La tesi analizza il recente problema dell’ammissibilità degli atleti intersex in una delle due categorie sessuali nelle gare sportive. Secondo il costrutto sociale, infatti, esistono solo due sessi, ma i casi di intersessualità smentiscono questa visione. Nella prima parte si elencano i cambiamenti nel corso del tempo nella nomenclatura utilizzata per la descrizione delle anomalie di sviluppo, a partire da ermafroditismo per arrivare a differenze nello sviluppo sessuale DSD, e come siano cambiate, di conseguenza, anche le classificazioni grazie al miglioramento delle conoscenze scientifiche sull’argomento. Si sottolinea come il termine “intersessualità” sia un’espressione ombrello che racchiude una moltitudine di diverse differenze nello sviluppo gonadico, cromosomico, genitale, delle quali sono descritte le principali e le più diffuse. In alcuni paesi del mondo, recentemente, si è cercato di abbandonare il paradigma del trattamento, secondo cui i bambini con DSD erano sottoposti a operazioni chirurgiche in età precoce per adeguarli agli standard normali, a favore di percorsi psicologici per una scelta autonoma e consapevole. In ambito sportivo, prettamente a livello femminile, il tema dell’ammissibilità è intricato a causa del ruolo degli androgeni, in particolare, del testosterone che nelle atlete con iperandrogenismo va ad influenzare la prestazione sportiva; in risposta alle dimostrazioni scientifiche sul ruolo del testosterone nell’aumentare la forza e la prestazione sportiva la World Athletics e il CIO hanno definito delle normative in cui si limita il livello dell’ormone nel sangue ad un intervallo specifico per almeno 6 mesi prima della gara per poter considerare le atlete idonee a partecipare alle competizioni. Il dibattito è incentrato su due obiettivi principali, da un lato la volontà di garantire l’equità nelle competizioni per tutte e tutti come evidenziato dalla Carta Olimpica e dall’altro favorire l’inclusione e l’accettazione della diversità. Il raggiungimento di questi due obiettivi ha creato due contrapposizioni, chi è a favore e chi è contro l’inserimento delle atlete nella categoria a cui sentono di appartenere. Le possibili soluzioni proposte per la risoluzione del problema prevedono una cura ormonale che abbassi i livelli di testosterone, anche se non ci sono ancora studi delle conseguenze di un trattamento non necessario, la possibilità di suddividere le categorie sportive con altri criteri biologici come l’altezza, il livello di testosterone o utilizzare criteri non biologici. Altre ipotesi sono quelle di creare competizioni a parte sottolineando le differenze presenti o far gareggiare le atlete intersex nella categoria maschile non tenendo conto della loro identità di genere. Quello che si dovrà fare nei prossimi anni è la ricerca di una soluzione che soddisfi entrambi gli obiettivi citati, includendo nella discussione il maggior numero di figure professionali di ambiti differenti per giungere ad una comprensione completa dell’argomento e quindi ad una scelta che accontenti tutti i soggetti coinvolti. Sarà necessario anche un cambiamento sociale nella volontà di accettare tutto ciò che è diverso o semplicemente si discosta dalla quotidiana normalità, cercando di sviluppare un atteggiamento propositivo e conoscitivo verso l’altro.
Il dibattito sull'eleggibilità degli atleti intersex: un'analisi biologica e bioetica
BACCINO, AURORA
2022/2023
Abstract
La tesi analizza il recente problema dell’ammissibilità degli atleti intersex in una delle due categorie sessuali nelle gare sportive. Secondo il costrutto sociale, infatti, esistono solo due sessi, ma i casi di intersessualità smentiscono questa visione. Nella prima parte si elencano i cambiamenti nel corso del tempo nella nomenclatura utilizzata per la descrizione delle anomalie di sviluppo, a partire da ermafroditismo per arrivare a differenze nello sviluppo sessuale DSD, e come siano cambiate, di conseguenza, anche le classificazioni grazie al miglioramento delle conoscenze scientifiche sull’argomento. Si sottolinea come il termine “intersessualità” sia un’espressione ombrello che racchiude una moltitudine di diverse differenze nello sviluppo gonadico, cromosomico, genitale, delle quali sono descritte le principali e le più diffuse. In alcuni paesi del mondo, recentemente, si è cercato di abbandonare il paradigma del trattamento, secondo cui i bambini con DSD erano sottoposti a operazioni chirurgiche in età precoce per adeguarli agli standard normali, a favore di percorsi psicologici per una scelta autonoma e consapevole. In ambito sportivo, prettamente a livello femminile, il tema dell’ammissibilità è intricato a causa del ruolo degli androgeni, in particolare, del testosterone che nelle atlete con iperandrogenismo va ad influenzare la prestazione sportiva; in risposta alle dimostrazioni scientifiche sul ruolo del testosterone nell’aumentare la forza e la prestazione sportiva la World Athletics e il CIO hanno definito delle normative in cui si limita il livello dell’ormone nel sangue ad un intervallo specifico per almeno 6 mesi prima della gara per poter considerare le atlete idonee a partecipare alle competizioni. Il dibattito è incentrato su due obiettivi principali, da un lato la volontà di garantire l’equità nelle competizioni per tutte e tutti come evidenziato dalla Carta Olimpica e dall’altro favorire l’inclusione e l’accettazione della diversità. Il raggiungimento di questi due obiettivi ha creato due contrapposizioni, chi è a favore e chi è contro l’inserimento delle atlete nella categoria a cui sentono di appartenere. Le possibili soluzioni proposte per la risoluzione del problema prevedono una cura ormonale che abbassi i livelli di testosterone, anche se non ci sono ancora studi delle conseguenze di un trattamento non necessario, la possibilità di suddividere le categorie sportive con altri criteri biologici come l’altezza, il livello di testosterone o utilizzare criteri non biologici. Altre ipotesi sono quelle di creare competizioni a parte sottolineando le differenze presenti o far gareggiare le atlete intersex nella categoria maschile non tenendo conto della loro identità di genere. Quello che si dovrà fare nei prossimi anni è la ricerca di una soluzione che soddisfi entrambi gli obiettivi citati, includendo nella discussione il maggior numero di figure professionali di ambiti differenti per giungere ad una comprensione completa dell’argomento e quindi ad una scelta che accontenti tutti i soggetti coinvolti. Sarà necessario anche un cambiamento sociale nella volontà di accettare tutto ciò che è diverso o semplicemente si discosta dalla quotidiana normalità, cercando di sviluppare un atteggiamento propositivo e conoscitivo verso l’altro.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/106698