Il seguente elaborato ha l’obiettivo di mettere in discussione il concetto di frontiera e analizzarlo nel contesto di una delle più tristemente conosciute, il confine Messico-Stati Uniti, anche chiamato ‘il muro della vergogna’, indagando sulle condizioni dei migranti a partire dal percorso di passaggio della frontiera e tutto ciò che comporta e concludendo con un’analisi delle aspettative e condizioni reali una volta emigrati negli Stati Uniti. Per aiutarmi nella mia analisi, ho deciso di partire dal libro della poetessa e sociologa statunitense di origine messicana Gloria Anzaldua, ‘Bordelands/la Frontera: the new Mestiza’ (1987) di cui cito un piccolo estratto: ‘’La frontiera Stati Uniti-Messico è una ferita aperta dove il Terzo Mondo viene a scontrarsi con il primo e sanguina. E prima che si cicatrizzi, sanguina di nuovo, il sangue vitale di due mondi si mescola per formare un terzo paese- una cultura di frontiera. I confini sono creati per definire i luoghi sicuri e quelli insicuri, per distinguere noi da loro. La frontiera è una linea di divisione, una striscia sottile lungo una ripida scarpata. Una terra di frontiera è un luogo vago e indeterminato creato dal residuo emotivo di una barriera innaturale.’’ È proprio questo ciò che accade attraversando, ad esempio, la frontiera di San Ysidro, che divide la città americana di San Diego dalla città messicana di Tijuana. La facilità in cui si attraversa la frontiera provenendo dagli Stati Uniti, da cittadino americano o da semplice turista, non lascia immaginare quanto sia difficoltoso e disumano l’iter al contrario. Un iter che dagli anni ’90 migranti non solo messicani, ma provenienti da tutto il Centro America affrontano ogni giorno di cui tratterò le particolarità.

EL RETORNO ALLA TERRA PROMESSA: IL FENOMENO MIGRATORIO TRA MESSICO E STATI UNITI

BOVIO, ILARIA
2020/2021

Abstract

Il seguente elaborato ha l’obiettivo di mettere in discussione il concetto di frontiera e analizzarlo nel contesto di una delle più tristemente conosciute, il confine Messico-Stati Uniti, anche chiamato ‘il muro della vergogna’, indagando sulle condizioni dei migranti a partire dal percorso di passaggio della frontiera e tutto ciò che comporta e concludendo con un’analisi delle aspettative e condizioni reali una volta emigrati negli Stati Uniti. Per aiutarmi nella mia analisi, ho deciso di partire dal libro della poetessa e sociologa statunitense di origine messicana Gloria Anzaldua, ‘Bordelands/la Frontera: the new Mestiza’ (1987) di cui cito un piccolo estratto: ‘’La frontiera Stati Uniti-Messico è una ferita aperta dove il Terzo Mondo viene a scontrarsi con il primo e sanguina. E prima che si cicatrizzi, sanguina di nuovo, il sangue vitale di due mondi si mescola per formare un terzo paese- una cultura di frontiera. I confini sono creati per definire i luoghi sicuri e quelli insicuri, per distinguere noi da loro. La frontiera è una linea di divisione, una striscia sottile lungo una ripida scarpata. Una terra di frontiera è un luogo vago e indeterminato creato dal residuo emotivo di una barriera innaturale.’’ È proprio questo ciò che accade attraversando, ad esempio, la frontiera di San Ysidro, che divide la città americana di San Diego dalla città messicana di Tijuana. La facilità in cui si attraversa la frontiera provenendo dagli Stati Uniti, da cittadino americano o da semplice turista, non lascia immaginare quanto sia difficoltoso e disumano l’iter al contrario. Un iter che dagli anni ’90 migranti non solo messicani, ma provenienti da tutto il Centro America affrontano ogni giorno di cui tratterò le particolarità.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/106135