Il fosforo (P) è un elemento importantissimo per la vita delle piante in quanto entra a far parte di una serie di composti indispensabili per la vita come il DNA o i fosfolipidi della membrana cellulare e, dopo l'azoto, viene considerato uno dei principali fattori limitanti per la crescita delle piante. Con questo lavoro si è voluto comprendere le dinamiche che regolano la trasformazione delle diverse forme di P durante la pedogenesi, la disponibilità per i vegetali di questo nutriente e le strategie che le piante mettono in atto per sopperire alla carenza fosfatica.Si è cercato innanzi tutto di raccogliere informazioni sulle principali cause che possono essere all'origine di una limitata disponibilità del P nel suolo. Queste includono cause dirette e cause indirette. Per meglio comprendere le variazioni a cui può andare incontro la disponibilità fosfatica durante la pedogenesi, sono stati selezionati dei casi studio che prendevano in esame alcune cronosequenze (cronosequenza di Franz Josef in Nuova Zelanda, area proglaciale del ghiacciaio della Verra Grande Valle d'Aosta e cronosequenza di Västerbotten nella Svezia settentrionale). In tutti i casi si sono riscontrate importanti differenze lungo le cronosequenze, con una sostituzione più o meno rapida delle forme inorganiche nel pool del P labile in favore delle forme organiche le quali, a loro volta, raggiungono la loro massima concentrazione entro i primi 500 anni di evoluzione del suolo per poi diminuire anch'esse nelle ultime fasi delle cronosequenze. Questi cambiamenti portano ad una modificazione non solo della copertura vegetale, ma anche delle comunità microbiche del suolo, in particolar modo si evidenzia il passaggio da un microbioma dominato da batteri a uno con prevalenza di funghi micorrizici. Questi ultimi, infatti, svolgono un ruolo determinante nell'acquisizione del fosforo da parte delle piante, aumentando il volume di suolo esplorato dalle radici e facilitando l'acquisizione di P mobilizzandolo sia dai minerali primari, sia dalla necromassa vegetale. Le informazione raccolte portano a concludere che, tra le molteplici cause per una limitata disponibilità di P, il lento rilascio da parte dei minerali primari, talvolta poveri in P, come nel caso del serpentino, sia una delle più importanti, soprattutto nelle prime fasi delle pedogenesi. Nelle fasi successive il suolo si arricchisce di diverse forme di P, inorganiche e organiche, in progressiva interconversione. Questo influisce notevolmente sulla composizione vegetazionale del soprassuolo e del microbioma del suolo. Gli ambienti P-limitati favoriscono ad esempio il passaggio da angiosperme a gimnosperme (più adatte alla crescita in ambienti con forti carenze di fosforo) e l'incremento della presenza di funghi micorrizci che rappresentano una delle più efficaci strategie di acquisizione dell'elemento da parte delle piante.
Nutrizione fosfatica in suoli forestali: limitazioni e strategie di acquisizione
BARACCO, ALEX
2018/2019
Abstract
Il fosforo (P) è un elemento importantissimo per la vita delle piante in quanto entra a far parte di una serie di composti indispensabili per la vita come il DNA o i fosfolipidi della membrana cellulare e, dopo l'azoto, viene considerato uno dei principali fattori limitanti per la crescita delle piante. Con questo lavoro si è voluto comprendere le dinamiche che regolano la trasformazione delle diverse forme di P durante la pedogenesi, la disponibilità per i vegetali di questo nutriente e le strategie che le piante mettono in atto per sopperire alla carenza fosfatica.Si è cercato innanzi tutto di raccogliere informazioni sulle principali cause che possono essere all'origine di una limitata disponibilità del P nel suolo. Queste includono cause dirette e cause indirette. Per meglio comprendere le variazioni a cui può andare incontro la disponibilità fosfatica durante la pedogenesi, sono stati selezionati dei casi studio che prendevano in esame alcune cronosequenze (cronosequenza di Franz Josef in Nuova Zelanda, area proglaciale del ghiacciaio della Verra Grande Valle d'Aosta e cronosequenza di Västerbotten nella Svezia settentrionale). In tutti i casi si sono riscontrate importanti differenze lungo le cronosequenze, con una sostituzione più o meno rapida delle forme inorganiche nel pool del P labile in favore delle forme organiche le quali, a loro volta, raggiungono la loro massima concentrazione entro i primi 500 anni di evoluzione del suolo per poi diminuire anch'esse nelle ultime fasi delle cronosequenze. Questi cambiamenti portano ad una modificazione non solo della copertura vegetale, ma anche delle comunità microbiche del suolo, in particolar modo si evidenzia il passaggio da un microbioma dominato da batteri a uno con prevalenza di funghi micorrizici. Questi ultimi, infatti, svolgono un ruolo determinante nell'acquisizione del fosforo da parte delle piante, aumentando il volume di suolo esplorato dalle radici e facilitando l'acquisizione di P mobilizzandolo sia dai minerali primari, sia dalla necromassa vegetale. Le informazione raccolte portano a concludere che, tra le molteplici cause per una limitata disponibilità di P, il lento rilascio da parte dei minerali primari, talvolta poveri in P, come nel caso del serpentino, sia una delle più importanti, soprattutto nelle prime fasi delle pedogenesi. Nelle fasi successive il suolo si arricchisce di diverse forme di P, inorganiche e organiche, in progressiva interconversione. Questo influisce notevolmente sulla composizione vegetazionale del soprassuolo e del microbioma del suolo. Gli ambienti P-limitati favoriscono ad esempio il passaggio da angiosperme a gimnosperme (più adatte alla crescita in ambienti con forti carenze di fosforo) e l'incremento della presenza di funghi micorrizci che rappresentano una delle più efficaci strategie di acquisizione dell'elemento da parte delle piante.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/103684