INTRODUCTION: Marginal zone B-cell lymphomas (MZLs) represent 5-15% of indolent non-Hodgkin lymphomas. In 2017 WHO classification, MZLs comprise extranodal MZL (EMZL) of mucosa-associated lymphoid tissue (MALT) - the most frequent subtype - splenic MZL (SMZL), and nodal MZL (NZML). Radiotherapy is listed as a valid therapeutic strategy in international guidelines, both for initial stages, with curative intent, and for the advanced stages, with palliative intent. Nonetheless, there is a lot of eligible patients which do not receive RT. This high under-utilization rate could be explained by clinical concerns about treatment-related toxicities, although these concerns stem from now antiquated techniques. The actual recommended dose is 24 Gy in 12 fractions, which leads to poorer quality of life only occasionally. Recently, given the high radiosensitivity of indolent lymphomas, lower radiation doses are being actively investigated, to minimize complications and to get better sparing of normal structures next to lesions. So, “Low Dose RadioTherapy” (LDRT) has arisen, which consists of a total dose of 4 Gy, delivered in two consecutive fractions of 2 Gy. Some promising results led to a randomized phase 3 non-inferiority trial (FORT study), which confirmed the efficacy of palliative LDRT for advanced indolent lymphomas, both marginal and follicular. In this study, LDRT has also proven to be less effective than standard RT (24 Gy/12 fr) in the curative setting. The design of this trial has several limitations: most of the irradiated lesions had follicular histology and the design was retrospective. Moreover, patients with MZL had better response rates to LDRT in a curative setting too, as showed by a similar overall response rate for 24 Gy and 4 Gy. These results have been validated in several studies which focused only on MZLs, all addressing a specific site of disease within limited cohorts of patients. METHODS: We retrospectively collected all patients diagnosed with any stage of EMZL or NMZL and subsequently treated with LDRT at our institution between 2016 and 2020, with either curative or palliative intent. Response to LDRT was assessed with the Lugano criteria. Local control (LC), distant relapse-free survival (DRFS), progression-free survival (PFS) and overall survival (OS) were stratified for treatment intent and estimated by the Kaplan Meier product-limit. RESULTS: among 45 consecutive enrolled patients, with a median age of 68 years, 26 (58%) were female; 4 (9%) had nodal lesions, while 41 had only extra-nodal involvement. The site of involvement was orbital in 16 patients, head and neck region in 12 patients, while the remaining 17 patients had lesions in other sites. Thirty-seven patients had localized disease (stage I-II according to Ann Arbor staging system) at the time of enrolment. Overall response rate was 93%, with no statistically significant difference between curative or palliative setting. With a median follow-up of 18 months (range 3-58), LC, DRFS, PFS and OS at 2 years were 93%, 92%, 76% and 91%, respectively, in the general population. PFS at 2 years was better for patients treated with curative intent, rather than the palliative group (85% vs 54%, p < 0,01). No toxicities, acute or late, were reported. CONCLUSIONS: LDRT is effective and well-tolerated in patients with EMZL or NMZL. Our analyses suggest that this approach can become first-line therapy for this disease. The decrease of toxicities due to radiation dose reduction can be beneficial for some extranodal sites, especially the orbit and the ocular adnexa. Longer follow-up time is needed to confirm a durable local and systemic remission for LDRT

INTRODUZIONE: I linfomi della zona marginale a cellule B (MZL) rappresentano il 5-15% dei Linfomi Non-Hodgkin indolenti. Secondo la classificazione WHO del 2017, i MZL comprendono: linfomi marginali Extranodali (EMZL) del tessuto linfoide associato alla mucosa (MALT) – il sottotipo più frequente - linfomi marginali Splenici (SMZL) e linfomi marginali Nodali (NZML). Attualmente la radioterapia è raccomandata per la maggior parte dei casi, alla dose di 24 Gy in 12 frazioni ed è correlata a scenari di tossicità significativa solo occasionalmente. Tuttavia è ancora poco utilizzata, a causa dei persistenti timori di eventi avversi, legati a tecniche superate. Vista l’elevata radiosensibilità dei linfomi indolenti, si è recentemente indagata la possibilità di utilizzare dosi inferiori, allo scopo di minimizzare ulteriormente le tossicità: si è così sviluppata la “Low Dose RadioTherapy” (LDRT), con dose totale di 4 Gy, frazionata in 2 somministrazioni da 2 Gy ciascuna. In un grande studio di fase 3 randomizzato (studio FORT) si è dimostrata l’inferiorità della LDRT rispetto allo schema terapeutico standard (24 Gy/12 fr) nel setting curativo di trattamento per linfomi indolenti in stadio iniziale. Tale studio presentava però diversi limiti come la sua natura retrospettiva e l’inclusione dell’istologia follicolare, maggiormente rappresentata rispetto a quella marginale; selezionando infatti solo i pazienti con MZL, si raggiungevano tassi di risposta paragonabili allo schema radioterapico standard. Questi risultati hanno trovato riscontro anche in molti studi limitati esclusivamente a pazienti con MZL, caratterizzati però da numerosità molto basse e comprendenti un’unica localizzazione extranodale specifica METODI: abbiamo effettuato una ricerca retrospettiva di tutti i pazienti con diagnosi di EMZL e NMZL, in qualsiasi stadio di malattia, trattati tra il 2016 e il 2020 con LDRT nel nostro istituto, con intento curativo o palliativo. La risposta alla terapia è stata valutata con i criteri di Lugano. Il controllo locale (LC), la sopravvivenza libera da recidiva a distanza (DRFS), quella libera da progressione (PFS) e quella globale (OS) sono state elaborate con le curve di Kaplan-Meier e stratificate per intento di trattamento RISULTATI: tra i 45 pazienti reclutati, con età mediana di 68 anni, 26 (58%) erano donne; 4 (9%) avevano lesioni con localizzazione nodale, 41 avevano coinvolgimento extranodale. In 16 casi c’era interessamento dell’orbita e/o degli annessi oculari, in 12 del distretto cervico-cefalico, mentre nei restanti 17 le lesioni avevano altra localizzazione. Al momento del reclutamento, in 37 pazienti era presente malattia in stadio iniziale (stadi I-II sec Ann Arbor), mentre nei restanti 8 in stadio avanzato (III-IV). Il tasso di risposta globale è stato del 93%, senza differenze significative per intento di trattamento. Con un follow-up mediano di 18 mesi, LC, DRFS, PFS e OS a 2 anni sono risultati rispettivamente del 93%, 92%, 76% e 91%. La PFS a 2 anni si è dimostrata migliore nei pazienti trattati con intento curativo, rispetto al palliativo (85% vs 54%, p < 0,01). Non sono state riscontrate significative tossicità, acute o croniche CONCLUSIONI: La LDRT si è rivelata efficace e ben tollerata nei pazienti con MZL, sia nelle presentazioni nodali (ancorché numericamente molto limitate) che extranodali. I nostri risultati suggeriscono che questo approccio possa diventare, previa ulteriore maturazione delle esperienze cliniche in corso, la terapia di scelta per questa patologia, soprattutto per le localizzazioni orbitarie e degli annessi oculari, in cui la riduzione di dose si accompagna a una significativa riduzione di tossicità

Efficacia del trattamento radioterapico a bassa dose (2 Gy x 2) nel trattamento dei linfomi marginali nodali ed extranodali: risultati di una casistica monocentrica

CAPRIOTTI, FRANCESCO
2019/2020

Abstract

INTRODUZIONE: I linfomi della zona marginale a cellule B (MZL) rappresentano il 5-15% dei Linfomi Non-Hodgkin indolenti. Secondo la classificazione WHO del 2017, i MZL comprendono: linfomi marginali Extranodali (EMZL) del tessuto linfoide associato alla mucosa (MALT) – il sottotipo più frequente - linfomi marginali Splenici (SMZL) e linfomi marginali Nodali (NZML). Attualmente la radioterapia è raccomandata per la maggior parte dei casi, alla dose di 24 Gy in 12 frazioni ed è correlata a scenari di tossicità significativa solo occasionalmente. Tuttavia è ancora poco utilizzata, a causa dei persistenti timori di eventi avversi, legati a tecniche superate. Vista l’elevata radiosensibilità dei linfomi indolenti, si è recentemente indagata la possibilità di utilizzare dosi inferiori, allo scopo di minimizzare ulteriormente le tossicità: si è così sviluppata la “Low Dose RadioTherapy” (LDRT), con dose totale di 4 Gy, frazionata in 2 somministrazioni da 2 Gy ciascuna. In un grande studio di fase 3 randomizzato (studio FORT) si è dimostrata l’inferiorità della LDRT rispetto allo schema terapeutico standard (24 Gy/12 fr) nel setting curativo di trattamento per linfomi indolenti in stadio iniziale. Tale studio presentava però diversi limiti come la sua natura retrospettiva e l’inclusione dell’istologia follicolare, maggiormente rappresentata rispetto a quella marginale; selezionando infatti solo i pazienti con MZL, si raggiungevano tassi di risposta paragonabili allo schema radioterapico standard. Questi risultati hanno trovato riscontro anche in molti studi limitati esclusivamente a pazienti con MZL, caratterizzati però da numerosità molto basse e comprendenti un’unica localizzazione extranodale specifica METODI: abbiamo effettuato una ricerca retrospettiva di tutti i pazienti con diagnosi di EMZL e NMZL, in qualsiasi stadio di malattia, trattati tra il 2016 e il 2020 con LDRT nel nostro istituto, con intento curativo o palliativo. La risposta alla terapia è stata valutata con i criteri di Lugano. Il controllo locale (LC), la sopravvivenza libera da recidiva a distanza (DRFS), quella libera da progressione (PFS) e quella globale (OS) sono state elaborate con le curve di Kaplan-Meier e stratificate per intento di trattamento RISULTATI: tra i 45 pazienti reclutati, con età mediana di 68 anni, 26 (58%) erano donne; 4 (9%) avevano lesioni con localizzazione nodale, 41 avevano coinvolgimento extranodale. In 16 casi c’era interessamento dell’orbita e/o degli annessi oculari, in 12 del distretto cervico-cefalico, mentre nei restanti 17 le lesioni avevano altra localizzazione. Al momento del reclutamento, in 37 pazienti era presente malattia in stadio iniziale (stadi I-II sec Ann Arbor), mentre nei restanti 8 in stadio avanzato (III-IV). Il tasso di risposta globale è stato del 93%, senza differenze significative per intento di trattamento. Con un follow-up mediano di 18 mesi, LC, DRFS, PFS e OS a 2 anni sono risultati rispettivamente del 93%, 92%, 76% e 91%. La PFS a 2 anni si è dimostrata migliore nei pazienti trattati con intento curativo, rispetto al palliativo (85% vs 54%, p < 0,01). Non sono state riscontrate significative tossicità, acute o croniche CONCLUSIONI: La LDRT si è rivelata efficace e ben tollerata nei pazienti con MZL, sia nelle presentazioni nodali (ancorché numericamente molto limitate) che extranodali. I nostri risultati suggeriscono che questo approccio possa diventare, previa ulteriore maturazione delle esperienze cliniche in corso, la terapia di scelta per questa patologia, soprattutto per le localizzazioni orbitarie e degli annessi oculari, in cui la riduzione di dose si accompagna a una significativa riduzione di tossicità
Efficacy of Low-dose radiotherapy (2 Gy x 2) in the treatment of marginal zone and mucosa-associated lymphoid tissue lymphomas: single institution results
INTRODUCTION: Marginal zone B-cell lymphomas (MZLs) represent 5-15% of indolent non-Hodgkin lymphomas. In 2017 WHO classification, MZLs comprise extranodal MZL (EMZL) of mucosa-associated lymphoid tissue (MALT) - the most frequent subtype - splenic MZL (SMZL), and nodal MZL (NZML). Radiotherapy is listed as a valid therapeutic strategy in international guidelines, both for initial stages, with curative intent, and for the advanced stages, with palliative intent. Nonetheless, there is a lot of eligible patients which do not receive RT. This high under-utilization rate could be explained by clinical concerns about treatment-related toxicities, although these concerns stem from now antiquated techniques. The actual recommended dose is 24 Gy in 12 fractions, which leads to poorer quality of life only occasionally. Recently, given the high radiosensitivity of indolent lymphomas, lower radiation doses are being actively investigated, to minimize complications and to get better sparing of normal structures next to lesions. So, “Low Dose RadioTherapy” (LDRT) has arisen, which consists of a total dose of 4 Gy, delivered in two consecutive fractions of 2 Gy. Some promising results led to a randomized phase 3 non-inferiority trial (FORT study), which confirmed the efficacy of palliative LDRT for advanced indolent lymphomas, both marginal and follicular. In this study, LDRT has also proven to be less effective than standard RT (24 Gy/12 fr) in the curative setting. The design of this trial has several limitations: most of the irradiated lesions had follicular histology and the design was retrospective. Moreover, patients with MZL had better response rates to LDRT in a curative setting too, as showed by a similar overall response rate for 24 Gy and 4 Gy. These results have been validated in several studies which focused only on MZLs, all addressing a specific site of disease within limited cohorts of patients. METHODS: We retrospectively collected all patients diagnosed with any stage of EMZL or NMZL and subsequently treated with LDRT at our institution between 2016 and 2020, with either curative or palliative intent. Response to LDRT was assessed with the Lugano criteria. Local control (LC), distant relapse-free survival (DRFS), progression-free survival (PFS) and overall survival (OS) were stratified for treatment intent and estimated by the Kaplan Meier product-limit. RESULTS: among 45 consecutive enrolled patients, with a median age of 68 years, 26 (58%) were female; 4 (9%) had nodal lesions, while 41 had only extra-nodal involvement. The site of involvement was orbital in 16 patients, head and neck region in 12 patients, while the remaining 17 patients had lesions in other sites. Thirty-seven patients had localized disease (stage I-II according to Ann Arbor staging system) at the time of enrolment. Overall response rate was 93%, with no statistically significant difference between curative or palliative setting. With a median follow-up of 18 months (range 3-58), LC, DRFS, PFS and OS at 2 years were 93%, 92%, 76% and 91%, respectively, in the general population. PFS at 2 years was better for patients treated with curative intent, rather than the palliative group (85% vs 54%, p < 0,01). No toxicities, acute or late, were reported. CONCLUSIONS: LDRT is effective and well-tolerated in patients with EMZL or NMZL. Our analyses suggest that this approach can become first-line therapy for this disease. The decrease of toxicities due to radiation dose reduction can be beneficial for some extranodal sites, especially the orbit and the ocular adnexa. Longer follow-up time is needed to confirm a durable local and systemic remission for LDRT
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