I sistemi di welfare sono oggi caratterizzati da una crisi di delegittimazione a causa di fattori quali: il basso tasso di natalità, il progressivo invecchiamento della popolazione e la persistenza del modello male breadwinner. La crisi seguita alla pandemia da Covid-19 ha accentuato i rischi sociali già presenti, mettendo in luce la generale crisi dello Stato Sociale ed il sempre più necessario intervento del secondo welfare. La funzione iniziale del secondo welfare è stata quella di mitigare le conseguenze drammatiche dei periodi di crisi, tuttavia negli anni ha assunto un peso sempre più rilevante, arrivando ad implementare una fitta rete di collaborazione tra il sistema pubblico e quello privato. Questo dimostra come l’innovazione sociale, sia un elemento cruciale per garantire la sostenibilità dei sistemi di welfare europei. In questa scenario si sviluppa il tema del welfare aziendale. Esso nasce nell’ Ottocento a seguito delle prime esperienze di paternalismo industriale. Negli anni si sviluppano esperienze di welfare aziendale come il Villaggio Leumann in cui viene istituita la prima Opera nazionale dopolavoro e l’Olivetti S.p.A.: una fabbrica concepita “a misura d’uomo”. Ad oggi le imprese rappresentano importanti attori del secondo welfare ed in linea con i principi della corporate social responsability, possono scegliere se implementare piani di welfare aziendale, spesso avvalendosi del supporto di provider e delle parti sociali. Il welfare aziendale si pone l’obiettivo di incrementare il benessere dei lavoratori, favorendo l’equilibrio tra la loro vita privata e lavorativa, rendendoli più coinvolti e produttivi nel lavoro, favorendo le relazioni di fidelizzazione tra dipendente ed impresa. Quest’ultima, adottando politiche di welfare aziendale, favorisce la conciliazione vita-lavoro dei dipendenti, a ridurre il gender gap presente tra uomini e donne nella distribuzione del lavoro di cura, la segregazione occupazionale. Favorisce l’empowerment degli individui e rappresenta un contesto di lavoro attrattivo per i giovani: sempre più attenti alle tematiche di conciliazione ed ai servizi messi in campo dall’azienda. Per quanto riguarda i servizi si possono distinguere i fringe ed i flexible benefit, che godono di un trattamento fiscale agevolato. Tuttavia, tali benefi e le politiche di welfare aziendale in generale, rischiano di restare appannaggio delle grandi imprese: le aziende di piccole-medie dimensioni (PMI), che rappresentano la principale componente del tessuto imprenditoriale italiano; presentano spesso difficoltà economiche nell’implementare piani di welfare e le singole iniziative scarsamente mostrano possibilità di successo. A questo proposito, il welfare territoriale appare un’interessante opportunità per lo sviluppo di piani di welfare aziendale tra le PMI: attraverso l’implementazione di reti di imprese appare possibile rispondere in modo efficiente ai bisogni dei lavoratori, ideando soluzioni condivise e beneficiando di una riduzione dei costi. Questa tesi intende dunque concentrarsi su una rete di imprese, situata nella zona Nord della Città di Torino, e sul ruolo dell’Unioni Industriali Torino, che ha contribuito alla costruzione di tale rete. In particolare, intervistando i soggetti citati, verranno indagate le principali resistenze e prospettive sulla possibile diffusione di reti di imprese tra le PMI italiane.

Welfare aziendale e rete di imprese: analisi e prospettive di un’esperienza concreta nel torinese

ROSSI, ERIKA
2022/2023

Abstract

I sistemi di welfare sono oggi caratterizzati da una crisi di delegittimazione a causa di fattori quali: il basso tasso di natalità, il progressivo invecchiamento della popolazione e la persistenza del modello male breadwinner. La crisi seguita alla pandemia da Covid-19 ha accentuato i rischi sociali già presenti, mettendo in luce la generale crisi dello Stato Sociale ed il sempre più necessario intervento del secondo welfare. La funzione iniziale del secondo welfare è stata quella di mitigare le conseguenze drammatiche dei periodi di crisi, tuttavia negli anni ha assunto un peso sempre più rilevante, arrivando ad implementare una fitta rete di collaborazione tra il sistema pubblico e quello privato. Questo dimostra come l’innovazione sociale, sia un elemento cruciale per garantire la sostenibilità dei sistemi di welfare europei. In questa scenario si sviluppa il tema del welfare aziendale. Esso nasce nell’ Ottocento a seguito delle prime esperienze di paternalismo industriale. Negli anni si sviluppano esperienze di welfare aziendale come il Villaggio Leumann in cui viene istituita la prima Opera nazionale dopolavoro e l’Olivetti S.p.A.: una fabbrica concepita “a misura d’uomo”. Ad oggi le imprese rappresentano importanti attori del secondo welfare ed in linea con i principi della corporate social responsability, possono scegliere se implementare piani di welfare aziendale, spesso avvalendosi del supporto di provider e delle parti sociali. Il welfare aziendale si pone l’obiettivo di incrementare il benessere dei lavoratori, favorendo l’equilibrio tra la loro vita privata e lavorativa, rendendoli più coinvolti e produttivi nel lavoro, favorendo le relazioni di fidelizzazione tra dipendente ed impresa. Quest’ultima, adottando politiche di welfare aziendale, favorisce la conciliazione vita-lavoro dei dipendenti, a ridurre il gender gap presente tra uomini e donne nella distribuzione del lavoro di cura, la segregazione occupazionale. Favorisce l’empowerment degli individui e rappresenta un contesto di lavoro attrattivo per i giovani: sempre più attenti alle tematiche di conciliazione ed ai servizi messi in campo dall’azienda. Per quanto riguarda i servizi si possono distinguere i fringe ed i flexible benefit, che godono di un trattamento fiscale agevolato. Tuttavia, tali benefi e le politiche di welfare aziendale in generale, rischiano di restare appannaggio delle grandi imprese: le aziende di piccole-medie dimensioni (PMI), che rappresentano la principale componente del tessuto imprenditoriale italiano; presentano spesso difficoltà economiche nell’implementare piani di welfare e le singole iniziative scarsamente mostrano possibilità di successo. A questo proposito, il welfare territoriale appare un’interessante opportunità per lo sviluppo di piani di welfare aziendale tra le PMI: attraverso l’implementazione di reti di imprese appare possibile rispondere in modo efficiente ai bisogni dei lavoratori, ideando soluzioni condivise e beneficiando di una riduzione dei costi. Questa tesi intende dunque concentrarsi su una rete di imprese, situata nella zona Nord della Città di Torino, e sul ruolo dell’Unioni Industriali Torino, che ha contribuito alla costruzione di tale rete. In particolare, intervistando i soggetti citati, verranno indagate le principali resistenze e prospettive sulla possibile diffusione di reti di imprese tra le PMI italiane.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/105689