Il controllo biologico, o lotta biologica, viene definito come l'impiego di agenti biotici per il contenimento delle popolazioni di organismi dannosi al di sotto della soglia economica di danno. La prima testimonianza di utilizzo della lotta biologica su larga scala risale al 1888 in California, con l'importazione dall'Australia del coleottero coccinellide Rodolia cardinalis per contenere i danni al settore agrumicolo provocati dalla cocciniglia Icerya purchasi. Nel corso degli anni sono stati sviluppati diversi approcci di lotta biologica (propagativo, inoculativo, inondativo, protettivo) mediante l'utilizzo di insetti entomofagi (predatori e parassitoidi), ottenendo importanti risultati nel contenimento degli insetti fitofagi. In questa relazione finale sono stati analizzati cinque casi studio di applicazione di programmi di lotta biologica per il contenimento di fitofagi di rilevante interesse per l'ambiente forestale: Thaumetopoea pityocampa, Leptoglossus occidentalis, Dryocosmus kuriphilus, Metcalfa pruinosa e Lymantria dispar. Per il contenimento di Thaumetopoea pityocampa, meglio nota come processionaria del pino, vengono riportati i dati della letteratura riguardanti l'introduzione di due imenotteri parassitoidi indigeni: Baryscapus servadeii e Ooencyrtus pityocampae. Nel caso di Leptoglossus occidentalis, il cimicione delle conifere, vengono riportati invece i risultati ottenuti dal CREA di Firenze in merito alla valutazione dell'impatto del parassitoide Gryonn pennsylvanicum su eterotteri nativi non target. Tra i casi affrontati, l'esempio più recente di lotta biologica propagativa è sicuramente rappresentato dal cinipide galligeno del castagno, Dryocosmus kuriphilus. Le popolazioni di tale fitofago esotico sono state ridotte significamente introducendo nel 2003 dal Giappone il parassitoide Torymus sinensis, rivelatosi molto efficace nel contenimento dei danni al settore castanicolo su scala nazionale ad europea. Gli ultimi due casi studio trattano l'utilizzo dei parassitoidi Neodryinus typhlocybae e Ooencyrtus kuvanae, per il controllo di Metcalfa pruinosa e Lymantria dispar, rispettivamente. Malgrado in molti casi i risultati ottenuti nell'applicazione di tali strategie di controllo siano stati estremamente soddisfacenti, la lotta biologica soprattutto quella propagativa non è del tutto priva di potenziali conseguenze negative, quali fenomeni di iperparassitizzazione, ibridazione interspecifica e ampliamento di host range con possibilità di predazione o parassitizzazione anche a carico di specie non target. Nel recepimento della direttiva europea “Habitat” 92/43/CEE del 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, sono stati emendati nel 1997 il Decreto del Presidente della Repubblica n. 357 e nel 2003 il successivo D.P.R. n. 120. In particolare, l'articolo 12 del D.P.R. n. 357 vieta l'introduzione di specie alloctone sul territorio nazionale, impedendo così, senza possibilità di deroga, qualsiasi forma di intervento di lotta biologica propagativa mediante l'impiego di antagonisti esotici provenienti da altri areali geografici. Negli ultimi anni è stata particolarmente sentita l'urgenza di rivedere le attuali norme legislative, principalmente a causa delle ripetute introduzioni accidentali di nuove specie di insetti esotici. Recentemente, con l'entrata in vigore il 20 settembre 2019 del D.P.R. del 5 luglio n. 102 “Regolamento modifiche dell'art. 12 del D.P.R. 8/9/1997 n. 357”, il governo italiano ha preso la decisione di poter ricorrere alla lotta biologica propagativa in casi specifici, da valutare di volta in volta seguendo una procedura ancora in via di definizione, rivalutando quindi una strategia di lotta che ha permesso in passato di ottenere risultati significativi nel controllo di specie esotiche invasive di rilevanza unionale.
Controllo biologico dei fitofagi di interesse forestale
BRAIA, SIMONE
2018/2019
Abstract
Il controllo biologico, o lotta biologica, viene definito come l'impiego di agenti biotici per il contenimento delle popolazioni di organismi dannosi al di sotto della soglia economica di danno. La prima testimonianza di utilizzo della lotta biologica su larga scala risale al 1888 in California, con l'importazione dall'Australia del coleottero coccinellide Rodolia cardinalis per contenere i danni al settore agrumicolo provocati dalla cocciniglia Icerya purchasi. Nel corso degli anni sono stati sviluppati diversi approcci di lotta biologica (propagativo, inoculativo, inondativo, protettivo) mediante l'utilizzo di insetti entomofagi (predatori e parassitoidi), ottenendo importanti risultati nel contenimento degli insetti fitofagi. In questa relazione finale sono stati analizzati cinque casi studio di applicazione di programmi di lotta biologica per il contenimento di fitofagi di rilevante interesse per l'ambiente forestale: Thaumetopoea pityocampa, Leptoglossus occidentalis, Dryocosmus kuriphilus, Metcalfa pruinosa e Lymantria dispar. Per il contenimento di Thaumetopoea pityocampa, meglio nota come processionaria del pino, vengono riportati i dati della letteratura riguardanti l'introduzione di due imenotteri parassitoidi indigeni: Baryscapus servadeii e Ooencyrtus pityocampae. Nel caso di Leptoglossus occidentalis, il cimicione delle conifere, vengono riportati invece i risultati ottenuti dal CREA di Firenze in merito alla valutazione dell'impatto del parassitoide Gryonn pennsylvanicum su eterotteri nativi non target. Tra i casi affrontati, l'esempio più recente di lotta biologica propagativa è sicuramente rappresentato dal cinipide galligeno del castagno, Dryocosmus kuriphilus. Le popolazioni di tale fitofago esotico sono state ridotte significamente introducendo nel 2003 dal Giappone il parassitoide Torymus sinensis, rivelatosi molto efficace nel contenimento dei danni al settore castanicolo su scala nazionale ad europea. Gli ultimi due casi studio trattano l'utilizzo dei parassitoidi Neodryinus typhlocybae e Ooencyrtus kuvanae, per il controllo di Metcalfa pruinosa e Lymantria dispar, rispettivamente. Malgrado in molti casi i risultati ottenuti nell'applicazione di tali strategie di controllo siano stati estremamente soddisfacenti, la lotta biologica soprattutto quella propagativa non è del tutto priva di potenziali conseguenze negative, quali fenomeni di iperparassitizzazione, ibridazione interspecifica e ampliamento di host range con possibilità di predazione o parassitizzazione anche a carico di specie non target. Nel recepimento della direttiva europea “Habitat” 92/43/CEE del 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, sono stati emendati nel 1997 il Decreto del Presidente della Repubblica n. 357 e nel 2003 il successivo D.P.R. n. 120. In particolare, l'articolo 12 del D.P.R. n. 357 vieta l'introduzione di specie alloctone sul territorio nazionale, impedendo così, senza possibilità di deroga, qualsiasi forma di intervento di lotta biologica propagativa mediante l'impiego di antagonisti esotici provenienti da altri areali geografici. Negli ultimi anni è stata particolarmente sentita l'urgenza di rivedere le attuali norme legislative, principalmente a causa delle ripetute introduzioni accidentali di nuove specie di insetti esotici. Recentemente, con l'entrata in vigore il 20 settembre 2019 del D.P.R. del 5 luglio n. 102 “Regolamento modifiche dell'art. 12 del D.P.R. 8/9/1997 n. 357”, il governo italiano ha preso la decisione di poter ricorrere alla lotta biologica propagativa in casi specifici, da valutare di volta in volta seguendo una procedura ancora in via di definizione, rivalutando quindi una strategia di lotta che ha permesso in passato di ottenere risultati significativi nel controllo di specie esotiche invasive di rilevanza unionale.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
817107_relazionefinale_simonebraia.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
1.35 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.35 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/103127