La presente tesi si propone l’obiettivo di analizzare in chiave critica un istituto, quello della legittima difesa, che riveste, da sempre, un ruolo centrale in sistemi giuridici anche molto distanti temporalmente e geograficamente e che, peraltro, è sopravvissuto egregiamente al trascorrere dei secoli e delle epoche storiche, al susseguirsi di diversi orientamenti politici e di regimi statali e al mutamento delle esigenze sociali e criminali sottese, rimanendo pressoché invariato in quella che costituisce la sua fisionomia originaria. Certamente, di volta in volta è stato caratterizzato da maggiori o minori margini di riconoscimento in base all’orientamento dei detentori del potere legislativo, ma pur sempre ammesso e accettato in ogni momento. Invero, l’istituto ha rappresentato una costante nella storia e, nonostante la sua origine oramai piuttosto risalente nel tempo, si rivela tutt’altro che statico e immutato, rimanendo al contrario ancora oggi al centro di continui dibattiti politici e dottrinali, riforme e necessità di adeguamento. Proprio queste continue esigenze di adeguamento del diritto alle nuove istanze sociali e criminali hanno condotto alla promulgazione di due recenti riforme dell’istituto attraverso le quali il legislatore ha voluto introdurre la cosiddetta legittima difesa domiciliare, una forma speciale della scriminante che si applica specificamente nei luoghi di privata dimora – ovvero nei luoghi a questi equiparati – al ricorrere di specifici requisiti. La grande portata innovativa di queste due novelle è da rinvenirsi, però, nel fatto che hanno introdotto una presunzione legale apparentemente assoluta del requisito della proporzionalità della difesa rispetto all’offesa, in deroga a quanto sancito invece dal primo comma dell’art. 52 c.p. Siffatte riforme, proprio per la presunzione di un elemento di tale importanza della quale sono portatrici, hanno generato non pochi dibattiti interpretativi e problemi di costituzionalità. Il presente esposto – dopo aver ricostruito in chiave sinottica l’evoluzione storica dell’istituto e averne analizzato dettagliatamente la disciplina – si propone di illustrare proprio tali profili di criticità e di cercare di offrire contestualmente le soluzioni che sono state nel tempo avanzate, avvalendosi delle più importanti correnti dottrinali sviluppatesi in merito e delle pronunce di legittimità intervenute sul tema, al fine di individuare una interpretazione conforme al dettato costituzionale. Infine, attraverso una dettagliata indagine sulla giurisprudenza di legittimità, questa tesi intende mostrare come, nonostante i due interventi del legislatore fossero tanto attesi e acclamati e vi si prospettasse, quale naturale conseguenza, un importante riscontro pratico, la portata effettiva degli stessi non sia stata affatto del tenore che ci si aspettava.
Art. 52 c.p. e riforma della legittima difesa domiciliare
STRATA, GAIA
2022/2023
Abstract
La presente tesi si propone l’obiettivo di analizzare in chiave critica un istituto, quello della legittima difesa, che riveste, da sempre, un ruolo centrale in sistemi giuridici anche molto distanti temporalmente e geograficamente e che, peraltro, è sopravvissuto egregiamente al trascorrere dei secoli e delle epoche storiche, al susseguirsi di diversi orientamenti politici e di regimi statali e al mutamento delle esigenze sociali e criminali sottese, rimanendo pressoché invariato in quella che costituisce la sua fisionomia originaria. Certamente, di volta in volta è stato caratterizzato da maggiori o minori margini di riconoscimento in base all’orientamento dei detentori del potere legislativo, ma pur sempre ammesso e accettato in ogni momento. Invero, l’istituto ha rappresentato una costante nella storia e, nonostante la sua origine oramai piuttosto risalente nel tempo, si rivela tutt’altro che statico e immutato, rimanendo al contrario ancora oggi al centro di continui dibattiti politici e dottrinali, riforme e necessità di adeguamento. Proprio queste continue esigenze di adeguamento del diritto alle nuove istanze sociali e criminali hanno condotto alla promulgazione di due recenti riforme dell’istituto attraverso le quali il legislatore ha voluto introdurre la cosiddetta legittima difesa domiciliare, una forma speciale della scriminante che si applica specificamente nei luoghi di privata dimora – ovvero nei luoghi a questi equiparati – al ricorrere di specifici requisiti. La grande portata innovativa di queste due novelle è da rinvenirsi, però, nel fatto che hanno introdotto una presunzione legale apparentemente assoluta del requisito della proporzionalità della difesa rispetto all’offesa, in deroga a quanto sancito invece dal primo comma dell’art. 52 c.p. Siffatte riforme, proprio per la presunzione di un elemento di tale importanza della quale sono portatrici, hanno generato non pochi dibattiti interpretativi e problemi di costituzionalità. Il presente esposto – dopo aver ricostruito in chiave sinottica l’evoluzione storica dell’istituto e averne analizzato dettagliatamente la disciplina – si propone di illustrare proprio tali profili di criticità e di cercare di offrire contestualmente le soluzioni che sono state nel tempo avanzate, avvalendosi delle più importanti correnti dottrinali sviluppatesi in merito e delle pronunce di legittimità intervenute sul tema, al fine di individuare una interpretazione conforme al dettato costituzionale. Infine, attraverso una dettagliata indagine sulla giurisprudenza di legittimità, questa tesi intende mostrare come, nonostante i due interventi del legislatore fossero tanto attesi e acclamati e vi si prospettasse, quale naturale conseguenza, un importante riscontro pratico, la portata effettiva degli stessi non sia stata affatto del tenore che ci si aspettava.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/104414