Il lavoro di tesi ha come obiettivo descrivere le tendenze dei carnieri di capriolo dei Comprensori Alpini delle province di Cuneo e Torino dal 1996 al 2022. Le serie storiche degli abbattimenti di capriolo vengono confrontate con quelle del cervo nei medesimi Comprensori Alpini per valutare possibili differenze e interazione tra le due specie. Dette serie storiche vengono messe in relazione anche con altre possibili cause di decremento numerico o comunque minor fruibilità venatoria del capriolo, come la presenza crescente di branchi di lupo, la pressione venatoria, le precipitazioni nevose ed eventuali patologie a carattere epidemico. I dati sui prelievi di caprioli e cervi sono stati ricavati dagli archivi dei Comprensori Alpini. Per l’analisi dei diversi fattori di mortalità sono state consultate banche dati e report accessibili online. I risultati testimoniano come, rispetto ai massimi storici, i carnieri di capriolo si siano oggi ridotti del 58% in provincia di Cuneo e del 60% in provincia di Torino. Tale riduzione è osservabile in tutti gli enti di gestione considerati, con tempistiche tendenzialmente simili ma intensità diversificate. La situazione appare diversa per la specie cervo, che risulta essere in aumento nella provincia di Cuneo e localmente stabile o in aumento in provincia di Torino. Sembrerebbe, quindi, che i fattori che determinano la minor fruibilità venatoria del capriolo non abbiano effetto (o non lo abbiano ancora avuto) su quella della specie cervo. Dei possibili fattori di diminuzione del capriolo presi in considerazione, nessuno è parso predominante sugli altri mentre alcuni, come l’overhunting e le patologie diffusive, sono parsi di significato trascurabile. Si ipotizza che in un contesto di risorse meno abbondanti (ad es. in conseguenza delle elevate temperature primaverili ed estive), cui parrebbe essenzialmente attribuibile la diminuzione del numero di caprioli presenti nelle province di Cuneo e Torino, la competizione con il cervo e la predazione da parte del lupo contribuiscano, a loro volta, ad accrescere la fragilità demografica di una specie che, per decenni, aveva rappresentato un’icona della crescita “esplosiva” degli ungulati. Questo fenomeno impone un ripensamento della conservazione e gestione venatoria del capriolo nell’area alpina.

Il valore cinegetico del capriolo (Capreolus capreolus) in Piemonte: tendenze ai tempi del lupo

OLIVERO, GIACOMO
2022/2023

Abstract

Il lavoro di tesi ha come obiettivo descrivere le tendenze dei carnieri di capriolo dei Comprensori Alpini delle province di Cuneo e Torino dal 1996 al 2022. Le serie storiche degli abbattimenti di capriolo vengono confrontate con quelle del cervo nei medesimi Comprensori Alpini per valutare possibili differenze e interazione tra le due specie. Dette serie storiche vengono messe in relazione anche con altre possibili cause di decremento numerico o comunque minor fruibilità venatoria del capriolo, come la presenza crescente di branchi di lupo, la pressione venatoria, le precipitazioni nevose ed eventuali patologie a carattere epidemico. I dati sui prelievi di caprioli e cervi sono stati ricavati dagli archivi dei Comprensori Alpini. Per l’analisi dei diversi fattori di mortalità sono state consultate banche dati e report accessibili online. I risultati testimoniano come, rispetto ai massimi storici, i carnieri di capriolo si siano oggi ridotti del 58% in provincia di Cuneo e del 60% in provincia di Torino. Tale riduzione è osservabile in tutti gli enti di gestione considerati, con tempistiche tendenzialmente simili ma intensità diversificate. La situazione appare diversa per la specie cervo, che risulta essere in aumento nella provincia di Cuneo e localmente stabile o in aumento in provincia di Torino. Sembrerebbe, quindi, che i fattori che determinano la minor fruibilità venatoria del capriolo non abbiano effetto (o non lo abbiano ancora avuto) su quella della specie cervo. Dei possibili fattori di diminuzione del capriolo presi in considerazione, nessuno è parso predominante sugli altri mentre alcuni, come l’overhunting e le patologie diffusive, sono parsi di significato trascurabile. Si ipotizza che in un contesto di risorse meno abbondanti (ad es. in conseguenza delle elevate temperature primaverili ed estive), cui parrebbe essenzialmente attribuibile la diminuzione del numero di caprioli presenti nelle province di Cuneo e Torino, la competizione con il cervo e la predazione da parte del lupo contribuiscano, a loro volta, ad accrescere la fragilità demografica di una specie che, per decenni, aveva rappresentato un’icona della crescita “esplosiva” degli ungulati. Questo fenomeno impone un ripensamento della conservazione e gestione venatoria del capriolo nell’area alpina.
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