In January 1795 Schelling wrote to Hegel, "Who would remain buried in the dust of antiquity when the course of his time sweeps over him and drags him along with it every moment?" (AA III, 1, p. 16) . Schelling would thus seem to bid farewell forever to the ancient world in general, and to his philosophy in particular. It has been less than a year since he took up the study of Platonic philosophy and drafted a working manuscript, which has come down to us in the Nachlaß, under the title ”Timaeus" (1994). Contrary to what Schelling would have us believe, ancient philosophy, Platonic philosophy especially, plays a fundamental role in his production. My master's thesis is aimed precisely to that end: thus placing it among recent studies of the phenomena of Platonic reception in Schelling's philosophy ((Franz 1996, Baum 2000, Adoplphi & Jantzen 2004, Grant 2006, Matthews 2011, Franz 2012). Drawing on some of these studies, this dissertation will reconstruct the presence of Platonic motifs in Schelling's natural philosophy, thus demonstrating how the conceptual baggage resulting from his youthful studies accompanies Schelling until his 1803 production, the second edition of the ”Ideen". While the first chapter will consider the ”Timaeus" of 1794 presenting Schelling's interpretive method, the next three chapters will consider the first edition of the ”Ideen" of 1797, the ”Weltseele" of 1798, and the ”Entwurf" of 1799, respectively. In all these, research will be directed toward the Platonic elements of the characterization (construction) of matter, the soul of the world and the meaning of organism, and the Platonic Band (desmos). We may thus conclude by dealing with the beginnings of the so-called Identitätsphilosphie, and thus arrive at the ”Ideen" of 1803: it will be seen how, albeit with some fluctuations, Schelling becomes increasingly aware of his own fundamentally (but not essentially) Platonic background.
Nel gennaio del 1795 Schelling scrive a Hegel: «Chi rimarrebbe sepolto nella polvere dell’antichità quando il corso del suo tempo lo travolge e lo trascina con sé ogni momento?» (AA III, 1, p. 16) . Schelling sembrerebbe così congedarsi per sempre dal mondo antico in generale, e dalla sua filosofia in particolare. È passato meno di un anno da quando si è cimentato nello studio della filosofia platonica e ha redatto un manoscritto di lavoro, pervenutoci nel Nachlaß, sotto il titolo di ”Timaeus"(1994). Diversamente da come Schelling vorrebbe far credere, la filosofia antica, quella platonica specialmente, gioca un ruolo fondamentale nella sua produzione. La mia tesi di magistrale è volta proprio a tale scopo: collocandosi così fra i recenti studi dei fenomeni di ricezione platonica nella filosofia di Schelling ((Franz 1996, Baum 2000, Adoplphi & Jantzen 2004, Grant 2006, Matthews 2011, Franz 2012). Basandosi su alcuni di questi studi, il presente lavoro ricostruirà la presenza di motivi platonici nella filosofia naturale di Schelling, dimostrando così come il bagaglio concettuale frutto degli studi giovanili accompagni Schelling fino alla produzione del 1803, la seconda edizione delle ”Ideen". Mentre nel primo capitolo si considererà il "Commentario al Timeo" del 1794 presentando il metodo interpretativo di Schelling, nei tre capitoli successivi si considereranno rispettivamente la prima edizione delle ”Ideen" del 1797, la ”Weltseele" del 1798, l’”Entwurf" del 1799. In tutti questi si indirizzerà la ricerca verso gli elementi platonici della caratterizzazione (costruzione) della materia, l'anima del mondo e il significato di organismo e il Band (desmos) platonico. Si potrà così concludere trattando gli inizi della cosiddetta Identitätsphilosphie, per giungere così alle Ideen del ”1803": si vedrà come, pur con qualche oscillazione, Schelling prenda sempre più consapevolezza del proprio bagaglio concettuale fondamentalmente (ma non essenzialmente) platonico.
La Naturphilosophie di Schelling e Platone: Fenomeni di appropriazione platonica dal Commentario (1794) alle Ideen (1803)
PEROTTO, LEONARDO
2022/2023
Abstract
Nel gennaio del 1795 Schelling scrive a Hegel: «Chi rimarrebbe sepolto nella polvere dell’antichità quando il corso del suo tempo lo travolge e lo trascina con sé ogni momento?» (AA III, 1, p. 16) . Schelling sembrerebbe così congedarsi per sempre dal mondo antico in generale, e dalla sua filosofia in particolare. È passato meno di un anno da quando si è cimentato nello studio della filosofia platonica e ha redatto un manoscritto di lavoro, pervenutoci nel Nachlaß, sotto il titolo di ”Timaeus"(1994). Diversamente da come Schelling vorrebbe far credere, la filosofia antica, quella platonica specialmente, gioca un ruolo fondamentale nella sua produzione. La mia tesi di magistrale è volta proprio a tale scopo: collocandosi così fra i recenti studi dei fenomeni di ricezione platonica nella filosofia di Schelling ((Franz 1996, Baum 2000, Adoplphi & Jantzen 2004, Grant 2006, Matthews 2011, Franz 2012). Basandosi su alcuni di questi studi, il presente lavoro ricostruirà la presenza di motivi platonici nella filosofia naturale di Schelling, dimostrando così come il bagaglio concettuale frutto degli studi giovanili accompagni Schelling fino alla produzione del 1803, la seconda edizione delle ”Ideen". Mentre nel primo capitolo si considererà il "Commentario al Timeo" del 1794 presentando il metodo interpretativo di Schelling, nei tre capitoli successivi si considereranno rispettivamente la prima edizione delle ”Ideen" del 1797, la ”Weltseele" del 1798, l’”Entwurf" del 1799. In tutti questi si indirizzerà la ricerca verso gli elementi platonici della caratterizzazione (costruzione) della materia, l'anima del mondo e il significato di organismo e il Band (desmos) platonico. Si potrà così concludere trattando gli inizi della cosiddetta Identitätsphilosphie, per giungere così alle Ideen del ”1803": si vedrà come, pur con qualche oscillazione, Schelling prenda sempre più consapevolezza del proprio bagaglio concettuale fondamentalmente (ma non essenzialmente) platonico. File | Dimensione | Formato | |
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