La semiotica e il design sono due ambiti che a partire dagli anni Sessanta del Novecento cominciano ad interessarsi l’un l’altra, in particolare l’analisi semiotica fornisce degli strumenti interessanti per guardare i prodotti di design da una nuova prospettiva che tenga conto delle dinamiche sociali che l’industrializzazione e la continua innovazione portano con sé. Nel tracciare una panoramica che ripercorre i momenti fondamentali del design, evidenziando i passaggi che hanno portato l’oggetto ad emanciparsi dal denotato valore d’uso assumendo invece una connotazione simbolico-comunicativa, si evidenzia come il focus del design si sposti dall’artefatto in sé alla sua progettazione. È nell’idea di progettualità fornita da Salvatore Zingale che i percorsi di semiotica e design si intersecano, infatti egli evidenzia come il processo semiosico stia alla base dell'inventare, del trovare soluzioni all'oggetto-problema da cui il progetto stesso parte. L'oggetto-problema è percepito come una mancanza, un desiderio o qualcosa che vorremmo fosse diverso, scatenando l'inventiva e la ricerca di un interpretante. Perciò se il design è lavoro semiotico, allora tale lavoro consiste nella costruzione di un senso possibile attraverso un movimento abduttivo, un’interpretazione proiettiva. L'autore si ispira alla teoria pragmaticista di Peirce, che afferma che il significato e la verità delle cose sono determinati dalle loro conseguenze pratiche. Il senso dell’agire umano non può che avere uno sguardo al futuro dato che la condotta futura è l’unica controllabile e l’attività progettuale assume la funzione di congegno mediatore. È in quest’ottica che viene presa in analisi la pratica dell’upcycling evidenziando come il fenomeno della moda sia trasversale e pervasivo nella società moderna, come ne detti i ritmi, le tendenze e soprattutto come influenzi la circolazione dei valori. Il design e la semiotica sono entrambi ben radicate in un preciso codice, un paradigma, in cui la preferenza e l’adesione ad un certo sintagma hanno un peso nella definizione della propria identità e quindi l’aderenza a certe valorizzazioni piuttosto che altre. La precoce obsolescenza e il consumismo sono sicuramente prerogative della moda e ciò comporta dei rischi in termini di sostenibilità: questo è l’oggetto problema di cui prendere atto e sul quale intervenire. L'upcycling permette di reinventare e risemantizzare l’oggetto che si propone di vendere, caricandolo di significati che prima non possedeva e rispettando i vincoli ecosostenibili. Analizzare semioticamente come il design si fa discorso permette di comprendere quanto nell’ambito della moda e della comunicazione la progettualità emerga come punto chiave della strategia del prodotto, volta a veicolare dei messaggi immateriali che assumono maggior valore e risonanza di ciò che è materialmente evidente. ​

Upcycling e design: un'analisi semiotica del processo progettuale e delle dinamiche sociali della moda sostenibile ​

CACIOLLI, LUCREZIA
2022/2023

Abstract

La semiotica e il design sono due ambiti che a partire dagli anni Sessanta del Novecento cominciano ad interessarsi l’un l’altra, in particolare l’analisi semiotica fornisce degli strumenti interessanti per guardare i prodotti di design da una nuova prospettiva che tenga conto delle dinamiche sociali che l’industrializzazione e la continua innovazione portano con sé. Nel tracciare una panoramica che ripercorre i momenti fondamentali del design, evidenziando i passaggi che hanno portato l’oggetto ad emanciparsi dal denotato valore d’uso assumendo invece una connotazione simbolico-comunicativa, si evidenzia come il focus del design si sposti dall’artefatto in sé alla sua progettazione. È nell’idea di progettualità fornita da Salvatore Zingale che i percorsi di semiotica e design si intersecano, infatti egli evidenzia come il processo semiosico stia alla base dell'inventare, del trovare soluzioni all'oggetto-problema da cui il progetto stesso parte. L'oggetto-problema è percepito come una mancanza, un desiderio o qualcosa che vorremmo fosse diverso, scatenando l'inventiva e la ricerca di un interpretante. Perciò se il design è lavoro semiotico, allora tale lavoro consiste nella costruzione di un senso possibile attraverso un movimento abduttivo, un’interpretazione proiettiva. L'autore si ispira alla teoria pragmaticista di Peirce, che afferma che il significato e la verità delle cose sono determinati dalle loro conseguenze pratiche. Il senso dell’agire umano non può che avere uno sguardo al futuro dato che la condotta futura è l’unica controllabile e l’attività progettuale assume la funzione di congegno mediatore. È in quest’ottica che viene presa in analisi la pratica dell’upcycling evidenziando come il fenomeno della moda sia trasversale e pervasivo nella società moderna, come ne detti i ritmi, le tendenze e soprattutto come influenzi la circolazione dei valori. Il design e la semiotica sono entrambi ben radicate in un preciso codice, un paradigma, in cui la preferenza e l’adesione ad un certo sintagma hanno un peso nella definizione della propria identità e quindi l’aderenza a certe valorizzazioni piuttosto che altre. La precoce obsolescenza e il consumismo sono sicuramente prerogative della moda e ciò comporta dei rischi in termini di sostenibilità: questo è l’oggetto problema di cui prendere atto e sul quale intervenire. L'upcycling permette di reinventare e risemantizzare l’oggetto che si propone di vendere, caricandolo di significati che prima non possedeva e rispettando i vincoli ecosostenibili. Analizzare semioticamente come il design si fa discorso permette di comprendere quanto nell’ambito della moda e della comunicazione la progettualità emerga come punto chiave della strategia del prodotto, volta a veicolare dei messaggi immateriali che assumono maggior valore e risonanza di ciò che è materialmente evidente. ​
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/103825