Il seguente lavoro intende riflettere intorno a fattori fondamentali di reintermediazione delle nostre attività quotidiane: sugli algoritmi utilizzati in ambito informatico si gioca infatti la partita tra visibile e invisibile, tra cosa è degno di attenzione e cosa non lo è, ma anche tra la possibilità di accedere a determinati servizi o il rimanerne tagliati fuori. E se è vero che agli algoritmi possiamo delegare lavori onerosi e dispendiosi in termini di energie per noi esseri umani, è altrettanto vero che tali prestazioni spesso hanno un prezzo che paghiamo con una moneta del cui valore non siamo consapevoli fino in fondo: tempo, dati e informazioni sono solo alcune delle risorse che vengono trasformate in merce e sulle quali si regge un enorme ecosistema di attori e macroattori operanti nel settore hi-tech. Dopo una disamina del concetto di “Platform Society” e della pervasività algoritmica nella quale la nostra società è immersa, si procederà con una dissertazione sui vari metodi di collezione di dati, la loro discretizzazione e mercificazione e su come istruiamo le macchine a catalogare e apprendere da sole mediante pattern. Di seguito si analizzeranno le implicazioni che l'applicazione di tali metodologie pseudo-oggettive – in realtà soggettivamente stabilite, secondo criteri determinati dai propri scopi precipui – esercita all'interno dei più disparati settori, pubblici (sanità, giustizia, istruzione) e privati (trasporti, servizi). Da ultimo, con un focus su un settore specifico, quello mediale, si tenterà di comprendere che implicazioni ha l'utilizzo del machine learning all'interno di piattaforme distributrici di contenuti mediali considerando esempi già esistenti (Spotify, Mubi), esaminandone le interfacce e funzionalità, nel tentativo di capire se e come queste influenzano l'utente nella propria personale esperienza di fruizione di contenuti, mettendolo in contatto esclusivamente con ciò che somiglia al conosciuto. Si dimostrerà come l'algoritmo, lungi dall'essere neutro, influenza la fruizione di determinati contenuti a dispetto di altri, e si andrà ad ipotizzare uno scenario che auspica l'evasione da questi percorsi di senso precostituiti andando a costruirne altri a partire da una diversa organizzazione e categorizzazione del contenuto, nell'ottica della serendipità, del piacere della scoperta fortuita.
Algoritmi e organizzazione dell'informazione: applicazioni in ambito mediologico e implicazioni etiche
IANNONE, ELISA
2018/2019
Abstract
Il seguente lavoro intende riflettere intorno a fattori fondamentali di reintermediazione delle nostre attività quotidiane: sugli algoritmi utilizzati in ambito informatico si gioca infatti la partita tra visibile e invisibile, tra cosa è degno di attenzione e cosa non lo è, ma anche tra la possibilità di accedere a determinati servizi o il rimanerne tagliati fuori. E se è vero che agli algoritmi possiamo delegare lavori onerosi e dispendiosi in termini di energie per noi esseri umani, è altrettanto vero che tali prestazioni spesso hanno un prezzo che paghiamo con una moneta del cui valore non siamo consapevoli fino in fondo: tempo, dati e informazioni sono solo alcune delle risorse che vengono trasformate in merce e sulle quali si regge un enorme ecosistema di attori e macroattori operanti nel settore hi-tech. Dopo una disamina del concetto di “Platform Society” e della pervasività algoritmica nella quale la nostra società è immersa, si procederà con una dissertazione sui vari metodi di collezione di dati, la loro discretizzazione e mercificazione e su come istruiamo le macchine a catalogare e apprendere da sole mediante pattern. Di seguito si analizzeranno le implicazioni che l'applicazione di tali metodologie pseudo-oggettive – in realtà soggettivamente stabilite, secondo criteri determinati dai propri scopi precipui – esercita all'interno dei più disparati settori, pubblici (sanità, giustizia, istruzione) e privati (trasporti, servizi). Da ultimo, con un focus su un settore specifico, quello mediale, si tenterà di comprendere che implicazioni ha l'utilizzo del machine learning all'interno di piattaforme distributrici di contenuti mediali considerando esempi già esistenti (Spotify, Mubi), esaminandone le interfacce e funzionalità, nel tentativo di capire se e come queste influenzano l'utente nella propria personale esperienza di fruizione di contenuti, mettendolo in contatto esclusivamente con ciò che somiglia al conosciuto. Si dimostrerà come l'algoritmo, lungi dall'essere neutro, influenza la fruizione di determinati contenuti a dispetto di altri, e si andrà ad ipotizzare uno scenario che auspica l'evasione da questi percorsi di senso precostituiti andando a costruirne altri a partire da una diversa organizzazione e categorizzazione del contenuto, nell'ottica della serendipità, del piacere della scoperta fortuita.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/104222