Il paradigma della crescita prevede il perseguimento di livelli di produzione materiale in continua espansione, nonostante i limiti ecologici delle risorse naturali e la disuguaglianza sempre maggiore in tutto il mondo. Tenendo presente che l’aumento del sottosistema economico avviene all’interno di un contesto di finitezza dell’ecosistema, è possibile che la strada della crescita infinita non sia più quella corretta da seguire? La tesi si propone di esaminare le ragioni sottostanti alle critiche al paradigma della crescita utilizzando i contributi provenienti dal campo dell’Ecological economics e le possibili soluzioni che sono state proposte nel tempo, quali lo stato stazionario, la green growth e la decrescita. In seguito, analizza approfonditamente come John Maynard Keynes, nel suo saggio “Economic Possibilities for Our Grandchildren” del 1930, avesse ben presente che quello che lui definisce “problema economico” della società fosse la scarsità materiale; tuttavia l’economista spiegò anche come, entro cento anni, si sarebbe raggiunta “l’età dell’abbondanza” che avrebbe permesso di risolvere tale problema e di cominciare a “coltivare l’arte della vita stessa” ponendo nuovamente la felicità come obiettivo chiave delle popolazioni. A partire dall’economia classica si cominciò infatti a concentrarsi sulla ricchezza materiale, e con l’avvento dell’economia neoclassica il concetto di felicità fu sostituito da quello di utilità. A tal proposito, l’elaborato si conclude con l’esposizione di una visione alternativa al paradigma preso in questione, che prevede una “prosperità senza crescita” come nuovo obiettivo dei sistemi economici e delle società. La prosperità racchiude il miglioramento della qualità della vita nonché l’aumento della felicità degli individui e della capacità di realizzarsi come esseri umani nel rispetto dei limiti ecologici del nostro pianeta. Il cambiamento della considerazione dell’impresa come servizio, del lavoro come partecipazione, dell’investimento come impegno e del denaro come bene sociale, potrà portare a una “macroeconomia post-crescita” che consentirà di affrontare il problema della disuguaglianza e di ottenere un’economia che si adatta al pianeta finito in cui viviamo.
Il superamento del paradigma della crescita: l'obiettivo della prosperità
CAFFO, SILVIA
2022/2023
Abstract
Il paradigma della crescita prevede il perseguimento di livelli di produzione materiale in continua espansione, nonostante i limiti ecologici delle risorse naturali e la disuguaglianza sempre maggiore in tutto il mondo. Tenendo presente che l’aumento del sottosistema economico avviene all’interno di un contesto di finitezza dell’ecosistema, è possibile che la strada della crescita infinita non sia più quella corretta da seguire? La tesi si propone di esaminare le ragioni sottostanti alle critiche al paradigma della crescita utilizzando i contributi provenienti dal campo dell’Ecological economics e le possibili soluzioni che sono state proposte nel tempo, quali lo stato stazionario, la green growth e la decrescita. In seguito, analizza approfonditamente come John Maynard Keynes, nel suo saggio “Economic Possibilities for Our Grandchildren” del 1930, avesse ben presente che quello che lui definisce “problema economico” della società fosse la scarsità materiale; tuttavia l’economista spiegò anche come, entro cento anni, si sarebbe raggiunta “l’età dell’abbondanza” che avrebbe permesso di risolvere tale problema e di cominciare a “coltivare l’arte della vita stessa” ponendo nuovamente la felicità come obiettivo chiave delle popolazioni. A partire dall’economia classica si cominciò infatti a concentrarsi sulla ricchezza materiale, e con l’avvento dell’economia neoclassica il concetto di felicità fu sostituito da quello di utilità. A tal proposito, l’elaborato si conclude con l’esposizione di una visione alternativa al paradigma preso in questione, che prevede una “prosperità senza crescita” come nuovo obiettivo dei sistemi economici e delle società. La prosperità racchiude il miglioramento della qualità della vita nonché l’aumento della felicità degli individui e della capacità di realizzarsi come esseri umani nel rispetto dei limiti ecologici del nostro pianeta. Il cambiamento della considerazione dell’impresa come servizio, del lavoro come partecipazione, dell’investimento come impegno e del denaro come bene sociale, potrà portare a una “macroeconomia post-crescita” che consentirà di affrontare il problema della disuguaglianza e di ottenere un’economia che si adatta al pianeta finito in cui viviamo.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/107035