La presente tesi si propone di indagare e delineare il ruolo di Eurojust nella cooperazione giudiziaria. Ho scelto questo tema poiché quest’Agenzia dell’Unione Europea, istituita nel 2002, rappresenta un reale rafforzamento della lotta contro le forme gravi di criminalità transnazionale e di terrorismo in un periodo di grandi sfide e di crisi profonda delle istituzioni globali. Per la natura del crimine, sempre più cross-border, la parola collaborazione è concetto chiave per assicurare efficacia ai procedimenti nazionali, nel rispetto del principio di legalità e di tutela dei diritti fondamentali, dai cui standard non è dato allontanarsi, se si voglia mantenere il contrasto al crimine in un insuperabile perimetro di civiltà e legalità. Un primo riferimento al contesto della cooperazione giudiziaria, in ambito internazionale, la possiamo trovare nel nostro Paese nei primi anni ’90 quando Giovanni Falcone si occupò della lotta alla criminalità organizzata quale fenomeno transnazionale. In quel periodo si iniziò un importante approccio alla materia della cooperazione in questo campo, in quanto ci si rese conto del fatto che le mafie si erano sviluppate in più paesi e la strategia di contrasto non potesse prescindere da questo. Nel 2017, anche per tale ragione, presso la sede di Eurojust, si è celebrato il ricordo dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nell’anniversario delle stragi di “Capaci e via D’Amelio”. Nel presente elaborato - partendo dall’analisi di come gli Stati membri abbiano deciso di dotarsi di un’agenzia che favorisca la cooperazione giudiziaria, in particolare nel contrasto al crimine transnazionale mediante un coordinamento delle indagini e delle azioni penali - verrà analizzato il consolidamento della cooperazione in argomento con l’eliminazione della struttura in pilastri e del c.d. metodo intergovernativo. L’attenzione verrà successivamente focalizzata su come Eurojust si sia strutturata per svolgere i suoi compiti e le sue priorità, con una capacità operativa strettamente correlata con Europol e con Olaf, dando uno sguardo alle sue prospettive in considerazione dell’altro attore comparso nel medesimo spazio: EPPO. Ci si soffermerà sul nuovo ruolo di controllo del Parlamento europeo con la valutazione delle attività di Eurojust, le iniziative adottate a protezione dei dati e la valutazione finanziaria come autorità di bilancio. Nel corso della trattazione verrà altresì analizzato l’assetto normativo con cui l’Italia ha dato attuazione, con un ritardo di due anni, ai principi in materia di cooperazione giudiziaria penale perseguito con l’istituzione dell’agenzia europea de qua. Verrà poi posto l’accento sugli strumenti investigativi attraverso i quali il legislatore europeo ha voluto dare concretezza alla cooperazione. Partendo dalla disciplina del potere di richiesta e scambio delle informazioni, all’ordine di indagine europeo (OIE), alle squadre investigative comuni (strumento operativo di Eurojust), per arrivare all’armonizzazione della disciplina in materia di sequestro e di confisca. L’OIE, in particolare, consente di superare i limiti dell’assistenza giudiziaria internazionale e costituisce punto fondamentale del principio del riconoscimento reciproco. Per quanto concerne la materia delle misure patrimoniali reali negli ultimi anni sono stati adottati numerosi strumenti legislativi per garantire un approccio comune all’interno dell’UE. Infine, nell’ultima parte, l’attenzione sarà focalizzata sul tema del principio del ne bis in idem che, in ambito europeo, è stato oggetto di una Convenzione nel quadro della Cooperazione Politica Europea del 25 maggio 1987 che si ricollega ad una specifica risoluzione del Parlamento europeo adottata il 16 marzo 1984.
Eurojust
CINTURA, MASSIMILIANO
2022/2023
Abstract
La presente tesi si propone di indagare e delineare il ruolo di Eurojust nella cooperazione giudiziaria. Ho scelto questo tema poiché quest’Agenzia dell’Unione Europea, istituita nel 2002, rappresenta un reale rafforzamento della lotta contro le forme gravi di criminalità transnazionale e di terrorismo in un periodo di grandi sfide e di crisi profonda delle istituzioni globali. Per la natura del crimine, sempre più cross-border, la parola collaborazione è concetto chiave per assicurare efficacia ai procedimenti nazionali, nel rispetto del principio di legalità e di tutela dei diritti fondamentali, dai cui standard non è dato allontanarsi, se si voglia mantenere il contrasto al crimine in un insuperabile perimetro di civiltà e legalità. Un primo riferimento al contesto della cooperazione giudiziaria, in ambito internazionale, la possiamo trovare nel nostro Paese nei primi anni ’90 quando Giovanni Falcone si occupò della lotta alla criminalità organizzata quale fenomeno transnazionale. In quel periodo si iniziò un importante approccio alla materia della cooperazione in questo campo, in quanto ci si rese conto del fatto che le mafie si erano sviluppate in più paesi e la strategia di contrasto non potesse prescindere da questo. Nel 2017, anche per tale ragione, presso la sede di Eurojust, si è celebrato il ricordo dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nell’anniversario delle stragi di “Capaci e via D’Amelio”. Nel presente elaborato - partendo dall’analisi di come gli Stati membri abbiano deciso di dotarsi di un’agenzia che favorisca la cooperazione giudiziaria, in particolare nel contrasto al crimine transnazionale mediante un coordinamento delle indagini e delle azioni penali - verrà analizzato il consolidamento della cooperazione in argomento con l’eliminazione della struttura in pilastri e del c.d. metodo intergovernativo. L’attenzione verrà successivamente focalizzata su come Eurojust si sia strutturata per svolgere i suoi compiti e le sue priorità, con una capacità operativa strettamente correlata con Europol e con Olaf, dando uno sguardo alle sue prospettive in considerazione dell’altro attore comparso nel medesimo spazio: EPPO. Ci si soffermerà sul nuovo ruolo di controllo del Parlamento europeo con la valutazione delle attività di Eurojust, le iniziative adottate a protezione dei dati e la valutazione finanziaria come autorità di bilancio. Nel corso della trattazione verrà altresì analizzato l’assetto normativo con cui l’Italia ha dato attuazione, con un ritardo di due anni, ai principi in materia di cooperazione giudiziaria penale perseguito con l’istituzione dell’agenzia europea de qua. Verrà poi posto l’accento sugli strumenti investigativi attraverso i quali il legislatore europeo ha voluto dare concretezza alla cooperazione. Partendo dalla disciplina del potere di richiesta e scambio delle informazioni, all’ordine di indagine europeo (OIE), alle squadre investigative comuni (strumento operativo di Eurojust), per arrivare all’armonizzazione della disciplina in materia di sequestro e di confisca. L’OIE, in particolare, consente di superare i limiti dell’assistenza giudiziaria internazionale e costituisce punto fondamentale del principio del riconoscimento reciproco. Per quanto concerne la materia delle misure patrimoniali reali negli ultimi anni sono stati adottati numerosi strumenti legislativi per garantire un approccio comune all’interno dell’UE. Infine, nell’ultima parte, l’attenzione sarà focalizzata sul tema del principio del ne bis in idem che, in ambito europeo, è stato oggetto di una Convenzione nel quadro della Cooperazione Politica Europea del 25 maggio 1987 che si ricollega ad una specifica risoluzione del Parlamento europeo adottata il 16 marzo 1984.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/106480