi bassi a favore del “mass- market”, ora sono alla ricerca delle cosiddette “nicchie globali”, caratterizzate da numeri modesti ma alti margini. Da alcuni anni anche la sostenibilità è divenuta un mezzo per caratterizzare e dare personalità al prodotto “automobile”, trasformandosi dunque in una importante leva di marketing per questo mercato. In tale scenario risultano certamente favorite le aree geografiche come la Germania e l’Inghilterra che sono popolate da brand, che puntano su prodotti con le caratteristiche precedentemente menzionate, mentre risultano svantaggiati i Paesi nei quali operano player “generalisti” e di puro mass-market quali l’Italia e 3 la Francia. Anche brand tradizionalmente presenti con prodotti generalisti hanno recuperato marchi storici con un forte heritage e connotazione di lusso e sportività. Le nazioni che negli ultimi anni avevano registrato una forte crescita di volumi, come la Cina che fra tutti in pochi anni è arrivata a produrre tra il 25% e il 30% della produzione mondiale, si stanno riposizionando investendo in prodotti o acquisendo marchi con le caratteristiche sopra riportate, come Geely che rappresenta un caso particolarmente significativo. Dunque il mercato automotive da qui a dieci anni si prefigura come molto diverso rispetto a quello attuale e i volumi si confermeranno radicalmente più bassi di quelli dell’era pre-Covid, nonostante la crescita della popolazione mondiale che potrà avere accesso a questo mercato. I volumi più bassi congiuntamente a tecnologie più standardizzate (in particolare quelle legate all’elettrificazione) imporranno economie di scala di un livello superiore e dunque una ulteriore concentrazione del mercato, proprio come diceva Marchionne alcuni anni fa: «Il futuro del mercato automotive vedrà non più di 5-6 player mondiali».File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/107563