The following dissertation aims to reconstruct the relationship between war and law during the historical experience of ancient Rome, first monarchical and then republican. Within the paper, the concept of just war and its extrinsication through the fulfillment of the legal transactions of the ius feziale will be analyzed: a religious legal complex, under the exclusive competence of the priestly fetial college, structured in a series of formal rituals capable of producing normative effects at the level of international relations. For this reason, the analysis of the phetial formularies will be the object of study in the first chapter; in particular, we will focus on the procedure of opening hostilities, the res repetere, handed down by both Titus Livius and Dionysius of Halicarnassus, the proper conduct of which represented a guarantee of the legality and sacredness of the action undertaken. Later, the change in procedures during the Roman Mediterranean expansion will be observed and the progressive marginalization of priests will be witnessed; both brought about by the new requirements of foreign policy and the emergence of modern diplomatic legations. The second chapter, on the other hand, will be devoted to the conception of the concept of just war in Ciceronian works, which, although operating on a formal legal level, influenced later reworkings, in Christian thought, on the legitimacy of conflicts from an ethical-moral perspective, due to some interpolations suffered by the Arpinate's texts. Finally, in the third and final chapter, we will look at some legacies of feal law that influenced international law's reflections on external violence between the 16th and 17th centuries. Therefore, the work of the jurist Petrino Belli will be analyzed, in which the creation of an international arbitration panel, composed of super partes jurists, is advocated, with the aim of averting interstate conflicts. ​

La seguente dissertazione mira a ricostruire il rapporto fra guerra e diritto durante l'esperienza storica della Roma antica, prima monarchica e poi repubblicana. All’interno dello scritto si analizzerà il concetto di guerra giusta e la sua estrinsecazione attraverso il compimento dei negozi giuridici del ius feziale: un complesso giuridico religioso, di competenza esclusiva del collegio sacerdotale feziale, strutturato in una serie di rituali formali in grado di produrre effetti normativi sul piano delle relazioni internazionali. Per questo motivo l’analisi dei formulari feziali sarà l’oggetto di studio del primo capitolo; in particolare ci si concentrerà sulla procedura di apertura delle ostilità, il res repetere, tramandata sia da Tito Livio che da Dionigi di Alicarnasso, il cui corretto svolgimento rappresentava una garanzia di legalità e sacralità dell’azione intrapresa. In seguito si osserverà il mutamento delle procedure durante l’espansione mediterranea romana e si assisterà alla progressiva marginalizzazione dei sacerdoti; entrambe determinate dalle nuove esigenze di politica estera e dalla nascita di moderne legazioni diplomatiche. Il secondo capitolo sarà invece dedicato alla concezione del concetto di guerra giusta nelle opere ciceroniane che, sebbene operante su un piano giuridico formale, ha influenzato le successive rielaborazioni, nel pensiero cristiano, sulla legittimità dei conflitti in chiave etico morale, a causa di alcune interpolazioni subite dai testi dell’arpinate. Nel terzo e ultimo capitolo, infine, ci si soffermerà su alcuni lasciti del diritto feziale che hanno influenzato le riflessioni del diritto internazionale sulla violenza esterna fra il XVI e il XVII secolo. Pertanto si analizzerà l’opera del giurista Petrino Belli in cui viene auspicata la nascita di un collegio arbitrale internazionale, composto da giuristi super partes, avente lo scopo di scongiurare i conflitti interstatali. ​

Per una definizione di bellum iustum. Dal ius feziale romano alle utopie giuridiche del XVI secolo

SAKSIDA, FABIO
2021/2022

Abstract

La seguente dissertazione mira a ricostruire il rapporto fra guerra e diritto durante l'esperienza storica della Roma antica, prima monarchica e poi repubblicana. All’interno dello scritto si analizzerà il concetto di guerra giusta e la sua estrinsecazione attraverso il compimento dei negozi giuridici del ius feziale: un complesso giuridico religioso, di competenza esclusiva del collegio sacerdotale feziale, strutturato in una serie di rituali formali in grado di produrre effetti normativi sul piano delle relazioni internazionali. Per questo motivo l’analisi dei formulari feziali sarà l’oggetto di studio del primo capitolo; in particolare ci si concentrerà sulla procedura di apertura delle ostilità, il res repetere, tramandata sia da Tito Livio che da Dionigi di Alicarnasso, il cui corretto svolgimento rappresentava una garanzia di legalità e sacralità dell’azione intrapresa. In seguito si osserverà il mutamento delle procedure durante l’espansione mediterranea romana e si assisterà alla progressiva marginalizzazione dei sacerdoti; entrambe determinate dalle nuove esigenze di politica estera e dalla nascita di moderne legazioni diplomatiche. Il secondo capitolo sarà invece dedicato alla concezione del concetto di guerra giusta nelle opere ciceroniane che, sebbene operante su un piano giuridico formale, ha influenzato le successive rielaborazioni, nel pensiero cristiano, sulla legittimità dei conflitti in chiave etico morale, a causa di alcune interpolazioni subite dai testi dell’arpinate. Nel terzo e ultimo capitolo, infine, ci si soffermerà su alcuni lasciti del diritto feziale che hanno influenzato le riflessioni del diritto internazionale sulla violenza esterna fra il XVI e il XVII secolo. Pertanto si analizzerà l’opera del giurista Petrino Belli in cui viene auspicata la nascita di un collegio arbitrale internazionale, composto da giuristi super partes, avente lo scopo di scongiurare i conflitti interstatali. ​
ITA
The following dissertation aims to reconstruct the relationship between war and law during the historical experience of ancient Rome, first monarchical and then republican. Within the paper, the concept of just war and its extrinsication through the fulfillment of the legal transactions of the ius feziale will be analyzed: a religious legal complex, under the exclusive competence of the priestly fetial college, structured in a series of formal rituals capable of producing normative effects at the level of international relations. For this reason, the analysis of the phetial formularies will be the object of study in the first chapter; in particular, we will focus on the procedure of opening hostilities, the res repetere, handed down by both Titus Livius and Dionysius of Halicarnassus, the proper conduct of which represented a guarantee of the legality and sacredness of the action undertaken. Later, the change in procedures during the Roman Mediterranean expansion will be observed and the progressive marginalization of priests will be witnessed; both brought about by the new requirements of foreign policy and the emergence of modern diplomatic legations. The second chapter, on the other hand, will be devoted to the conception of the concept of just war in Ciceronian works, which, although operating on a formal legal level, influenced later reworkings, in Christian thought, on the legitimacy of conflicts from an ethical-moral perspective, due to some interpolations suffered by the Arpinate's texts. Finally, in the third and final chapter, we will look at some legacies of feal law that influenced international law's reflections on external violence between the 16th and 17th centuries. Therefore, the work of the jurist Petrino Belli will be analyzed, in which the creation of an international arbitration panel, composed of super partes jurists, is advocated, with the aim of averting interstate conflicts. ​
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/104621