Background. Bacterial endocarditis is a pathology with a significant epidemiological incidence (3-15 cases per 100.000, with a peak of 14.5 cases between 70 and 80 years old), with multiple etiopathogenesis as well as pleomorphic onset and course, with high morbidity and mortality and it is still characterized by a severe prognosis. Materials. The purpose of this retrospective cohort observational study is to analyze, according to the modified Duke criteria, the outcomes of patients with certain diagnosis of IE over 20 years, from 2000 to 2020, operated by the same Cardiac Surgery Team of the "Mauriziano Umberto I" hospital in Turin. The study included adult patients who underwent cardiac surgery between January 1, 2000 and March 1, 2020, for a total of 367 patients including 257 men and 110 women. Objectives. The following aims were considered in the study: 1) The analysis of the risk profile of the sample over twenty years; 2) The cumulative survival of the general sample; 3) Comparison between the decade 2000-10 and the decade 2011-20; 4) Short and medium -term mortality (30 days-5 years) and the respective independent predictors of death; 5) The cumulative survival by type of isolated pathogen; 6) Comparison of the prevalence of the pathogen in the above mentioned decades; 7) The predictive potential of death by type of pathogen in the two decades. Results. 1) The population with IE has changed over the years as it is now made up of older patients (62 vs 66 years; p = 0.016) and with greater comorbidities (logistic EuroSCORE 12 vs 26; p = 0.049). 2) Kaplan-Meier analysis showed that the overall survival rate of the sample was 52.4% with an average survival of 8.4 years. 3) There was no statistically significant difference in cumulative survival between the decade 2000-10 and 2011-20 (p = 0.918). 4) 1-month mortality was 18% and independently associated with women, with active endocarditis, with pacemaker carriers, with stroke / intracerebral hemorrhage, with low cardiac output syndrome, with infection / sepsis and major bleeding. 5-years mortality was 50% and independently associated only with the presence of heart failure. 5) A statistically significant difference was found between having or not having streptococcus and survival (p = 0.007). 6) From 2000-10 to 2011-20 there was an increase in the prevalence of staphylococci (p = 0.002) and a slight decrease in streptococci (p = 0.052). 7) Streptococcus was associated under logistic regression with a lower mortality rate only in the decade 2011-20 (OR 0.424; p = 0.021). Conclusions. Early diagnosis, perioperative care and optimal surgical timing have improved over 20 years. However, infectious endocarditis continues to be characterized by a significantly high mortality both in the short and long term. Patient's underlying conditions, extent of the infection at the level of the cardiac structures as well as post-operative complications are the main factors of this excess of mortality.
Background. L’endocardite infettiva batterica (EI) è una patologia di rilevante incidenza epidemiologica (3-15 casi per 100.000, con un picco di 14.5 casi fra i 70 e gli 80 anni), ad eziopatogenesi multipla e con esordio e decorso pleiomorfo, ad elevata morbidità e mortalità ed è gravata tutt’oggi da una prognosi severa. Materiali. Lo scopo del presente studio osservazionale di coorte retrospettivo è quello di analizzare gli outcome, nell’arco temporale di 20 anni, dal 2000 al 2020, di pazienti con diagnosi certa di EI, secondo i criteri di Duke modificati, operati dal medesimo Team Cardiochirurgico dell’ospedale “Mauriziano Umberto I” di Torino. Nello studio sono stati inclusi tutti i pazienti adulti sottoposti a procedura chirurgica cardiaca nel periodo fra 1°gennaio 2000 e 1°marzo 2020, per un totale di 367 pazienti di cui 257 uomini e 110 donne. Obiettivi. Sono stati considerati i seguenti endpoint: 1) L’analisi del profilo di rischio del campione nel corso del ventennio; 2) La sopravvivenza cumulativa del campione generale; 3) Confronto tra la decade 2000-10 e la decade 2011-20; 4) La mortalità a breve e medio termine (30 giorni-5 anni) e i rispettivi fattori predittivi indipendenti di morte; 5) Sopravvivenza cumulativa per tipo di patogeno isolato; 6) Confronto della prevalenza del patogeno nelle decadi considerate; 7) Potenzialità predittiva di morte per tipo di patogeno nelle due decadi. Risultati. 1) La popolazione con EI è cambiata nel corso degli anni essendo costituita oggi maggiormente da soggetti più anziani (62 vs 66 anni; p= 0,016) e con maggiori comorbidità (EuroSCORE logistico 12 vs 26; p= 0,049). 2) Il tasso di sopravvivenza globale del campione, all’analisi di Kaplan- Meier, è risultato del 52,4% e con una sopravvivenza media di 8,4 anni. 3) Non è stata riscontrata una differenza statisticamente significativa nella sopravvivenza cumulativa tra le decadi 2000-10 e 2011-20 (p=0,918). 4) La mortalità a 1 mese è stata del 18% ed è risultata associata in modo indipendente al sesso femminile, all’endocardite attiva, all’essere portatori di pacemaker, allo stroke/emorragia cerebrale, alla sindrome da bassa gittata, all’infezione/sepsi e sanguinamento maggiore. La mortalità a 5 anni è stata del 50% ed è risultata associata in modo indipendente solo alla presenza di scompenso cardiaco. 5) È stata messa in evidenza una differenza statisticamente significativa tra avere o meno lo streptococco e la sopravvivenza (p=0,007). 6) Dal 2000-10 al 2011-20 c’è stato un aumento della prevalenza di stafilococchi (p=0,002) e lieve decremento degli streptococchi (p=0,052). 7) Alla regressione logistica lo streptococco è stato associato ad un tasso di mortalità inferiore solo nella decade 2011-20 (OR 0,424; p =0,021). Conclusioni. La diagnosi precoce, le cure perioperatorie e il timing chirurgico ottimale sono migliorati nell’arco di 20 anni, nonostante ciò l’endocardite infettiva continua ad essere gravata da una mortalità significativamente elevata sia nel breve che nel lungo periodo. I principali fattori che determinano questo eccesso di mortalità sono le condizioni sottostanti del paziente, l’estensione dell’infezione a livello delle strutture cardiache e le complicanze post-operatorie.
"Endocardite infettiva, patologia emergente del terzo millennio: risultati a breve e lungo termine"
ADDONIZIO, MARIANGELA
2019/2020
Abstract
Background. L’endocardite infettiva batterica (EI) è una patologia di rilevante incidenza epidemiologica (3-15 casi per 100.000, con un picco di 14.5 casi fra i 70 e gli 80 anni), ad eziopatogenesi multipla e con esordio e decorso pleiomorfo, ad elevata morbidità e mortalità ed è gravata tutt’oggi da una prognosi severa. Materiali. Lo scopo del presente studio osservazionale di coorte retrospettivo è quello di analizzare gli outcome, nell’arco temporale di 20 anni, dal 2000 al 2020, di pazienti con diagnosi certa di EI, secondo i criteri di Duke modificati, operati dal medesimo Team Cardiochirurgico dell’ospedale “Mauriziano Umberto I” di Torino. Nello studio sono stati inclusi tutti i pazienti adulti sottoposti a procedura chirurgica cardiaca nel periodo fra 1°gennaio 2000 e 1°marzo 2020, per un totale di 367 pazienti di cui 257 uomini e 110 donne. Obiettivi. Sono stati considerati i seguenti endpoint: 1) L’analisi del profilo di rischio del campione nel corso del ventennio; 2) La sopravvivenza cumulativa del campione generale; 3) Confronto tra la decade 2000-10 e la decade 2011-20; 4) La mortalità a breve e medio termine (30 giorni-5 anni) e i rispettivi fattori predittivi indipendenti di morte; 5) Sopravvivenza cumulativa per tipo di patogeno isolato; 6) Confronto della prevalenza del patogeno nelle decadi considerate; 7) Potenzialità predittiva di morte per tipo di patogeno nelle due decadi. Risultati. 1) La popolazione con EI è cambiata nel corso degli anni essendo costituita oggi maggiormente da soggetti più anziani (62 vs 66 anni; p= 0,016) e con maggiori comorbidità (EuroSCORE logistico 12 vs 26; p= 0,049). 2) Il tasso di sopravvivenza globale del campione, all’analisi di Kaplan- Meier, è risultato del 52,4% e con una sopravvivenza media di 8,4 anni. 3) Non è stata riscontrata una differenza statisticamente significativa nella sopravvivenza cumulativa tra le decadi 2000-10 e 2011-20 (p=0,918). 4) La mortalità a 1 mese è stata del 18% ed è risultata associata in modo indipendente al sesso femminile, all’endocardite attiva, all’essere portatori di pacemaker, allo stroke/emorragia cerebrale, alla sindrome da bassa gittata, all’infezione/sepsi e sanguinamento maggiore. La mortalità a 5 anni è stata del 50% ed è risultata associata in modo indipendente solo alla presenza di scompenso cardiaco. 5) È stata messa in evidenza una differenza statisticamente significativa tra avere o meno lo streptococco e la sopravvivenza (p=0,007). 6) Dal 2000-10 al 2011-20 c’è stato un aumento della prevalenza di stafilococchi (p=0,002) e lieve decremento degli streptococchi (p=0,052). 7) Alla regressione logistica lo streptococco è stato associato ad un tasso di mortalità inferiore solo nella decade 2011-20 (OR 0,424; p =0,021). Conclusioni. La diagnosi precoce, le cure perioperatorie e il timing chirurgico ottimale sono migliorati nell’arco di 20 anni, nonostante ciò l’endocardite infettiva continua ad essere gravata da una mortalità significativamente elevata sia nel breve che nel lungo periodo. I principali fattori che determinano questo eccesso di mortalità sono le condizioni sottostanti del paziente, l’estensione dell’infezione a livello delle strutture cardiache e le complicanze post-operatorie.File | Dimensione | Formato | |
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