The Club des Hachichins is a group of men, belonging to the literary and artistic elite of 19th century Paris, who met monthly at the Hôtel Pimodan to consume hashish and study its effects. The authors examined are: Théophile Gautier, one of the creators of the Club des Hachichins, together with the psychiatrist Jacques-Joseph Moreau de Tours and the painter Joseph-Ferdinand Boissard de Boisdenier; Gérard de Nerval, one of the leading exponents of Orientalism in France; and Alexandre Dumas, one of the most translated novelists in all the history of French literature. In the first part of the paper it emerged that the consumption of hashish has distant origins, both in space and time, and how it is related to an ancient legend, of Eastern origin, that of the Sect of Assassins, from which the term "hashish" would derive. The consumption of drugs, such as opium, was not an unknown practice for France at the time but, until 1798, the year of Napoleon’s expedition to Egypt, hashish did not appear on French soil, where it immediately had a great resonance. This practice found a particular response in the artistic community, which believed in the creative force that this substance could nourish in their minds. The Club des Hachichins was born around this belief: a group of men, which varied at each meeting, except for some habitués, met monthly to consume hashish and study its effects. These meetings were organized mainly by the writer Théophile Gautier, the psychiatrist Jacques-Joseph Moreau de Tours and the painter Joseph-Ferdinand Boissard de Boisdenier. The "fantasias", as they were called the evenings of the Club des Hachichins, counted the presence of a part, almost entirely male, of the Parisian artistic and literary elite, flanked by a series of doctors interested in the study of the substance, especially in relation to mental illness. Many writers used the euphoria of hashish to compose literary works, or as a starting point for plot writing. The second part of the thesis enters into the heart of the discourse, analysing six literary works of the three authors chosen. Comparing them you can see the presence of some recurring elements in all the writings: the character who uses the substance, real or imaginary, is always in the company of someone, to recall the meetings of the Club; hashish, except in La Pipe d'Opium, where it is smoked, it is always a jam-like substance, green in colour, eaten on a full or empty stomach; the side effects are always the same, that is, delirium, hallucinations, agitation or anxiety and the sense shift. Both positive and negative effects that allow users to explore their own unconscious part, giving free rein to creativity. Gautier, with Le Club des Hachichins, La Pipe d'Opium and Le Hachich, gives hashish the role of undisputed protagonist, describing scenes and adventures resulting from the side effects of the substance. Nerval, on the other hand, in L'histoire du calife Hakem, presents hashish as a tool through which to give vent to one’s own madness and emphasizes the relationship between substance and schizophrenia. In Le Comte de Montecristo, finally, Dumas puts hashish in the background and puts it totally into the artistic and literary current of Orientalism.
Il Club des Hachichins è un gruppo formato da uomini, appartenenti all’élite letteraria e artistica della Parigi del XIX secolo, che si riuniva mensilmente all’Hôtel Pimodan per consumare l’hashish e studiarne gli effetti. Gli autori presi in esame sono: Théophile Gautier, uno dei creatori del Club des Hachichins, insieme allo psichiatra Jacques-Joseph Moreau de Tours e al pittore Joseph-Ferdinand Boissard de Boisdenier; Gérard de Nerval, uno dei massimi esponenti dell’Orientalismo in Francia; e Alexandre Dumas, uno dei romanzieri più tradotto in tutta la storia della letteratura francese. Nella prima parte dell'elaborato è emerso come il consumo dell’hashish abbia origini lontane, sia nello spazio che nel tempo, e come sia relazionato a una leggenda antica, di origine orientale, quella della Setta degli Assassini, da cui deriverebbe il termine “hashish”. Il consumo di sostanze stupefacenti, come l’oppio, non era una pratica sconosciuta per la Francia dell’epoca ma, fino al 1798, anno della spedizione in Egitto di Napoleone, l’hashish non fece la sua comparsa in terra francese, dove ebbe da subito una grande risonanza. Questa pratica trovò un particolare riscontro nella comunità artistica, che credeva nella forza creativa che questa sostanza poteva alimentare nelle loro menti. Il Club des Hachichins nacque proprio intorno a questa convinzione: un gruppo di uomini, che variava a ogni incontro, fatta eccezione per qualche habitués, si riuniva mensilmente per consumare dell’hashish e studiarne gli effetti. Questi incontri venivano organizzati principalmente dallo scrittore Théophile Gautier, lo psichiatra Jacques-Joseph Moreau de Tours e il pittore Joseph-Ferdinand Boissard de Boisdenier. Le “fantasias”, così venivano chiamate le serate del Club des Hachichins, contavano la presenza di una parte, quasi interamente maschile, dell’élite artistica e letteraria parigina, affiancata da una serie di medici interessati allo studio della sostanza, soprattutto in relazione alle malattie mentali. Molti scrittori sfruttarono l’euforia da hashish o per comporre opere letterarie, oppure come punto di partenza per la stesura della trama. La seconda parte della tesi entra nel vivo del discorso, analizzando sei opere letterarie dei tre autori scelti. Comparandole è possibile notare la presenza di alcuni elementi ricorrenti in tutti gli scritti: il personaggio che fa uso della sostanza, reale o immaginario che sia, è sempre in compagnia di qualcuno, a richiamare gli incontri del Club; l’hashish, fatta eccezione in La Pipe d’Opium, dove viene fumata, è sempre una sostanza simile alla marmellata, di colore verde, mangiata a stomaco pieno o vuoto; gli effetti collaterali sono sempre gli stessi, ovvero il delirio, le allucinazioni, l’agitazione o l’ansia e lo sfasamento dei sensi. Effetti sia positivi sia negativi che permettono a chi ne fa uso di esplorare la propria parte inconscia, dando libero sfogo alla creatività. Gautier, con Le Club des Hachichins, La Pipe d’Opium e Le Hachich, dà all’hashish il ruolo di protagonista indiscusso, descrivendo scene e avventure frutto degli effetti collaterali della sostanza. Nerval, invece, in L’histoire du calife Hakem, presenta l’hashish come strumento attraverso il quale dare sfogo alla propria follia e sottolinea la relazione tra la sostanza e la schizofrenia. In Le Comte de Monte-Cristo, infine, Dumas passa l’hashish in secondo piano e la iscrive totalmente alla corrente artistica e letteraria dell’Orientalismo.
Le Club des Hachichins: opere stupefacenti
RUBINO, PAOLA
2022/2023
Abstract
Il Club des Hachichins è un gruppo formato da uomini, appartenenti all’élite letteraria e artistica della Parigi del XIX secolo, che si riuniva mensilmente all’Hôtel Pimodan per consumare l’hashish e studiarne gli effetti. Gli autori presi in esame sono: Théophile Gautier, uno dei creatori del Club des Hachichins, insieme allo psichiatra Jacques-Joseph Moreau de Tours e al pittore Joseph-Ferdinand Boissard de Boisdenier; Gérard de Nerval, uno dei massimi esponenti dell’Orientalismo in Francia; e Alexandre Dumas, uno dei romanzieri più tradotto in tutta la storia della letteratura francese. Nella prima parte dell'elaborato è emerso come il consumo dell’hashish abbia origini lontane, sia nello spazio che nel tempo, e come sia relazionato a una leggenda antica, di origine orientale, quella della Setta degli Assassini, da cui deriverebbe il termine “hashish”. Il consumo di sostanze stupefacenti, come l’oppio, non era una pratica sconosciuta per la Francia dell’epoca ma, fino al 1798, anno della spedizione in Egitto di Napoleone, l’hashish non fece la sua comparsa in terra francese, dove ebbe da subito una grande risonanza. Questa pratica trovò un particolare riscontro nella comunità artistica, che credeva nella forza creativa che questa sostanza poteva alimentare nelle loro menti. Il Club des Hachichins nacque proprio intorno a questa convinzione: un gruppo di uomini, che variava a ogni incontro, fatta eccezione per qualche habitués, si riuniva mensilmente per consumare dell’hashish e studiarne gli effetti. Questi incontri venivano organizzati principalmente dallo scrittore Théophile Gautier, lo psichiatra Jacques-Joseph Moreau de Tours e il pittore Joseph-Ferdinand Boissard de Boisdenier. Le “fantasias”, così venivano chiamate le serate del Club des Hachichins, contavano la presenza di una parte, quasi interamente maschile, dell’élite artistica e letteraria parigina, affiancata da una serie di medici interessati allo studio della sostanza, soprattutto in relazione alle malattie mentali. Molti scrittori sfruttarono l’euforia da hashish o per comporre opere letterarie, oppure come punto di partenza per la stesura della trama. La seconda parte della tesi entra nel vivo del discorso, analizzando sei opere letterarie dei tre autori scelti. Comparandole è possibile notare la presenza di alcuni elementi ricorrenti in tutti gli scritti: il personaggio che fa uso della sostanza, reale o immaginario che sia, è sempre in compagnia di qualcuno, a richiamare gli incontri del Club; l’hashish, fatta eccezione in La Pipe d’Opium, dove viene fumata, è sempre una sostanza simile alla marmellata, di colore verde, mangiata a stomaco pieno o vuoto; gli effetti collaterali sono sempre gli stessi, ovvero il delirio, le allucinazioni, l’agitazione o l’ansia e lo sfasamento dei sensi. Effetti sia positivi sia negativi che permettono a chi ne fa uso di esplorare la propria parte inconscia, dando libero sfogo alla creatività. Gautier, con Le Club des Hachichins, La Pipe d’Opium e Le Hachich, dà all’hashish il ruolo di protagonista indiscusso, descrivendo scene e avventure frutto degli effetti collaterali della sostanza. Nerval, invece, in L’histoire du calife Hakem, presenta l’hashish come strumento attraverso il quale dare sfogo alla propria follia e sottolinea la relazione tra la sostanza e la schizofrenia. In Le Comte de Monte-Cristo, infine, Dumas passa l’hashish in secondo piano e la iscrive totalmente alla corrente artistica e letteraria dell’Orientalismo.File | Dimensione | Formato | |
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