Il termine “plant-based diet” racchiude un ampio gruppo di stili alimentari, accomunati dalla prevalenza di alimenti di origine vegetale. Il primo documento in cui si parla di plant-based diet risale al 1999, documento presentato al Terzo Congresso Internazionale sulla Nutrizione Vegetariana [1]. In questo articolo si effettua una distinzione tra plant-rich, plant-only e omnivorous diets. Le plant-only sono quindi le diete composte dai soli vegetali, le plant-rich quelle incentrate sui vegetali e le onnivore quelle in cui è presente il consumo di animali e derivati (latte,uova). Per diverse motivazioni, che possono essere di natura etica, ambientale o di salute, al giorno d’oggi sempre più persone si avvicinano ad abitudini alimentari maggiormente incentrate sul consumo di vegetali. Per questioni culturali però, non è sempre semplice mantenere un’alimentazione sana ed equilibrata modificando (a volte drasticamente) le proprie abitudini alimentari. In un approccio plant-based, risulta molto più semplice andare incontro a carenze di elementi essenziali, come alcuni amminoacidi (8, o 9 in soggetti in accrescimento) e alcuni acidi grassi, omega-3 in particolare. Questo non perchè amminoacidi e grassi essenziali non siano contenuti nei vegetali, ma perchè ci sono alcuni alimenti, ricchi di queste sostanze, che non fanno parte delle abitudini alimentari occidentali. Un esempio sono i semi di lino, ricchi di omega 3, acido grasso essenziale, molto poco consumati in Italia. La scarsa educazione alimentare caratterizzante la nostra epoca, che in una dieta onnivora può portare a problematiche maggiormente legate al sovrappeso o al diabete, si palesa in una dieta plant-based come malnutrizione. Per questo motivo, uno degli scopi di questo elaborato è quello di indagare sulle possibili carenze di un’alimentazione plant-based, analizzando i valori di omocisteina e di uPRAL (Urinary Potential Renal Acid Load), il potenziale di carico acido renale urinario. La misurazione del livello di omocisteina plasmatica permette di indagare sui suoi principali determinanti, ossia la vitamina B12, il folato e la vitamina B6 [2]. In caso di carenza di determinanti, si riscontrerà una iperomocisteinemia, fattore di rischio per il danno vascolare [3]. Per quanto riguarda invece la misurazione dell’uPRAL, troviamo in questo metodo uno degli approcci per la valutazione del carico acido, basato sull’escrezione urinaria. A differenza di altri basati, sull’assunzione alimentare, il vantaggio di questo approccio è quello di riflettere l’effettiva assunzione e bio disponibilità individuale di anioni e cationi acido-base rilevanti. Gli spostamenti dell’equilibrio acido-base indotti da uno stile alimentare si ritiene possano indurre delle variazioni endocrino-metaboliche, con effetti sulla salute, inclusa la salute delle ossa. Quello che si vuole verificare è quindi se il basso carico acido, spesso correlato ad un’alimentazione plant-based [4-8], possa portare dei vantaggi in termini di salute ossea. Come prima detto, le motivazioni che portano una persona a scegliere un’alimentazione vegetale possono essere legate alla salute. Per questo motivo, un altro degli scopi di questo elaborato è quello di indagare sull’utilizzo di una dieta plant-based come trattamento di sindromi metaboliche, quali insulino-resistenza, pre-diabete e diabete di tipo 2 (T2D).
La dieta plant-based come approccio al mantenimento di una corretta alimentazione e per il trattamento della sindrome metabolica
NOBILE, LORENZO
2022/2023
Abstract
Il termine “plant-based diet” racchiude un ampio gruppo di stili alimentari, accomunati dalla prevalenza di alimenti di origine vegetale. Il primo documento in cui si parla di plant-based diet risale al 1999, documento presentato al Terzo Congresso Internazionale sulla Nutrizione Vegetariana [1]. In questo articolo si effettua una distinzione tra plant-rich, plant-only e omnivorous diets. Le plant-only sono quindi le diete composte dai soli vegetali, le plant-rich quelle incentrate sui vegetali e le onnivore quelle in cui è presente il consumo di animali e derivati (latte,uova). Per diverse motivazioni, che possono essere di natura etica, ambientale o di salute, al giorno d’oggi sempre più persone si avvicinano ad abitudini alimentari maggiormente incentrate sul consumo di vegetali. Per questioni culturali però, non è sempre semplice mantenere un’alimentazione sana ed equilibrata modificando (a volte drasticamente) le proprie abitudini alimentari. In un approccio plant-based, risulta molto più semplice andare incontro a carenze di elementi essenziali, come alcuni amminoacidi (8, o 9 in soggetti in accrescimento) e alcuni acidi grassi, omega-3 in particolare. Questo non perchè amminoacidi e grassi essenziali non siano contenuti nei vegetali, ma perchè ci sono alcuni alimenti, ricchi di queste sostanze, che non fanno parte delle abitudini alimentari occidentali. Un esempio sono i semi di lino, ricchi di omega 3, acido grasso essenziale, molto poco consumati in Italia. La scarsa educazione alimentare caratterizzante la nostra epoca, che in una dieta onnivora può portare a problematiche maggiormente legate al sovrappeso o al diabete, si palesa in una dieta plant-based come malnutrizione. Per questo motivo, uno degli scopi di questo elaborato è quello di indagare sulle possibili carenze di un’alimentazione plant-based, analizzando i valori di omocisteina e di uPRAL (Urinary Potential Renal Acid Load), il potenziale di carico acido renale urinario. La misurazione del livello di omocisteina plasmatica permette di indagare sui suoi principali determinanti, ossia la vitamina B12, il folato e la vitamina B6 [2]. In caso di carenza di determinanti, si riscontrerà una iperomocisteinemia, fattore di rischio per il danno vascolare [3]. Per quanto riguarda invece la misurazione dell’uPRAL, troviamo in questo metodo uno degli approcci per la valutazione del carico acido, basato sull’escrezione urinaria. A differenza di altri basati, sull’assunzione alimentare, il vantaggio di questo approccio è quello di riflettere l’effettiva assunzione e bio disponibilità individuale di anioni e cationi acido-base rilevanti. Gli spostamenti dell’equilibrio acido-base indotti da uno stile alimentare si ritiene possano indurre delle variazioni endocrino-metaboliche, con effetti sulla salute, inclusa la salute delle ossa. Quello che si vuole verificare è quindi se il basso carico acido, spesso correlato ad un’alimentazione plant-based [4-8], possa portare dei vantaggi in termini di salute ossea. Come prima detto, le motivazioni che portano una persona a scegliere un’alimentazione vegetale possono essere legate alla salute. Per questo motivo, un altro degli scopi di questo elaborato è quello di indagare sull’utilizzo di una dieta plant-based come trattamento di sindromi metaboliche, quali insulino-resistenza, pre-diabete e diabete di tipo 2 (T2D).File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/105890