La bioprotezione in enologia consiste nell’inoculare dei microrganismi al fine di contrastare quelli indesiderati, presenti nel microbiota spontaneo, tramite dei meccanismi definiti passivi come la competizione per i nutrienti o per lo spazio, o attivi come la produzione di tossine killer, tossine anti- brettanomyces e composti ad azione antimicrobica. Inquadriamo come bioprotettori oltre a Saccharomyces cerevisiae, il lievito predominante durante la fermentazione alcolica, anche alcuni lieviti non-Saccharomyces quali Metschnikowia pulcherrima, Torulaspora delbrueckii, Lachancea thermotolerans e batteri lattici come Lactiplantibacillus plantarum. Alcuni ceppi di quest’ultimo hanno dimostrato la capacità di produrre batteriocine e di poter effettuare una fermentazione malolattica a pH maggiore di 3.4 potendo essere una potenziale alternativa a Oenococcus oeni. La bioprotezione ha la capacità di contrastare le popolazioni microbiche indesiderate che potrebbero prendere il sopravvento durantante la vinificazione. Il controllo microbiologico è fondamentale, poiché attualmente a causa del cambiamento climatico, si sono intensificate le condizioni per far sì che aumentino delle popolazioni microbiche indesiderate. Questa è solo una delle tante conseguenze del cambiamento climatico che includono anche numerosi squilibri sulla pianta e poi nel vino. Questi microrganismi bioprotettori possono in diverse fasi della vinificazione essere una potenziale alternativa all’utilizzo del diossido di zolfo, garantendo una maggior salubrità e sicurezza al consumatore. ​

Bioprotezione in enologia: strategia microbiologica volta a preservare la salubrità del vino

CAPUTO, ROBERTA
2022/2023

Abstract

La bioprotezione in enologia consiste nell’inoculare dei microrganismi al fine di contrastare quelli indesiderati, presenti nel microbiota spontaneo, tramite dei meccanismi definiti passivi come la competizione per i nutrienti o per lo spazio, o attivi come la produzione di tossine killer, tossine anti- brettanomyces e composti ad azione antimicrobica. Inquadriamo come bioprotettori oltre a Saccharomyces cerevisiae, il lievito predominante durante la fermentazione alcolica, anche alcuni lieviti non-Saccharomyces quali Metschnikowia pulcherrima, Torulaspora delbrueckii, Lachancea thermotolerans e batteri lattici come Lactiplantibacillus plantarum. Alcuni ceppi di quest’ultimo hanno dimostrato la capacità di produrre batteriocine e di poter effettuare una fermentazione malolattica a pH maggiore di 3.4 potendo essere una potenziale alternativa a Oenococcus oeni. La bioprotezione ha la capacità di contrastare le popolazioni microbiche indesiderate che potrebbero prendere il sopravvento durantante la vinificazione. Il controllo microbiologico è fondamentale, poiché attualmente a causa del cambiamento climatico, si sono intensificate le condizioni per far sì che aumentino delle popolazioni microbiche indesiderate. Questa è solo una delle tante conseguenze del cambiamento climatico che includono anche numerosi squilibri sulla pianta e poi nel vino. Questi microrganismi bioprotettori possono in diverse fasi della vinificazione essere una potenziale alternativa all’utilizzo del diossido di zolfo, garantendo una maggior salubrità e sicurezza al consumatore. ​
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