Nell'eclettico orizzonte del genere pastorale altomedievale, l'Ecloga duarum sanctimonialium di Pascasio Radberto, che lamenta la morte di Adalardo, abate di Corbie, attraverso il pianto alternato di due donne, Fillide (allegoria del monastero imperiale di Corbie) e Galatea (allegoria del monastero sassone di Corvey), si presenta come rivisitazione drammatica di un fatto storico reale, la scomparsa dell'Abate, inserita nel piano fittizio del palcoscenico bucolico. Scritta intorno all'826, la stesura dell'Ecloga segue quella della più celebre biografia spirituale, la Vita Adalhardi, ideata dallo stesso Pascasio in onore, per l'appunto, del medesimo Adalardo di Corbie. Il carme è un epicedio1 «materiato di versi ploratori tolti dalle Ecl. X, VIII, V di Virgilio»2, e rappresenta un unicum nella produzione dell'autore, l'episodio culminante della sua esplorazione del mondo bucolico classico e di quanto, sul piano culturale, gli appare come simbolo (i pastori) e mito (il locus amoenus).

L'Ecloga duarum sanctimonialium di Pascasio Radberto, un planctus bucolico per la morte di Adalardo

CURTI, ELISABETTA
2014/2015

Abstract

Nell'eclettico orizzonte del genere pastorale altomedievale, l'Ecloga duarum sanctimonialium di Pascasio Radberto, che lamenta la morte di Adalardo, abate di Corbie, attraverso il pianto alternato di due donne, Fillide (allegoria del monastero imperiale di Corbie) e Galatea (allegoria del monastero sassone di Corvey), si presenta come rivisitazione drammatica di un fatto storico reale, la scomparsa dell'Abate, inserita nel piano fittizio del palcoscenico bucolico. Scritta intorno all'826, la stesura dell'Ecloga segue quella della più celebre biografia spirituale, la Vita Adalhardi, ideata dallo stesso Pascasio in onore, per l'appunto, del medesimo Adalardo di Corbie. Il carme è un epicedio1 «materiato di versi ploratori tolti dalle Ecl. X, VIII, V di Virgilio»2, e rappresenta un unicum nella produzione dell'autore, l'episodio culminante della sua esplorazione del mondo bucolico classico e di quanto, sul piano culturale, gli appare come simbolo (i pastori) e mito (il locus amoenus).
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/10587