Non ci sono limiti al potere che una canzone ha di cambiare il mondo. Si è visto nei quindici anni che vanno dall'inizio degli anni Sessanta alla metà degli anni Settanta, quando le canzoni e i cantanti americani furono determinanti nel porre fine al conflitto che gli Stati Uniti stavano portando avanti in Vietnam. S'impegnarono per la causa, fecero da megafono alla lotta, aprirono gli occhi a molti giovani e non solo. I quali fecero sentire direttamente la loro voce e il loro impegno con manifestazioni, proteste, renitenza alla leva. L'elenco degli artisti che parteciparono è infinito: Bob Dylan, Joan Baez, i Jefferson Airplane, i Doors, i Creedence Clearwater Revival, i Buffalo Springfield¿. Tutti loro contribuirono a veicolare il cambiamento di stile di vita e di pensiero che, negli anni precedenti, aveva condotto alla guerra. Quei brani risuonarono nelle orecchie di milioni e milioni di giovani e, in questo modo, appiccarono un fuoco alla cultura del paese: un fuoco contro una guerra che nessuno voleva più. Così quei brani diventarono ¿angeli¿ che hanno posto fine allo spargimento di sangue in Asia. Era la prima volta: nessuna guerra era mai entrata così tanto nel cuore e nella vita di una generazione. Nello specifico, nessuna guerra ha visto tradotto in musica ciò che si rivelerà molto più di un semplice scorrere di canzoni: era un modo di vedere il mondo e un folle tentativo di cambiarlo. Ogni gruppo, cantante, musicista o cantautore scelse strategie diverse per raggiungere quello stesso obiettivo. Nel mio elaborato analizzo i brani e gli artisti considerati più influenti. Ma c'è qualcuno che ha fatto qualcosa di più, incarnando a suo modo la protesta contro la guerra: c'è chi lo ha fatto in modo inconsapevole, come Bob Dylan, e chi, come Joan Baez, era sempre in prima linea alle manifestazioni. Infine c'erano i Doors e Jim Morrison: il cantante incarnava alla perfezione i sentimenti di quella generazione che si ribellava alla guerra, ma anche a tradizioni e genitori. Morrison era figlio di un ammiraglio della Marina statunitense: quando scoppiò il conflitto in Vietnam, suo padre era nel golfo del Tonchino, alla guida della portaerei Bonhomme Richard. Pochi anni dopo Jim, renitente alla leva come gli altri Doors e migliaia di ragazzi americani, cantava ¿The Unknown Soldier¿ sognando che la guerra finisse. Quel desiderio si realizzò dopo qualche anno, anche se il cantante non lo poté vedere: morì quando il napalm scorreva ancora ad Hanoi e dintorni, il 3 luglio 1971. Il luogo del decesso, Parigi, sembra un segno del destino: il 23 gennaio 1973, proprio nella capitale francese, Richard Nixon annunciò la firma degli accordi di pace che misero fine all'intervento statunitense in Vietnam. La conclusione delle ostilità vere e proprie, però, risale al 30 aprile 1975 con la caduta di Saigon, il crollo del governo del Vietnam del Sud e la riunificazione politica di tutto il territorio vietnamita sotto la dirigenza comunista del Nord. Fu una sconfitta per gli Stati Uniti ma una vittoria per i movimenti che si erano battuti contro quell'intervento militare. Le loro proteste avevano funzionato, anche grazie al megafono costituito da decine di cantanti e gruppi musicali.

Rollin' Vietnam. La guerra fermata dal rock

GOTTARDO, FEDERICO
2014/2015

Abstract

Non ci sono limiti al potere che una canzone ha di cambiare il mondo. Si è visto nei quindici anni che vanno dall'inizio degli anni Sessanta alla metà degli anni Settanta, quando le canzoni e i cantanti americani furono determinanti nel porre fine al conflitto che gli Stati Uniti stavano portando avanti in Vietnam. S'impegnarono per la causa, fecero da megafono alla lotta, aprirono gli occhi a molti giovani e non solo. I quali fecero sentire direttamente la loro voce e il loro impegno con manifestazioni, proteste, renitenza alla leva. L'elenco degli artisti che parteciparono è infinito: Bob Dylan, Joan Baez, i Jefferson Airplane, i Doors, i Creedence Clearwater Revival, i Buffalo Springfield¿. Tutti loro contribuirono a veicolare il cambiamento di stile di vita e di pensiero che, negli anni precedenti, aveva condotto alla guerra. Quei brani risuonarono nelle orecchie di milioni e milioni di giovani e, in questo modo, appiccarono un fuoco alla cultura del paese: un fuoco contro una guerra che nessuno voleva più. Così quei brani diventarono ¿angeli¿ che hanno posto fine allo spargimento di sangue in Asia. Era la prima volta: nessuna guerra era mai entrata così tanto nel cuore e nella vita di una generazione. Nello specifico, nessuna guerra ha visto tradotto in musica ciò che si rivelerà molto più di un semplice scorrere di canzoni: era un modo di vedere il mondo e un folle tentativo di cambiarlo. Ogni gruppo, cantante, musicista o cantautore scelse strategie diverse per raggiungere quello stesso obiettivo. Nel mio elaborato analizzo i brani e gli artisti considerati più influenti. Ma c'è qualcuno che ha fatto qualcosa di più, incarnando a suo modo la protesta contro la guerra: c'è chi lo ha fatto in modo inconsapevole, come Bob Dylan, e chi, come Joan Baez, era sempre in prima linea alle manifestazioni. Infine c'erano i Doors e Jim Morrison: il cantante incarnava alla perfezione i sentimenti di quella generazione che si ribellava alla guerra, ma anche a tradizioni e genitori. Morrison era figlio di un ammiraglio della Marina statunitense: quando scoppiò il conflitto in Vietnam, suo padre era nel golfo del Tonchino, alla guida della portaerei Bonhomme Richard. Pochi anni dopo Jim, renitente alla leva come gli altri Doors e migliaia di ragazzi americani, cantava ¿The Unknown Soldier¿ sognando che la guerra finisse. Quel desiderio si realizzò dopo qualche anno, anche se il cantante non lo poté vedere: morì quando il napalm scorreva ancora ad Hanoi e dintorni, il 3 luglio 1971. Il luogo del decesso, Parigi, sembra un segno del destino: il 23 gennaio 1973, proprio nella capitale francese, Richard Nixon annunciò la firma degli accordi di pace che misero fine all'intervento statunitense in Vietnam. La conclusione delle ostilità vere e proprie, però, risale al 30 aprile 1975 con la caduta di Saigon, il crollo del governo del Vietnam del Sud e la riunificazione politica di tutto il territorio vietnamita sotto la dirigenza comunista del Nord. Fu una sconfitta per gli Stati Uniti ma una vittoria per i movimenti che si erano battuti contro quell'intervento militare. Le loro proteste avevano funzionato, anche grazie al megafono costituito da decine di cantanti e gruppi musicali.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/10755