Questo elaborato ha come obiettivo quello di discutere sulle malattie del legno della vite (Grapevine Trunk Disease - GTD), osservarne le cause e le problematiche e valutare possibili strategie di difesa. In particolar modo su una delle GTD maggiormente incidenti in Italia: Il complesso del mal dell’esca. Questa si è diffusa in tutto il mondo a causa dell’espansione della superfice vitata, della modificazione dei sesti d’impianto da bassa ad alta densità e del divieto dell’utilizzo di arsenito di sodio. Nel caso dell’esca non si parla di un unico fungo patogeno, ma di un complesso di diverse malattie con diversi agenti causali, che concorrono per un’unica sintomatologia. Le malattie principali del complesso dell’esca sono la tracheomicosi, causata da Ascomiceti quali Phaeomoniella chlamydospora e Phaeocremonium aelophilum; e la carie bianca causata dal Basidiomicete Fomitiporia mediterranea. Questi funghi infettano la pianta attraverso ferite ed in particolar modo fanno ingresso nei tagli di potatura di grosse dimensioni, sui quali vengono disseminati attraverso spore. Di questa malattia ne analizziamo i sintomi esterni come striatura fogliare zebrata, appassimento improvviso o lento dell’intera pianta o di parti di essa, piccole macchie nere sugli acini, sviluppo stentato, internodi raccorciati, diminuzione del vigore e diminuzione della produttività e sintomi interni come necrosi e carie bianca in sezioni di legno. Questi sintomi sono molto utili nell’individuazione delle viti malate, ma è importante tenere conto che l’espressione dei sintomi fogliari è strettamente collegata alla traslocazione di molecole di origine fungina o vegetale (Leaf Stripe Symptoms Inducing Molecules - LSSIM) dal legno alle foglie come tossine fungine, sottoprodotti della degradazione del legno, metaboliti prodotti in risposta alla competizione ecc. Per quanto riguarda la prevenzione ci si basa su: pratiche agronomiche corrette e applicazione sui tagli di agenti di lotta biologica come Trichoderma spp. e Phytium oligandrum. Per quanto riguarda la cura: l’unica pratica che si può effettuare è la dendrochirurgia. Questa tecnica consiste in un’operazione sulla pianta che prevede la rimozione del legno affetto da carie bianca tramite l’utilizzo di una motosega a motore a scoppio o elettrica dotata di lama da intaglio. Quest’attività ha diverse tipologie di applicazione tra cui 1) la dendrochirurgia classica del tronco con rimozione totale della carie bianca; 2) la dendrochirurgia meno invasiva con sola rimozione del nucleo della carie bianca ed infine 3) un livello molto invasivo di dendrochirurgia che va da parte a parte della pianta. La prima tipologia è quella maggiormente diffusa e praticata perché è risultata essere la più efficace. Si sono poi analizzati degli studi per osservare le conseguenze e l’efficacia di questa tecnica. È emerso che la dendrochirurgia induce, sulle piante malate, una guarigione entro un anno dall’applicazione e una resilienza a medio termine. Nel primo anno successivo possono osservarsi diminuzioni nella crescita, nella produzione e nella qualità del frutto che però vengono ripristinati nel breve periodo. È inoltre emerso che la pianta trattata può mostrare nuovamente sintomi dopo qualche anno. Si è quindi appurato che la tecnica della dendrochirurgia non è curativa in modo permanente ma soltanto temporaneo. Infine si sono valutati i costi della pratica e la convenienza da parte dei produttori nella sua applicazione.

La tecnica della dendrochirurgia per il risanamento di viti affette da mal dell'Esca

ACCORNERO, GIULIA
2021/2022

Abstract

Questo elaborato ha come obiettivo quello di discutere sulle malattie del legno della vite (Grapevine Trunk Disease - GTD), osservarne le cause e le problematiche e valutare possibili strategie di difesa. In particolar modo su una delle GTD maggiormente incidenti in Italia: Il complesso del mal dell’esca. Questa si è diffusa in tutto il mondo a causa dell’espansione della superfice vitata, della modificazione dei sesti d’impianto da bassa ad alta densità e del divieto dell’utilizzo di arsenito di sodio. Nel caso dell’esca non si parla di un unico fungo patogeno, ma di un complesso di diverse malattie con diversi agenti causali, che concorrono per un’unica sintomatologia. Le malattie principali del complesso dell’esca sono la tracheomicosi, causata da Ascomiceti quali Phaeomoniella chlamydospora e Phaeocremonium aelophilum; e la carie bianca causata dal Basidiomicete Fomitiporia mediterranea. Questi funghi infettano la pianta attraverso ferite ed in particolar modo fanno ingresso nei tagli di potatura di grosse dimensioni, sui quali vengono disseminati attraverso spore. Di questa malattia ne analizziamo i sintomi esterni come striatura fogliare zebrata, appassimento improvviso o lento dell’intera pianta o di parti di essa, piccole macchie nere sugli acini, sviluppo stentato, internodi raccorciati, diminuzione del vigore e diminuzione della produttività e sintomi interni come necrosi e carie bianca in sezioni di legno. Questi sintomi sono molto utili nell’individuazione delle viti malate, ma è importante tenere conto che l’espressione dei sintomi fogliari è strettamente collegata alla traslocazione di molecole di origine fungina o vegetale (Leaf Stripe Symptoms Inducing Molecules - LSSIM) dal legno alle foglie come tossine fungine, sottoprodotti della degradazione del legno, metaboliti prodotti in risposta alla competizione ecc. Per quanto riguarda la prevenzione ci si basa su: pratiche agronomiche corrette e applicazione sui tagli di agenti di lotta biologica come Trichoderma spp. e Phytium oligandrum. Per quanto riguarda la cura: l’unica pratica che si può effettuare è la dendrochirurgia. Questa tecnica consiste in un’operazione sulla pianta che prevede la rimozione del legno affetto da carie bianca tramite l’utilizzo di una motosega a motore a scoppio o elettrica dotata di lama da intaglio. Quest’attività ha diverse tipologie di applicazione tra cui 1) la dendrochirurgia classica del tronco con rimozione totale della carie bianca; 2) la dendrochirurgia meno invasiva con sola rimozione del nucleo della carie bianca ed infine 3) un livello molto invasivo di dendrochirurgia che va da parte a parte della pianta. La prima tipologia è quella maggiormente diffusa e praticata perché è risultata essere la più efficace. Si sono poi analizzati degli studi per osservare le conseguenze e l’efficacia di questa tecnica. È emerso che la dendrochirurgia induce, sulle piante malate, una guarigione entro un anno dall’applicazione e una resilienza a medio termine. Nel primo anno successivo possono osservarsi diminuzioni nella crescita, nella produzione e nella qualità del frutto che però vengono ripristinati nel breve periodo. È inoltre emerso che la pianta trattata può mostrare nuovamente sintomi dopo qualche anno. Si è quindi appurato che la tecnica della dendrochirurgia non è curativa in modo permanente ma soltanto temporaneo. Infine si sono valutati i costi della pratica e la convenienza da parte dei produttori nella sua applicazione.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/103483