La tesi ha come oggetto d’indagine l’opera di Achille Campanile, di cui si propone una più approfondita analisi linguistica. Attraverso lo studio del linguaggio quotidiano e delle sue forme convenzionali, elementi chiave nella caratterizzazione dei personaggi, l’autore conduce una riflessione sui limiti della parola, intesa come strumento di comunicazione il più delle volte inadatto alla comprensione tra gli uomini. Nella raffigurazione di una realtà ipocrita e insincera, il linguaggio viene continuamente adoperato in funzione di maschera posticcia, pronta a creparsi e a cadere di fronte anche al più insignificante degli imprevisti. La narrazione dà vita, in una catena di conseguenze, ad esiti inattesi ma esilaranti. La presente analisi prende le mosse da una più ampia inquadratura sulla figura dell’autore, di cui è fornita la biografia, aggiornata con i riferimenti ai contributi attualmente più recenti. In tal modo, si vuole riportare l’attenzione su un autore indebitamente trascurato dalle storie delle letterature, la cui figura, invece, seppe segnare profondamente il XX secolo. La sua carriera fu segnata dal successo e Campanile fu sempre amato e seguito da un largo pubblico. Figura eclettica, egli fu capace di dedicarsi contemporaneamente e senza interruzione a giornalismo, teatro e narrativa, occupazioni di norma distinte, ma che nelle sue opere interagiscono, dando vita a connubi originalissimi, non ancora sperimentati. All’interno della sua prolifica attività, che attraversò quasi per intero il secolo passato, molti attribuiscono a lui, anche in mancanza di una teorizzazione, l’invenzione del genere del “teatro dell’assurdo”. In secondo luogo, la presente ricerca indaga l’importanza rivestita dal romanzo Il povero Piero (1959) e dalla raccolta di racconti Manuale di conversazione (1973), all’interno della produzione dell’autore; relativamente alla fase della maturità, esse spiccano come le due opere più rappresentative del pensiero di Campanile. Quindi, attraverso l’approfondimento dei principali episodi narrativi di quest’ultime, si vuole studiare lo scontro tra la razionalità della logica (e di conseguenza del linguaggio) e la vita, che è sempre in grado di esprimersi sotto forme fantasiose, inimmaginabili dagli uomini. Quando essa presenta le sue variabili impreviste, lascia spazio d’azione al caso ed è davanti ad esso che gli uomini, impreparati e buffi, senza capire, incappano in comici errori e fraintendimenti.

Le maschere del linguaggio in Achille Campanile

PADOVANI, ELISABETTA
2022/2023

Abstract

La tesi ha come oggetto d’indagine l’opera di Achille Campanile, di cui si propone una più approfondita analisi linguistica. Attraverso lo studio del linguaggio quotidiano e delle sue forme convenzionali, elementi chiave nella caratterizzazione dei personaggi, l’autore conduce una riflessione sui limiti della parola, intesa come strumento di comunicazione il più delle volte inadatto alla comprensione tra gli uomini. Nella raffigurazione di una realtà ipocrita e insincera, il linguaggio viene continuamente adoperato in funzione di maschera posticcia, pronta a creparsi e a cadere di fronte anche al più insignificante degli imprevisti. La narrazione dà vita, in una catena di conseguenze, ad esiti inattesi ma esilaranti. La presente analisi prende le mosse da una più ampia inquadratura sulla figura dell’autore, di cui è fornita la biografia, aggiornata con i riferimenti ai contributi attualmente più recenti. In tal modo, si vuole riportare l’attenzione su un autore indebitamente trascurato dalle storie delle letterature, la cui figura, invece, seppe segnare profondamente il XX secolo. La sua carriera fu segnata dal successo e Campanile fu sempre amato e seguito da un largo pubblico. Figura eclettica, egli fu capace di dedicarsi contemporaneamente e senza interruzione a giornalismo, teatro e narrativa, occupazioni di norma distinte, ma che nelle sue opere interagiscono, dando vita a connubi originalissimi, non ancora sperimentati. All’interno della sua prolifica attività, che attraversò quasi per intero il secolo passato, molti attribuiscono a lui, anche in mancanza di una teorizzazione, l’invenzione del genere del “teatro dell’assurdo”. In secondo luogo, la presente ricerca indaga l’importanza rivestita dal romanzo Il povero Piero (1959) e dalla raccolta di racconti Manuale di conversazione (1973), all’interno della produzione dell’autore; relativamente alla fase della maturità, esse spiccano come le due opere più rappresentative del pensiero di Campanile. Quindi, attraverso l’approfondimento dei principali episodi narrativi di quest’ultime, si vuole studiare lo scontro tra la razionalità della logica (e di conseguenza del linguaggio) e la vita, che è sempre in grado di esprimersi sotto forme fantasiose, inimmaginabili dagli uomini. Quando essa presenta le sue variabili impreviste, lascia spazio d’azione al caso ed è davanti ad esso che gli uomini, impreparati e buffi, senza capire, incappano in comici errori e fraintendimenti.
ITA
IMPORT DA TESIONLINE
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
924610_padovani_tesi.pdf

non disponibili

Tipologia: Altro materiale allegato
Dimensione 966.94 kB
Formato Adobe PDF
966.94 kB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/103809