La tesi ha avuto come argomento le concentrazioni di fondo della contaminazione diffusa da cloroderivati e nichel nelle acque sotterranee della falda superficiale in tre distinti siti: uno a scala provinciale (Città Metropolitana di Torino) e due siti a scala di maggior dettaglio (Biella e Torino). Lo studio è frutto di una collaborazione con ARPA Piemonte la quale ha permesso di realizzare il tirocinio curriculare, partecipare alla campagna di campionamento da essa realizzata ed usufruire dei dati raccolti. Si è effettuato un iniziale reperimento delle informazioni disponibili volte a costituire il cosiddetto “modello concettuale” ed in seguito è stata applicata la “procedura statistica” (Linea guida per la determinazione dei valori di fondo per i suoli e le acque sotterranee-ISPRA) per l'identificazione dei valori di fondo (VDF), ponendo attenzioni ai dati geologici di dettaglio, alla caratterizzazione della contaminazione e alle caratteristiche dei contaminanti studiati, producendo in seguito due sezioni litostratigrafiche di dettaglio. Le fasi indicate hanno permesso di evidenziare i punti della metodologia che necessitano di migliorie, in particolare la trattazione degli obbiettivi iniziali ha riservato alcune criticità correlate sia al modello concettuale sia alla procedura statistica: di seguito vengono riportati gli esiti/considerazioni maggiormente incisivi. Nel sito a scala provinciale l'impiego dei punti di monitoraggio della rete regionale (RMRAS) non è risultato essere sufficiente per uno studio di questo tipo, confermando la sostanziale equivalenza fra serie temporali di 5 o 10 anni, inoltre la caratterizzazione provinciale non è avvenuta tramite la considerazione dei VDF definiti ma bensì dei valori di riferimento imposti. E' emerso come il pinerolese sia interessato da una condizione pressoché priva di contaminazioni mentre si evidenziano il Canavese e il Torinese, rispettivamente per Nichel e Tetracloroetilene, fra quelli con maggiore criticità. In merito ai siti locali, i diversi cloroderivati hanno mostrato una differente distribuzione spaziale nel sito torinese mentre nel sito biellese si ottiene una situazione opposta, inoltre si evidenzia una minore degradazione del Tetracloroetilene nel sito di Biella, rispetto al sito torinese. Il Tetracloroetilene, essendo di esclusiva origine antropica, ha un legame con contaminazioni puntuali che possono o non essere più rintracciabili. Sebbene i VDF individuati siano bassi, nell'intero settore vista la presenza di concentrazioni al di sotto del LOQ in numerosi punti di monitoraggio, è risultata assente la presenza di una sorgente “diffusa a grande scala”, facendo supporre come ogni concentrazione individuata maggiore al LOQ sia correlabile a sorgenti puntuali. In merito alla linea guida seguita è possibile affermare come essa non sempre sia risultata esaustiva e semplice da utilizzare, si ritiene molto importante avere a disposizione una sufficiente serie storica di analisi. Concludendo il lavoro svolto ha consentito di definire le concentrazioni di fondo nelle acque sotterranee permettendo di individuare e caratterizzare le porzioni di territorio più critiche, oltre a fornire uno strumento di analisi della metodologia e fornire utili spunti per futuri miglioramenti della metodica utilizzata.

CONCENTRAZIONI DI FONDO NELLE ACQUE SOTTERRANEE: ANALISI METODOLOGICA NEI CASI STUDI DI TORINO E BIELLA

COCCA, DANIELE
2018/2019

Abstract

La tesi ha avuto come argomento le concentrazioni di fondo della contaminazione diffusa da cloroderivati e nichel nelle acque sotterranee della falda superficiale in tre distinti siti: uno a scala provinciale (Città Metropolitana di Torino) e due siti a scala di maggior dettaglio (Biella e Torino). Lo studio è frutto di una collaborazione con ARPA Piemonte la quale ha permesso di realizzare il tirocinio curriculare, partecipare alla campagna di campionamento da essa realizzata ed usufruire dei dati raccolti. Si è effettuato un iniziale reperimento delle informazioni disponibili volte a costituire il cosiddetto “modello concettuale” ed in seguito è stata applicata la “procedura statistica” (Linea guida per la determinazione dei valori di fondo per i suoli e le acque sotterranee-ISPRA) per l'identificazione dei valori di fondo (VDF), ponendo attenzioni ai dati geologici di dettaglio, alla caratterizzazione della contaminazione e alle caratteristiche dei contaminanti studiati, producendo in seguito due sezioni litostratigrafiche di dettaglio. Le fasi indicate hanno permesso di evidenziare i punti della metodologia che necessitano di migliorie, in particolare la trattazione degli obbiettivi iniziali ha riservato alcune criticità correlate sia al modello concettuale sia alla procedura statistica: di seguito vengono riportati gli esiti/considerazioni maggiormente incisivi. Nel sito a scala provinciale l'impiego dei punti di monitoraggio della rete regionale (RMRAS) non è risultato essere sufficiente per uno studio di questo tipo, confermando la sostanziale equivalenza fra serie temporali di 5 o 10 anni, inoltre la caratterizzazione provinciale non è avvenuta tramite la considerazione dei VDF definiti ma bensì dei valori di riferimento imposti. E' emerso come il pinerolese sia interessato da una condizione pressoché priva di contaminazioni mentre si evidenziano il Canavese e il Torinese, rispettivamente per Nichel e Tetracloroetilene, fra quelli con maggiore criticità. In merito ai siti locali, i diversi cloroderivati hanno mostrato una differente distribuzione spaziale nel sito torinese mentre nel sito biellese si ottiene una situazione opposta, inoltre si evidenzia una minore degradazione del Tetracloroetilene nel sito di Biella, rispetto al sito torinese. Il Tetracloroetilene, essendo di esclusiva origine antropica, ha un legame con contaminazioni puntuali che possono o non essere più rintracciabili. Sebbene i VDF individuati siano bassi, nell'intero settore vista la presenza di concentrazioni al di sotto del LOQ in numerosi punti di monitoraggio, è risultata assente la presenza di una sorgente “diffusa a grande scala”, facendo supporre come ogni concentrazione individuata maggiore al LOQ sia correlabile a sorgenti puntuali. In merito alla linea guida seguita è possibile affermare come essa non sempre sia risultata esaustiva e semplice da utilizzare, si ritiene molto importante avere a disposizione una sufficiente serie storica di analisi. Concludendo il lavoro svolto ha consentito di definire le concentrazioni di fondo nelle acque sotterranee permettendo di individuare e caratterizzare le porzioni di territorio più critiche, oltre a fornire uno strumento di analisi della metodologia e fornire utili spunti per futuri miglioramenti della metodica utilizzata.
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