Nel contesto piemontese in cui le aziende agricole sono in continua diminuzione e quelle che rimangono acquisiscono sempre più terreni agricoli, il pascolamento e la produzione propria di foraggi polifiti possono rappresentare un importante vantaggio, per ridurre i costi di gestione, migliorare la qualità dei prodotti, il benessere animale e aumentare una moltitudine di servizi ecosistemici dipendenti dai prato-pascoli. In questo studio è stata condotta un’analisi su un campione di 12 aziende zootecniche piemontesi operanti in ambienti di pianura e fondovalle montano che alimentano il bestiame prevalentemente attraverso foraggi polifiti autoprodotti. Gli obiettivi dello studio sono stati: descrivere le aziende sulla base della gestione delle superfici foraggere; effettuare una panoramica sulla condizione dei prato-pascoli di pianura e fondovalle, analizzandone la composizione vegetazionale e individuando i principali tipi pastorali; valutare gli effetti della gestione agronomica sul determinismo della composizione vegetazionale delle risorse foraggere prato-pascolive, evidenziandone anche le criticità e le tendenze future. Sono state realizzate delle interviste mediante la compilazione di un questionario per raccogliere il numero e la tipologia di variabili il più rappresentative e significative possibili, adatte a rispondere agli obiettivi posti dallo studio. La composizione botanica delle risorse foraggere è stata determinata a partire da 111 rilievi fitopastorali, che hanno interessato una superficie di circa 290 ha tra Biellese, Eporediese e Cuneese. Attraverso una cluster analysis dei dati raccolti con le interviste, sono state identificate tre tipologie gestionali differenti caratterizzate da variabili significative quali: estensione di superfici irrigate, dose e tipologia della concimazione, età media degli appezzamenti e tipologia d’uso. I risultati hanno portato ad una preliminare visione d’insieme dove si nota che aziende con caratteristiche simili presentano forti differenze di produttività foraggera, per via di modelli gestionali diversi. Mediante un’altra cluster analysis sui dati vegetazionali sono state individuate 10 tipologie foraggero-pastorali per le quali è stata realizzata una scheda descrittiva degli aspetti vegetazionali e gestionali. È stata effettuata un’analisi multivariata (RDA) per ottenere informazioni sui principali fattori gestionali e ambientali determinanti della composizione botanica: primi tra tutti la concimazione, l’età e l’utilizzo di sfalcio o pascolo. Inoltre, si sono evidenziate delle tipologie fortemente caratterizzate dalla trasemina che trascendono le condizioni climatiche. Lo studio ha evidenziato come, la produttività dei prato-pascoli tende ad essere molto elevata sui prati giovani, gestiti a sfalcio e concimati, tende invece a ridursi in modo importante con l’invecchiamento e l’assenza di concimazione. Le aziende operano in due contesti prativi distinti: su prati esigenti e molto produttivi e su prati molto più rustici e indifferenti, ma meno produttivi. Esse possono adottare delle strategie per sfruttare al meglio la componente erbacea adottando pratiche gestionali intensive o estensive; quelle che presentano una gestione mista e poco delineata hanno i peggiori risultati di produttività e con tipologie foraggero pastorali più povere.
L'azienda agricola basata sul prato-pascolo polifita in Piemonte: caratterizzazione e gestione delle risorse foraggere
VERSINO, LUCA
2021/2022
Abstract
Nel contesto piemontese in cui le aziende agricole sono in continua diminuzione e quelle che rimangono acquisiscono sempre più terreni agricoli, il pascolamento e la produzione propria di foraggi polifiti possono rappresentare un importante vantaggio, per ridurre i costi di gestione, migliorare la qualità dei prodotti, il benessere animale e aumentare una moltitudine di servizi ecosistemici dipendenti dai prato-pascoli. In questo studio è stata condotta un’analisi su un campione di 12 aziende zootecniche piemontesi operanti in ambienti di pianura e fondovalle montano che alimentano il bestiame prevalentemente attraverso foraggi polifiti autoprodotti. Gli obiettivi dello studio sono stati: descrivere le aziende sulla base della gestione delle superfici foraggere; effettuare una panoramica sulla condizione dei prato-pascoli di pianura e fondovalle, analizzandone la composizione vegetazionale e individuando i principali tipi pastorali; valutare gli effetti della gestione agronomica sul determinismo della composizione vegetazionale delle risorse foraggere prato-pascolive, evidenziandone anche le criticità e le tendenze future. Sono state realizzate delle interviste mediante la compilazione di un questionario per raccogliere il numero e la tipologia di variabili il più rappresentative e significative possibili, adatte a rispondere agli obiettivi posti dallo studio. La composizione botanica delle risorse foraggere è stata determinata a partire da 111 rilievi fitopastorali, che hanno interessato una superficie di circa 290 ha tra Biellese, Eporediese e Cuneese. Attraverso una cluster analysis dei dati raccolti con le interviste, sono state identificate tre tipologie gestionali differenti caratterizzate da variabili significative quali: estensione di superfici irrigate, dose e tipologia della concimazione, età media degli appezzamenti e tipologia d’uso. I risultati hanno portato ad una preliminare visione d’insieme dove si nota che aziende con caratteristiche simili presentano forti differenze di produttività foraggera, per via di modelli gestionali diversi. Mediante un’altra cluster analysis sui dati vegetazionali sono state individuate 10 tipologie foraggero-pastorali per le quali è stata realizzata una scheda descrittiva degli aspetti vegetazionali e gestionali. È stata effettuata un’analisi multivariata (RDA) per ottenere informazioni sui principali fattori gestionali e ambientali determinanti della composizione botanica: primi tra tutti la concimazione, l’età e l’utilizzo di sfalcio o pascolo. Inoltre, si sono evidenziate delle tipologie fortemente caratterizzate dalla trasemina che trascendono le condizioni climatiche. Lo studio ha evidenziato come, la produttività dei prato-pascoli tende ad essere molto elevata sui prati giovani, gestiti a sfalcio e concimati, tende invece a ridursi in modo importante con l’invecchiamento e l’assenza di concimazione. Le aziende operano in due contesti prativi distinti: su prati esigenti e molto produttivi e su prati molto più rustici e indifferenti, ma meno produttivi. Esse possono adottare delle strategie per sfruttare al meglio la componente erbacea adottando pratiche gestionali intensive o estensive; quelle che presentano una gestione mista e poco delineata hanno i peggiori risultati di produttività e con tipologie foraggero pastorali più povere.File | Dimensione | Formato | |
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