La tesi si propone di indagare i principali contributi teorici offerti da Freud (tra i più significativi, Il tramonto del complesso edipico, 1924, e La femminilità, 1932), Lacan (si veda, ad esempio, Lo Stordito, 1972, e Ancora, 2011) e Irigaray (Speculum, 1977, e Questo sesso che non è un sesso, 1990) alla comprensione del processo di sviluppo psicosessuale femminile, con particolare attenzione alla specificità dei loro rispettivi punti di vista nell’interpretare, tra il resto, il ruolo svoltovi dal complesso edipico e dal complesso di castrazione. Freud, Lacan e Irigaray non sono i soli ad aver ragionato su questi temi. Va senz’altro riconosciuta la rilevanza teorica degli apporti – talvolta emersi anche su sollecitazione dello stesso Freud – di molti altri psicoanalisti e psicoanaliste, come Karen Horney (si veda, ad esempio, Psicologia femminile, 1980), Melanie Klein (si veda, ad esempio, La psicoanalisi dei bambini, 1984) ed Ernest Jones (si veda, ad esempio, La sessualità femminile primaria, 1935). Tuttavia le posizioni assunte da Freud, Lacan e Irigaray intorno ai processi di soggettivazione femminile e al complesso edipico, in particolar modo, pur esprimendo prospettive teoriche ed epistemologiche anche profondamente differenti, appaiono singolarmente intrecciate tra loro e possono essere pensate come idealmente ascrivibili a una linea di continuità storica e teorica, nella quale ciascuna posizione si sviluppa – in dialogo o per contrasto, a seconda dei casi – a partire da un confronto tanto serrato quanto proficuo con la precedente. In altri termini, è solo rivisitando l’Edipo da una nuova prospettiva che Lacan, vari anni dopo Freud, può arrivare a precisarne e circoscriverne la portata ermeneutica nei confronti della sessuazione femminile. Ed è solo assumendo come bersaglio critico il fallologocentrismo di fondo, che ritiene di poter individuare quale orizzonte simbolico e linguistico comune alle idee tanto di Freud quanto di Lacan su che cosa, secondo loro, vorrebbe la donna, cioè sugli esiti attesi dalla sua iscrizione nel complesso edipico e nella castrazione, che Irigaray, agli inizi degli anni ‘70, decide di tentare di rovesciare la posta in gioco e spingersi a dire che cosa, secondo lei, (non) sarebbe la donna. Dunque, il tentativo – per quanto parziale e non esaustivo – è quello di rendere conto di questa ideale linea di continuità tematica sulla traccia delle sorti teoriche toccate, tra il resto, all’Edipo al femminile e al complesso di castrazione: dalla prima declinazione freudiana, alla rilettura critica a opera di Lacan, al netto superamento, nelle intenzioni di Irigaray.

Rappresentazioni del femminile in Freud, Lacan e Irigaray

CONTE, MOSÈ
2023/2024

Abstract

La tesi si propone di indagare i principali contributi teorici offerti da Freud (tra i più significativi, Il tramonto del complesso edipico, 1924, e La femminilità, 1932), Lacan (si veda, ad esempio, Lo Stordito, 1972, e Ancora, 2011) e Irigaray (Speculum, 1977, e Questo sesso che non è un sesso, 1990) alla comprensione del processo di sviluppo psicosessuale femminile, con particolare attenzione alla specificità dei loro rispettivi punti di vista nell’interpretare, tra il resto, il ruolo svoltovi dal complesso edipico e dal complesso di castrazione. Freud, Lacan e Irigaray non sono i soli ad aver ragionato su questi temi. Va senz’altro riconosciuta la rilevanza teorica degli apporti – talvolta emersi anche su sollecitazione dello stesso Freud – di molti altri psicoanalisti e psicoanaliste, come Karen Horney (si veda, ad esempio, Psicologia femminile, 1980), Melanie Klein (si veda, ad esempio, La psicoanalisi dei bambini, 1984) ed Ernest Jones (si veda, ad esempio, La sessualità femminile primaria, 1935). Tuttavia le posizioni assunte da Freud, Lacan e Irigaray intorno ai processi di soggettivazione femminile e al complesso edipico, in particolar modo, pur esprimendo prospettive teoriche ed epistemologiche anche profondamente differenti, appaiono singolarmente intrecciate tra loro e possono essere pensate come idealmente ascrivibili a una linea di continuità storica e teorica, nella quale ciascuna posizione si sviluppa – in dialogo o per contrasto, a seconda dei casi – a partire da un confronto tanto serrato quanto proficuo con la precedente. In altri termini, è solo rivisitando l’Edipo da una nuova prospettiva che Lacan, vari anni dopo Freud, può arrivare a precisarne e circoscriverne la portata ermeneutica nei confronti della sessuazione femminile. Ed è solo assumendo come bersaglio critico il fallologocentrismo di fondo, che ritiene di poter individuare quale orizzonte simbolico e linguistico comune alle idee tanto di Freud quanto di Lacan su che cosa, secondo loro, vorrebbe la donna, cioè sugli esiti attesi dalla sua iscrizione nel complesso edipico e nella castrazione, che Irigaray, agli inizi degli anni ‘70, decide di tentare di rovesciare la posta in gioco e spingersi a dire che cosa, secondo lei, (non) sarebbe la donna. Dunque, il tentativo – per quanto parziale e non esaustivo – è quello di rendere conto di questa ideale linea di continuità tematica sulla traccia delle sorti teoriche toccate, tra il resto, all’Edipo al femminile e al complesso di castrazione: dalla prima declinazione freudiana, alla rilettura critica a opera di Lacan, al netto superamento, nelle intenzioni di Irigaray.
ITA
IMPORT DA TESIONLINE
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
231998_tesi_triennale_matricola_231998.pdf

non disponibili

Tipologia: Altro materiale allegato
Dimensione 353.2 kB
Formato Adobe PDF
353.2 kB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/106615