Uno degli ambiti privilegiati in cui una persona può misurare le proprie capacità nei confronti dell’ambiente è sicuramente quello lavorativo inteso come luogo per lo sviluppo delle capabilities . Nel corso degli ultimi anni, è diventato elemento portante di nuovi e virtuosi intrecci che hanno generato reti territoriali composte da enti privati del terzo settore afferenti a comparti tra loro eterogenei, portando ad una crescita relazionale e di inclusione volta alle persone più fragili. La tematica, ed il relativo focus dell’inclusione sociale, ha destato l’attenzione di studiosi e policy maker, portando alla rivendicazione di alcuni diritti fondamentali delle persone con disabilità da parte della Convenzione ONU. Essa porta con sé il superamento dell’idea della disabilità come una condizione strutturale di fragilità, affermando che proprio quest’ultima sia una delle forme della diversità umana . Sul tema dell’inserimento lavorativo di persone disabili, l’Italia negli ultimi anni ha fatto grandi passi avanti. Si possono infatti citare la Legge 381/1991, la Legge Quadro 104/1992, la Legge 68/1999 e la Legge 112/2016. Tali normative rimangono purtroppo iniziative isolate, limitate dal punto di vista metodologico ma fondamentali per i soggetti fragili soprattutto nell’inserimento in progetti di inclusione a pieno titolo nel mondo del lavoro “normale”. Per far funzionare il sistema occorrono strumenti sostenibili e figure strategiche. In questa cornice è fondamentale il ruolo delle organizzazioni del terzo settore, che hanno il compito di produrre beni sociali di interesse generale senza scopo di lucro. Infine, non meno importante, vi è la persona, non più considerata oggetto del sistema di prestazioni e risposte, ma soggetto che collabora, partecipa e sceglie il proprio percorso di vita. Il risultato finale è la creazione di un vero e proprio progetto di vita, un processo dinamico capace di adattarsi alle capacità delle persone che cambiano nelle diverse fasi di vita, garantendo continuità nei processi evolutivi. Emerge, inoltre, il ruolo fondante degli enti e delle relazioni territoriali tra operatori e comunità, in un sistema basato su risorse finanziarie e sul capitale sociale; una rete che necessita di essere efficace, efficiente, collaborativa e di qualità, che sappia rispondere alle esigenze del singolo e del territorio. All’interno della rete occorre tenere in considerazione la parte aziendale e imprenditoriale, in quanto il lavoro è uno degli strumenti fondanti per l’inserimento e per la creazione di reti sociali. La disoccupazione comporta una significativa perdita di libertà ed è una delle cause principali di esclusione sociale. È proprio nell’ultimo decennio che sono aumentati gli interessi e gli interventi in ambito socio-lavorativo a favore dei disabili. Sulla base di quanto appena descritto, l’obiettivo del lavoro di tesi sarà quello di presentare criticità e potenzialità territoriali, in stretta connessione con le esigenze dei soggetti con disabilità intellettiva medio-lieve che si espongono al lavoro e che improntano un progetto di vita indipendente e autonoma, al di fuori della cerchia familiare, ipotizzando e mettendo le basi per il “Dopo di noi”. In particolare, ci si focalizzerà su un progetto biellese, V.I.V.A.; presentando quanto emerso durante il tirocinio, ci si focalizzerà successivamente sulla relazione di impatto e sull’analisi degli esiti che sono emersi dal progetto.

Progetto V.I.V.A. come esempio di autonomia e indipendenza di persone con disabilità: efficacia progettuale e impatto territoriale come approccio per una analisi programmatoria

CELANO, AURORA
2022/2023

Abstract

Uno degli ambiti privilegiati in cui una persona può misurare le proprie capacità nei confronti dell’ambiente è sicuramente quello lavorativo inteso come luogo per lo sviluppo delle capabilities . Nel corso degli ultimi anni, è diventato elemento portante di nuovi e virtuosi intrecci che hanno generato reti territoriali composte da enti privati del terzo settore afferenti a comparti tra loro eterogenei, portando ad una crescita relazionale e di inclusione volta alle persone più fragili. La tematica, ed il relativo focus dell’inclusione sociale, ha destato l’attenzione di studiosi e policy maker, portando alla rivendicazione di alcuni diritti fondamentali delle persone con disabilità da parte della Convenzione ONU. Essa porta con sé il superamento dell’idea della disabilità come una condizione strutturale di fragilità, affermando che proprio quest’ultima sia una delle forme della diversità umana . Sul tema dell’inserimento lavorativo di persone disabili, l’Italia negli ultimi anni ha fatto grandi passi avanti. Si possono infatti citare la Legge 381/1991, la Legge Quadro 104/1992, la Legge 68/1999 e la Legge 112/2016. Tali normative rimangono purtroppo iniziative isolate, limitate dal punto di vista metodologico ma fondamentali per i soggetti fragili soprattutto nell’inserimento in progetti di inclusione a pieno titolo nel mondo del lavoro “normale”. Per far funzionare il sistema occorrono strumenti sostenibili e figure strategiche. In questa cornice è fondamentale il ruolo delle organizzazioni del terzo settore, che hanno il compito di produrre beni sociali di interesse generale senza scopo di lucro. Infine, non meno importante, vi è la persona, non più considerata oggetto del sistema di prestazioni e risposte, ma soggetto che collabora, partecipa e sceglie il proprio percorso di vita. Il risultato finale è la creazione di un vero e proprio progetto di vita, un processo dinamico capace di adattarsi alle capacità delle persone che cambiano nelle diverse fasi di vita, garantendo continuità nei processi evolutivi. Emerge, inoltre, il ruolo fondante degli enti e delle relazioni territoriali tra operatori e comunità, in un sistema basato su risorse finanziarie e sul capitale sociale; una rete che necessita di essere efficace, efficiente, collaborativa e di qualità, che sappia rispondere alle esigenze del singolo e del territorio. All’interno della rete occorre tenere in considerazione la parte aziendale e imprenditoriale, in quanto il lavoro è uno degli strumenti fondanti per l’inserimento e per la creazione di reti sociali. La disoccupazione comporta una significativa perdita di libertà ed è una delle cause principali di esclusione sociale. È proprio nell’ultimo decennio che sono aumentati gli interessi e gli interventi in ambito socio-lavorativo a favore dei disabili. Sulla base di quanto appena descritto, l’obiettivo del lavoro di tesi sarà quello di presentare criticità e potenzialità territoriali, in stretta connessione con le esigenze dei soggetti con disabilità intellettiva medio-lieve che si espongono al lavoro e che improntano un progetto di vita indipendente e autonoma, al di fuori della cerchia familiare, ipotizzando e mettendo le basi per il “Dopo di noi”. In particolare, ci si focalizzerà su un progetto biellese, V.I.V.A.; presentando quanto emerso durante il tirocinio, ci si focalizzerà successivamente sulla relazione di impatto e sull’analisi degli esiti che sono emersi dal progetto.
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