L’olivicoltura nel Canavese vanta antiche radici: l’olivo era coltivato negli antichi monasteri benedettini e successivamente nelle pievi trasformate in parrocchie durante il Medioevo. All’inizio del XIV secolo si verificò uno straordinario abbassamento termico in tutta Europa, che limitò lo sviluppo dell’olivicoltura. I pochi olivi sopravvissuti si concentravano in alcuni giardini privati o intorno alle parrocchie. A partire dal 1990 in alcuni paesi del Canavese, grazie all’attività di persone appassionate, si è tornati a dare vita a questa coltura. Furono piantati i primi 50 alberi nel comune di Vialfrè (TO). Quando si osservò che l’albero attecchiva bene e produceva si ampliò la coltivazione e nel 2001 nei comuni di Vialfrè e Settimo Vittone (TO) riprese, pertanto, la produzione di olio di oliva. Nel 2008 a Vialfrè (TO) è sorto il primo frantoio canavesano, seguito nel 2011 da quello di Settimo Vittone (TO). Il Canavese si trova in Piemonte al confine con la Regione Valle d’Aosta, i comuni all’interno di questa zona sono 129. I territori dove si trova il maggior numero di olivi sono le zone vicino ai laghi di Candia e di Viverone, le zone collinari e le zone limitrofe alla Serra morenica di Ivrea. Le altitudini variano da 300 a 500m s.l.m. Il Canavese presenta un clima temperato sub-continentale e con giornate ventose a caratteri molto forti nei mesi invernali, le precipitazioni annuali sono di 900 mm. Queste caratteristiche hanno permesso lo sviluppo dell’olivicoltura. L’olivo non tollera ristagni idrici nel terreno, umidità eccessiva, temperature che scendono sotto i -7°C per diversi giorni. Per questo motivo in questo territorio è consigliata la coltura in terreni ben esposti a sud, possibilmente inclinati, così da non avere ristagno idrico, e avere temperature invernali costanti nell’arco della giornata e non eccessivamente rigide durante le ore notturne. Questi fattori ambientali possono causare la comparsa di malattie come: l’occhio di pavone (Spilocaea oleagina), la rogna dell’olivo (Pseudomonas savastanoi), la lebbra delle olive (Colletotrichum gloeosporioides), e favorire alcuni parassiti come la cocciniglia mezzo grano di pepe (Saissetia oleae), la tignola dell’olivo (Prays oleae) e la mosca delle olive (Bactrocera oleae). Le malattie che si sviluppano nel territorio canavesano sono principalmente di tipo fungino, l’occhio di pavone, ad esempio, causa forti defogliazioni della chioma. La mosca delle olive oltre a causare la cascola delle olive, abbassa la qualità organolettica dell’olio. Le malattie possono essere contenute attraverso l’uso di trattamenti rameici e fitofarmaci di sintesi. È molto importante la prevenzione, che ad esempio per la rogna dell’olivo prevede un’accurata potatura a fine satgione. Gli insetti possono essere controllati attraverso l’uso di trappole a feromone. Nel Canavese non si è riscontrata la presenza della Xylella fastidiosa, patogeno batterico che si è sviluppato nel sud della Puglia a partire dal 2013. L’olivo predilige terreni con pH sub-alcalini, nel Canavese il pH è acido, per ovviare a questo inconveniente si rendono necessari interventi agronomici, come l’utilizzo di concimi ternari a lenta cessione. L’olivo ha bisogno di concimi come: boro, magnesio, fosforo, potassio e calcio per un buon sviluppo dei fiori e dei frutti per ottenere una elevata produzione. Le cultivar maggiormente utilizzate sono: Leccino, Frantoio, Maurino, Taggiasca, Moraiolo, Brisighella Nostrana. Queste cultivar son

La coltura dell'olivo nel Canavese: una realtà promettente

POZZO, EUGENIA
2021/2022

Abstract

L’olivicoltura nel Canavese vanta antiche radici: l’olivo era coltivato negli antichi monasteri benedettini e successivamente nelle pievi trasformate in parrocchie durante il Medioevo. All’inizio del XIV secolo si verificò uno straordinario abbassamento termico in tutta Europa, che limitò lo sviluppo dell’olivicoltura. I pochi olivi sopravvissuti si concentravano in alcuni giardini privati o intorno alle parrocchie. A partire dal 1990 in alcuni paesi del Canavese, grazie all’attività di persone appassionate, si è tornati a dare vita a questa coltura. Furono piantati i primi 50 alberi nel comune di Vialfrè (TO). Quando si osservò che l’albero attecchiva bene e produceva si ampliò la coltivazione e nel 2001 nei comuni di Vialfrè e Settimo Vittone (TO) riprese, pertanto, la produzione di olio di oliva. Nel 2008 a Vialfrè (TO) è sorto il primo frantoio canavesano, seguito nel 2011 da quello di Settimo Vittone (TO). Il Canavese si trova in Piemonte al confine con la Regione Valle d’Aosta, i comuni all’interno di questa zona sono 129. I territori dove si trova il maggior numero di olivi sono le zone vicino ai laghi di Candia e di Viverone, le zone collinari e le zone limitrofe alla Serra morenica di Ivrea. Le altitudini variano da 300 a 500m s.l.m. Il Canavese presenta un clima temperato sub-continentale e con giornate ventose a caratteri molto forti nei mesi invernali, le precipitazioni annuali sono di 900 mm. Queste caratteristiche hanno permesso lo sviluppo dell’olivicoltura. L’olivo non tollera ristagni idrici nel terreno, umidità eccessiva, temperature che scendono sotto i -7°C per diversi giorni. Per questo motivo in questo territorio è consigliata la coltura in terreni ben esposti a sud, possibilmente inclinati, così da non avere ristagno idrico, e avere temperature invernali costanti nell’arco della giornata e non eccessivamente rigide durante le ore notturne. Questi fattori ambientali possono causare la comparsa di malattie come: l’occhio di pavone (Spilocaea oleagina), la rogna dell’olivo (Pseudomonas savastanoi), la lebbra delle olive (Colletotrichum gloeosporioides), e favorire alcuni parassiti come la cocciniglia mezzo grano di pepe (Saissetia oleae), la tignola dell’olivo (Prays oleae) e la mosca delle olive (Bactrocera oleae). Le malattie che si sviluppano nel territorio canavesano sono principalmente di tipo fungino, l’occhio di pavone, ad esempio, causa forti defogliazioni della chioma. La mosca delle olive oltre a causare la cascola delle olive, abbassa la qualità organolettica dell’olio. Le malattie possono essere contenute attraverso l’uso di trattamenti rameici e fitofarmaci di sintesi. È molto importante la prevenzione, che ad esempio per la rogna dell’olivo prevede un’accurata potatura a fine satgione. Gli insetti possono essere controllati attraverso l’uso di trappole a feromone. Nel Canavese non si è riscontrata la presenza della Xylella fastidiosa, patogeno batterico che si è sviluppato nel sud della Puglia a partire dal 2013. L’olivo predilige terreni con pH sub-alcalini, nel Canavese il pH è acido, per ovviare a questo inconveniente si rendono necessari interventi agronomici, come l’utilizzo di concimi ternari a lenta cessione. L’olivo ha bisogno di concimi come: boro, magnesio, fosforo, potassio e calcio per un buon sviluppo dei fiori e dei frutti per ottenere una elevata produzione. Le cultivar maggiormente utilizzate sono: Leccino, Frantoio, Maurino, Taggiasca, Moraiolo, Brisighella Nostrana. Queste cultivar son
ITA
IMPORT DA TESIONLINE
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
843525_lacolturadellolivonelcanavese.pdf

non disponibili

Tipologia: Altro materiale allegato
Dimensione 307.43 kB
Formato Adobe PDF
307.43 kB Adobe PDF

I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/103504