Il giusnaturalismo politico, come ricorda Bobbio nel testo “Società e Stato nella filosofia politica moderna”, inizia con il “De cive”, dove per la prima volta si parla di formazione dello Stato come fondazione tramite un pactum, che in Hobbes viene utilizzato in maniera innovativa in quanto il termine “pactum unionis” che utilizza è l’unione della precedente opposizione tra pactum societatis e pactum subiectionis. Il pactum non è però l'unica componente necessaria, secondo l'iniziatore del giusnaturalismo, in quanto il con tratto sociale è l’intermezzo tra stato di natura e stato civile. La questione deve dunque dirigersi sull’origine dello stato di natura. Hobbes sostiene che deve essere compiuta una transizione da stato di natura a società civile, ma anche John Locke nel “Secondo Trattato Sul Governo” ribadisce le ragioni che spingono l’uomo ad unirsi in società abbandonando lo stato di natura. Lo stato di natura è la rappresentazione di come la mancanza di un’istituzione possa essere sempre causa di degenerazione, motivo per cui deve essere abbandonato. Una volta analizzate le ragioni che entrambe i filosofi avanzano, vi è l’esigenza di capire come lo stato civile, fondato tramite patto, sia stipulato per l’uomo, e quale tipologia di stato civile conservi meglio l’uomo; l’assunto che infatti verrà dato dai filosofi per giustificare il patto che porterà alla società civile è: la conservazione di sé. Dopo aver trattato la formulazione contrattualistica, l’argomento che sarà preso in analisi sarà il potere politico con all’interno la concezione che i tre filosofi hanno di un particolare diritto: il diritto alla proprietà privata. Partendo da tale diritto, sarà evidenziato come esso si possa sviluppare a seconda dell’esercizio del potere da parte del governo che è presente all’interno dello stato. Importante sarà notare come Locke e Hobbes, i quali sono rispettivamente opposti, pur mantenendo una visione contrattualistica simile solamente come precetto sull’autoconservazione, diverranno incompatibili sulla concezione di potere, e come invece Rousseau riesca a porre la visione Hobbesiana in una teorizzazione meno estrema, così da permettere un reale miglioramento della teoria politica. Le differenti ideologie metteranno in risalto come il giusnaturalismo proponga di mantenere il diritto naturale in un costrutto artificiale quale è lo stato. Accettata la necessità di superare la condizione primordiale, la questione diverrà dunque quale stato sia più efficiente tra i tre che verranno presentati, ma soprattutto quale di essi riuscirà a rappresentato meglio l’uscita dallo stato di natura, e sia effettivamente lo stato che consente il reale progresso e conservazione per l’individuo. Tre visioni differenti con un'unica similitudine innegabile: la visione contrattualistica e giusnaturalistica. Thomas Hobbes, John Locke e Jean Jacques Rousseau, sono dunque i tre filosofi grazie ai quali l’uomo riuscirà a veder riconosciuti e garantiti i propri diritti creando il grande artificio che è lo stato, e attraverso il quale la conservazione è possibile.
Il giusnaturalismo politico, come ricorda Bobbio nel testo “Società e Stato nella filosofia politica moderna”, inizia con il “De cive”, dove per la prima volta si parla di formazione dello Stato come fondazione tramite un pactum, che in Hobbes viene utilizzato in maniera innovativa in quanto il termine “pactum unionis” che utilizza è l’unione della precedente opposizione tra pactum societatis e pactum subiectionis. Il pactum non è però l'unica componente necessaria, secondo l'iniziatore del giusnaturalismo, in quanto il con tratto sociale è l’intermezzo tra stato di natura e stato civile. La questione deve dunque dirigersi sull’origine dello stato di natura. Hobbes sostiene che deve essere compiuta una transizione da stato di natura a società civile, ma anche John Locke nel “Secondo Trattato Sul Governo” ribadisce le ragioni che spingono l’uomo ad unirsi in società abbandonando lo stato di natura. Lo stato di natura è la rappresentazione di come la mancanza di un’istituzione possa essere sempre causa di degenerazione, motivo per cui deve essere abbandonato. Una volta analizzate le ragioni che entrambe i filosofi avanzano, vi è l’esigenza di capire come lo stato civile, fondato tramite patto, sia stipulato per l’uomo, e quale tipologia di stato civile conservi meglio l’uomo; l’assunto che infatti verrà dato dai filosofi per giustificare il patto che porterà alla società civile è: la conservazione di sé. Dopo aver trattato la formulazione contrattualistica, l’argomento che sarà preso in analisi sarà il potere politico con all’interno la concezione che i tre filosofi hanno di un particolare diritto: il diritto alla proprietà privata. Partendo da tale diritto, sarà evidenziato come esso si possa sviluppare a seconda dell’esercizio del potere da parte del governo che è presente all’interno dello stato. Importante sarà notare come Locke e Hobbes, i quali sono rispettivamente opposti, pur mantenendo una visione contrattualistica simile solamente come precetto sull’autoconservazione, diverranno incompatibili sulla concezione di potere, e come invece Rousseau riesca a porre la visione Hobbesiana in una teorizzazione meno estrema, così da permettere un reale miglioramento della teoria politica. Le differenti ideologie metteranno in risalto come il giusnaturalismo proponga di mantenere il diritto naturale in un costrutto artificiale quale è lo stato. Accettata la necessità di superare la condizione primordiale, la questione diverrà dunque quale stato sia più efficiente tra i tre che verranno presentati, ma soprattutto quale di essi riuscirà a rappresentato meglio l’uscita dallo stato di natura, e sia effettivamente lo stato che consente il reale progresso e conservazione per l’individuo. Tre visioni differenti con un'unica similitudine innegabile: la visione contrattualistica e giusnaturalistica. Thomas Hobbes, John Locke e Jean Jacques Rousseau, sono dunque i tre filosofi grazie ai quali l’uomo riuscirà a veder riconosciuti e garantiti i propri diritti creando il grande artificio che è lo stato, e attraverso il quale la conservazione è possibile.
CONTRATTUALISMO E MODERNITÀ: LA SOCIETÀ CIVILE SECONDO HOBBES, LOCKE E ROUSSEAU
MAULA, GABRIELE
2022/2023
Abstract
Il giusnaturalismo politico, come ricorda Bobbio nel testo “Società e Stato nella filosofia politica moderna”, inizia con il “De cive”, dove per la prima volta si parla di formazione dello Stato come fondazione tramite un pactum, che in Hobbes viene utilizzato in maniera innovativa in quanto il termine “pactum unionis” che utilizza è l’unione della precedente opposizione tra pactum societatis e pactum subiectionis. Il pactum non è però l'unica componente necessaria, secondo l'iniziatore del giusnaturalismo, in quanto il con tratto sociale è l’intermezzo tra stato di natura e stato civile. La questione deve dunque dirigersi sull’origine dello stato di natura. Hobbes sostiene che deve essere compiuta una transizione da stato di natura a società civile, ma anche John Locke nel “Secondo Trattato Sul Governo” ribadisce le ragioni che spingono l’uomo ad unirsi in società abbandonando lo stato di natura. Lo stato di natura è la rappresentazione di come la mancanza di un’istituzione possa essere sempre causa di degenerazione, motivo per cui deve essere abbandonato. Una volta analizzate le ragioni che entrambe i filosofi avanzano, vi è l’esigenza di capire come lo stato civile, fondato tramite patto, sia stipulato per l’uomo, e quale tipologia di stato civile conservi meglio l’uomo; l’assunto che infatti verrà dato dai filosofi per giustificare il patto che porterà alla società civile è: la conservazione di sé. Dopo aver trattato la formulazione contrattualistica, l’argomento che sarà preso in analisi sarà il potere politico con all’interno la concezione che i tre filosofi hanno di un particolare diritto: il diritto alla proprietà privata. Partendo da tale diritto, sarà evidenziato come esso si possa sviluppare a seconda dell’esercizio del potere da parte del governo che è presente all’interno dello stato. Importante sarà notare come Locke e Hobbes, i quali sono rispettivamente opposti, pur mantenendo una visione contrattualistica simile solamente come precetto sull’autoconservazione, diverranno incompatibili sulla concezione di potere, e come invece Rousseau riesca a porre la visione Hobbesiana in una teorizzazione meno estrema, così da permettere un reale miglioramento della teoria politica. Le differenti ideologie metteranno in risalto come il giusnaturalismo proponga di mantenere il diritto naturale in un costrutto artificiale quale è lo stato. Accettata la necessità di superare la condizione primordiale, la questione diverrà dunque quale stato sia più efficiente tra i tre che verranno presentati, ma soprattutto quale di essi riuscirà a rappresentato meglio l’uscita dallo stato di natura, e sia effettivamente lo stato che consente il reale progresso e conservazione per l’individuo. Tre visioni differenti con un'unica similitudine innegabile: la visione contrattualistica e giusnaturalistica. Thomas Hobbes, John Locke e Jean Jacques Rousseau, sono dunque i tre filosofi grazie ai quali l’uomo riuscirà a veder riconosciuti e garantiti i propri diritti creando il grande artificio che è lo stato, e attraverso il quale la conservazione è possibile.File | Dimensione | Formato | |
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