Sociologia del gioco e dello sport: i fondamenti della proposta educativa dello scoutismo di Robert Baden-Powell

L’attività ludica è un processo di apprendimento, e ci sono differenze importanti tra il modo di divertirsi nelle diverse culture, ma anche alcune sorprendenti somiglianze: infatti, bambini di culture diverse attraversano gli stessi stadi di sviluppo nel loro comportamento di gioco. Il gioco come espressione della creatività è un’azione culturale sia individuale sia collettiva; crea anche un’identità, frutto di una crescita interiore, sia personale sia interpersonale. Ma ogni gioco ha le sue regole, che, codificate o liberamente determinate secondo le esigenze del momento, devono comunque essere conosciute da tutti e rispettate. Lo sport può socializzare più del gioco stesso e, in questo senso, andare oltre l’incapacità di rivendicare l’autonomia della forma culturale. Attraverso la partecipazione allo sport, le persone avranno una comprensione più profonda dei valori sociali, fino a raggiungere l’integrazione e la regolazione, assimilare questi valori in base alla propria comprensione, controllare le proprie emozioni, il pensiero e i metodi comportamentali per diventare moralmente più giusti e, in particolare, per consentire ai minori di avere la possibilità di esercitare nella società per contribuire a migliorare il loro senso di responsabilità e dovere sociale. In conclusione, chi appartiene al mondo dello scoutismo in particolare continua a sognare che giovani e meno giovani, genitori e figli, nonni e nipoti, badanti e bambini, capi e adolescenti che vogliono provare a fare una sorta di “viaggio” nel mondo dell’altro, lo riescano a fare, andando da “qualche parte” insieme, in un posto dove entrambi sono stranieri, dove non importa se siamo vecchi o giovani, padri, madri o figli, insegnanti e studenti, capi o ragazzi, perché è un posto nuovo, sconosciuto dagli adulti e dai ragazzi, dove chi comanda non può (solo) fare da guida ma anche, e soprattutto, esperienza assieme.