The decades-long conflict between the Turkish state and the Kurdish armed struggle experienced a new, violent stage in its history in the summer of 2015. Following the declarations of independence of seven urban municipalities in the South-East of the country - a historically Kurdish-majority region -, what had until then mainly been a war characterised by guerrilla and counter-guerrilla actions in rural locations turned into a full-fledged urban warfare operation. The violent clashes between state security forces and the YDG-H, a youth wing of the PKK, were resolved in the late spring of 2016 with the state regaining control over urban centres, at the cost, however, of the flight of thousands of civilian residents and the complete destruction of large parts of the cities. Reconstruction at the hands of the state has led to the complete transformation of the previous urban fabric: both in terms of its physical structure, which has undergone structural modernisation, and, through profound resemantisation, at the mnemonic and identity level. Carried out by means of TOKI - a government agency with extensive powers in the field of construction and urbanisation -, the reconstruction of destroyed urban centres fits into the process of urban renewal that began in Turkey in the early 2000s - coinciding with the rise to power of the AKP - which is the driving force behind the country's neoliberal economic machine. This thesis, developed also thanks to a research stay in Paris, aims to examine the Turkish case using the theoretical lens of urbicide - "the killing of the city" - and to analyse the consequences of the destruction-reconstruction process in relation to the physical, relational and symbolic characteristics of the new space generated by the urbicide itself. The first chapter consists of a theoretical analysis of the concept of urbicide, with reference to its genesis, meaning and implications for memories, identities and spaces. The second section, useful to contextualise the Turkish case, introduces the understanding of the conflict between the Turkish state and Kurdish armed groups, the urban policies of the new millennium and the relationship between the state and spatiality through the examination of some episodes from the birth of the Republic to the present day. The work is concluded by the third chapter which, through a deconstruction that draws on the Lefebvrian concept of social space, investigates the practices, discourses and dynamics of the new space generated by urbicide.

Il decennale conflitto fra lo Stato turco e la lotta armata curda ha conosciuto una nuova, violenta tappa della sua storia nell’estate del 2015. In seguito alle dichiarazioni di indipendenza di sette municipalità urbane del Sud-Est del Paese – regione storicamente a maggioranza curda -, quella che fino a quel momento era stata principalmente una guerra caratterizzata da azioni di guerriglia e controguerriglia in località rurali si è infatti trasformata in una vera e propria operazione di urban warfare. I violenti scontri fra le forze di sicurezza statali e lo YDG-H, un’ala giovanile del PKK, si sono risolti nella tarda primavera del 2016 con la riacquisizione del controllo dello Stato sui centri urbani, al costo, tuttavia, della fuga di migliaia di civili residenti e alla completa distruzione di larghe parti delle città. La ricostruzione per mano dello Stato ha portato alla completa trasformazione del tessuto urbano precedente: sia in termini relativi alla struttura fisica, oggetto di un’opera di modernizzazione strutturale, che, attraverso una profonda risemantizzazione, a livello mnemonico e identitario. Portata avanti per mezzo della TOKI - agenzia governativa con pieni poteri in campo di edilizia e urbanizzazione -, la ricostruzione dei centri urbani distrutti si inserisce poi nel processo di rinnovamento urbano iniziato in Turchia nei primi anni 2000, in concomitanza con la salita al potere dell’AKP, che costituisce la locomotiva di traino della macchina economica neoliberista del Paese. Il presente elaborato, sviluppato anche grazie a un soggiorno di ricerca a Parigi, si prefigge di esaminare il caso turco utilizzando la lente teorica dell’urbicidio - “l’uccisione della città” – e di analizzare le conseguenze del processo di distruzione-ricostruzione in relazione alle caratteristiche fisiche, relazionali e simboliche del nuovo spazio generato dall’urbicidio stesso. Il primo capitolo consiste in un’analisi teorica del concetto di urbicidio, in particolare in riferimento alla genesi, al significato e alle implicazioni per memorie, identità e spazi. La seconda sezione, utile a contestualizzare il caso turco, introduce alla comprensione del conflitto fra Stato turco e gruppi armati curdi, delle politiche urbane del nuovo millennio e del rapporto fra Stato e spazialità attraverso l’esame di alcuni episodi dalla nascita della Repubblica ad oggi. Conclude l’elaborato il terzo capitolo che, attraverso una scomposizione che segue il concetto lefebvriano di spazio sociale, indaga pratiche, discorsi e dinamiche del nuovo spazio generato dall’urbicidio.

“Il richiamo alla preghiera non cesserà, la bandiera non sarà mai ammainata”: l’urbicidio come pratica di nation-building. Analisi del processo di distruzione e ricostruzione dei centri urbani nel Sud-Est della Turchia.

BERARDI, MICHELE
2022/2023

Abstract

Il decennale conflitto fra lo Stato turco e la lotta armata curda ha conosciuto una nuova, violenta tappa della sua storia nell’estate del 2015. In seguito alle dichiarazioni di indipendenza di sette municipalità urbane del Sud-Est del Paese – regione storicamente a maggioranza curda -, quella che fino a quel momento era stata principalmente una guerra caratterizzata da azioni di guerriglia e controguerriglia in località rurali si è infatti trasformata in una vera e propria operazione di urban warfare. I violenti scontri fra le forze di sicurezza statali e lo YDG-H, un’ala giovanile del PKK, si sono risolti nella tarda primavera del 2016 con la riacquisizione del controllo dello Stato sui centri urbani, al costo, tuttavia, della fuga di migliaia di civili residenti e alla completa distruzione di larghe parti delle città. La ricostruzione per mano dello Stato ha portato alla completa trasformazione del tessuto urbano precedente: sia in termini relativi alla struttura fisica, oggetto di un’opera di modernizzazione strutturale, che, attraverso una profonda risemantizzazione, a livello mnemonico e identitario. Portata avanti per mezzo della TOKI - agenzia governativa con pieni poteri in campo di edilizia e urbanizzazione -, la ricostruzione dei centri urbani distrutti si inserisce poi nel processo di rinnovamento urbano iniziato in Turchia nei primi anni 2000, in concomitanza con la salita al potere dell’AKP, che costituisce la locomotiva di traino della macchina economica neoliberista del Paese. Il presente elaborato, sviluppato anche grazie a un soggiorno di ricerca a Parigi, si prefigge di esaminare il caso turco utilizzando la lente teorica dell’urbicidio - “l’uccisione della città” – e di analizzare le conseguenze del processo di distruzione-ricostruzione in relazione alle caratteristiche fisiche, relazionali e simboliche del nuovo spazio generato dall’urbicidio stesso. Il primo capitolo consiste in un’analisi teorica del concetto di urbicidio, in particolare in riferimento alla genesi, al significato e alle implicazioni per memorie, identità e spazi. La seconda sezione, utile a contestualizzare il caso turco, introduce alla comprensione del conflitto fra Stato turco e gruppi armati curdi, delle politiche urbane del nuovo millennio e del rapporto fra Stato e spazialità attraverso l’esame di alcuni episodi dalla nascita della Repubblica ad oggi. Conclude l’elaborato il terzo capitolo che, attraverso una scomposizione che segue il concetto lefebvriano di spazio sociale, indaga pratiche, discorsi e dinamiche del nuovo spazio generato dall’urbicidio.
ITA
The decades-long conflict between the Turkish state and the Kurdish armed struggle experienced a new, violent stage in its history in the summer of 2015. Following the declarations of independence of seven urban municipalities in the South-East of the country - a historically Kurdish-majority region -, what had until then mainly been a war characterised by guerrilla and counter-guerrilla actions in rural locations turned into a full-fledged urban warfare operation. The violent clashes between state security forces and the YDG-H, a youth wing of the PKK, were resolved in the late spring of 2016 with the state regaining control over urban centres, at the cost, however, of the flight of thousands of civilian residents and the complete destruction of large parts of the cities. Reconstruction at the hands of the state has led to the complete transformation of the previous urban fabric: both in terms of its physical structure, which has undergone structural modernisation, and, through profound resemantisation, at the mnemonic and identity level. Carried out by means of TOKI - a government agency with extensive powers in the field of construction and urbanisation -, the reconstruction of destroyed urban centres fits into the process of urban renewal that began in Turkey in the early 2000s - coinciding with the rise to power of the AKP - which is the driving force behind the country's neoliberal economic machine. This thesis, developed also thanks to a research stay in Paris, aims to examine the Turkish case using the theoretical lens of urbicide - "the killing of the city" - and to analyse the consequences of the destruction-reconstruction process in relation to the physical, relational and symbolic characteristics of the new space generated by the urbicide itself. The first chapter consists of a theoretical analysis of the concept of urbicide, with reference to its genesis, meaning and implications for memories, identities and spaces. The second section, useful to contextualise the Turkish case, introduces the understanding of the conflict between the Turkish state and Kurdish armed groups, the urban policies of the new millennium and the relationship between the state and spatiality through the examination of some episodes from the birth of the Republic to the present day. The work is concluded by the third chapter which, through a deconstruction that draws on the Lefebvrian concept of social space, investigates the practices, discourses and dynamics of the new space generated by urbicide.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/105329