Nel 2008 furono rinvenute da Enrico Collo, Michele Piazza e Heinz Furrer nell'Altopiano de La Gardetta (Alpi Cozie, Val Maira, Cuneo) numerose orme di tetrapodi, su un livello quarzarenitico caratterizzato da ripple mark. In missioni successive avvenute nel 2017, 2018 e 2019, grazie ad una collaborazione tra l'Università di Torino (Edoardo Martinetto e Massimo Delfino) e il MUSE di Trento (Fabio Petti), sono state scoperte nuove orme e nuove superfici, che hanno consentito il riconoscimento di due icnogeneri, Isochirotherium sp. e Chirotherium sp., generalmente attribuiti a rettili arcosauriformi. Questi rettili si originarono da Archosauromorpha durante il Permiano superiore (Changhsingiano, 254,14 ± 0,07 – 251,902 ± 0,024 milioni di anni fa) ed ebbero un'ampia radiazione evolutiva. Si caratterizzano principalmente per la presenza della finestra antorbitale, un collo e un muso piuttosto allungati e un'andatura semi-eretta. Questi rettili sopravvissero all'estinzione permo-triassica e originarono il clade comprendente dinosauri, uccelli e coccodrilli (Archosauria). Questo studio analizza le orme attribuite ad Isochirotherium scoperte tra il 2017 e il 2019 e ha come scopo quello di affinare l'analisi icnotassonomica, avvalendosi di metodi tradizionali e digitali (close range photogrammetry). L'approccio tradizionale consiste nell'acquisizione dei dati morfometrici direttamente sul terreno, servendosi di una specifica strumentazione (gessetti colorati, target metrici, rotella metrica e teli di plastica). La Close-Range Photogrammetry è invece una tecnica che prevede l'utilizzo di foto bidimensionali che, elaborate con specifici software (Agisoft PhotoScan e Surfer), consente la modellazione tridimensionale delle orme (DEM: Digital Elevation Model). I modelli 3D ottenuti permettono di esaminare le orme in maniera più dettagliata rispetto ai metodi tradizionali, grazie all'individuazione di dettagli morfologici dell'autopodio non osservabili a occhio nudo. La fotogrammetria è utile anche per la conservazione e la condivisione degli esemplari, consentendo la loro riproduzione tramite una stampante 3D. Alla luce dei risultati ottenuti l'ipotesi più probabile è che le orme studiate siano attribuibili alla famiglia Erythrosuchidae.​

Le orme di arcosauriformi del Triassico Inferiore dell'Altopiano del Gardetta (Cuneo, Piemonte): analisi icnotassonomica e icnosistematica mediante l'applicazione di metodologie tradizionali e digitali​

AMORUSO, NICOLÒ
2018/2019

Abstract

Nel 2008 furono rinvenute da Enrico Collo, Michele Piazza e Heinz Furrer nell'Altopiano de La Gardetta (Alpi Cozie, Val Maira, Cuneo) numerose orme di tetrapodi, su un livello quarzarenitico caratterizzato da ripple mark. In missioni successive avvenute nel 2017, 2018 e 2019, grazie ad una collaborazione tra l'Università di Torino (Edoardo Martinetto e Massimo Delfino) e il MUSE di Trento (Fabio Petti), sono state scoperte nuove orme e nuove superfici, che hanno consentito il riconoscimento di due icnogeneri, Isochirotherium sp. e Chirotherium sp., generalmente attribuiti a rettili arcosauriformi. Questi rettili si originarono da Archosauromorpha durante il Permiano superiore (Changhsingiano, 254,14 ± 0,07 – 251,902 ± 0,024 milioni di anni fa) ed ebbero un'ampia radiazione evolutiva. Si caratterizzano principalmente per la presenza della finestra antorbitale, un collo e un muso piuttosto allungati e un'andatura semi-eretta. Questi rettili sopravvissero all'estinzione permo-triassica e originarono il clade comprendente dinosauri, uccelli e coccodrilli (Archosauria). Questo studio analizza le orme attribuite ad Isochirotherium scoperte tra il 2017 e il 2019 e ha come scopo quello di affinare l'analisi icnotassonomica, avvalendosi di metodi tradizionali e digitali (close range photogrammetry). L'approccio tradizionale consiste nell'acquisizione dei dati morfometrici direttamente sul terreno, servendosi di una specifica strumentazione (gessetti colorati, target metrici, rotella metrica e teli di plastica). La Close-Range Photogrammetry è invece una tecnica che prevede l'utilizzo di foto bidimensionali che, elaborate con specifici software (Agisoft PhotoScan e Surfer), consente la modellazione tridimensionale delle orme (DEM: Digital Elevation Model). I modelli 3D ottenuti permettono di esaminare le orme in maniera più dettagliata rispetto ai metodi tradizionali, grazie all'individuazione di dettagli morfologici dell'autopodio non osservabili a occhio nudo. La fotogrammetria è utile anche per la conservazione e la condivisione degli esemplari, consentendo la loro riproduzione tramite una stampante 3D. Alla luce dei risultati ottenuti l'ipotesi più probabile è che le orme studiate siano attribuibili alla famiglia Erythrosuchidae.​
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