This study is part of the strand of historiographical research on cultural memory, focusing on the memory of Portuguese colonialism, in the transitional period between the dictatorship of the Estado Novo and the establishment of democracy. The time span considered goes from the outbreak of the Colonial War in the African colonies (1961) to 1986, the year of Portugal's entry into the EEC and the election of the first civil President of the Portuguese Republic. The research analyses the colonial imagery disseminated in primary schools, through Portuguese and History textbooks, fundamental tools for the formation of consciences, mentalities and identities. The aim of this study is to show how the Carnation Revolution (25 April 1974) and the decolonisation of the Portuguese dominions led to a change in the cultural memory of colonialism, triggering policies of oblivion. The two political events represent a turning point, in the context of defining the memory of colonialism, but did not bring about a real change in mentality. The study analyses the reasons for the persistence, in the first decades of the democratic regime, of colonial myths and ideology, based on Gilberto Freyre's idea of the cilivizing mission and lusotropicalism. A persistence that is the result of the colonial legacy of the time of the dictatorship and the importance of the idea of 'empire' and the myth of descobrimentos ('discoveries'), within the Portuguese national identity. The sources were read through the lens of cultural memory, having as a theoretical reference Jan and Aleida Assmann's studies on this topic, and taking into account the historical and educational context in which they are embedded. In the course of the research, texts and images from school books were analysed, focusing on the terms used to talk about colonialism, the arguments typical of Portuguese colonialist discourse, and the aspects of colonialism that were removed. The study also paid attention to the recipients of the textbooks, to show how colonial discourse was reformulated, depending on the subjectivities to which it was addressed. In particular, the gap between the representations of manuals intended for European students and those published specifically for the colonies was highlighted.
Questo studio si inserisce nel filone di ricerca storiografica sulla memoria culturale, focalizzandosi sulla memoria del colonialismo portoghese, nel periodo di transizione tra la dittatura dell’Estado Novo e l’istituzione della democrazia. L’arco temporale considerato va dallo scoppio della Guerra coloniale nelle colonie africane (1961) e il 1986, anno di ingresso del Portogallo nella CEE e dell’elezione del primo Presidente civile della Repubblica portoghese. La ricerca analizza l’immaginario coloniale diffuso nella scuola primaria, attraverso i manuali di Portoghese e di Storia, strumenti fondamentali per la formazione delle coscienze, delle mentalità e dell’identità. L’obiettivo di questo studio è mostrare in che modo la Rivoluzione dei Garofani (25 aprile 1974) e la decolonizzazione dei domini portoghesi abbiano determinato una modifica della memoria culturale del colonialismo, innescando politiche dell’oblio. I due eventi politici rappresentano un punto di svolta, nel contesto della definizione della memoria del colonialismo, ma non hanno comportato un vero e proprio cambio di mentalità. Lo studio analizza le ragioni della persistenza, nei primi decenni del regime democratico, dei miti e dell’ideologia coloniale, fondata sull’idea della missione cilivizzatrice e sul lusotropicalismo di Gilberto Freyre. Una persistenza che è frutto dell’eredità coloniale del tempo della dittatura e dell’importanza dell’idea di “impero” e del mito dei descobrimentos (“scoperte”), all’interno dell’identità nazionale portoghese. Le fonti sono state lette attraverso la lente della memoria culturale, avendo come riferimento teorico gli studi di Jan e Aleida Assmann su questo tema, e tenendo conto del contesto storico e educativo in cui si inseriscono. Nel corso della ricerca sono stati analizzati i testi e le immagini dei libri di scuola, soffermandosi sui termini usati per parlare del colonialismo, sulle argomentazioni tipiche del discorso colonialista portoghese e sugli aspetti del colonialismo rimossi. Lo studio ha prestato anche attenzione ai destinatari dei manuali, per mostrare come il discorso coloniale venisse riformulato, a seconda delle soggettività a cui era rivolto. In particolare, si è evidenziato lo scarto tra le rappresentazioni dei manuali destinati agli studenti europei e a quelli pubblicati appositamente per le colonie.
Scuola, memoria e colonialismo. La memoria culturale del colonialismo nei manuali di scuola portoghesi (1961-1986)
RU, CECILIA
2022/2023
Abstract
Questo studio si inserisce nel filone di ricerca storiografica sulla memoria culturale, focalizzandosi sulla memoria del colonialismo portoghese, nel periodo di transizione tra la dittatura dell’Estado Novo e l’istituzione della democrazia. L’arco temporale considerato va dallo scoppio della Guerra coloniale nelle colonie africane (1961) e il 1986, anno di ingresso del Portogallo nella CEE e dell’elezione del primo Presidente civile della Repubblica portoghese. La ricerca analizza l’immaginario coloniale diffuso nella scuola primaria, attraverso i manuali di Portoghese e di Storia, strumenti fondamentali per la formazione delle coscienze, delle mentalità e dell’identità. L’obiettivo di questo studio è mostrare in che modo la Rivoluzione dei Garofani (25 aprile 1974) e la decolonizzazione dei domini portoghesi abbiano determinato una modifica della memoria culturale del colonialismo, innescando politiche dell’oblio. I due eventi politici rappresentano un punto di svolta, nel contesto della definizione della memoria del colonialismo, ma non hanno comportato un vero e proprio cambio di mentalità. Lo studio analizza le ragioni della persistenza, nei primi decenni del regime democratico, dei miti e dell’ideologia coloniale, fondata sull’idea della missione cilivizzatrice e sul lusotropicalismo di Gilberto Freyre. Una persistenza che è frutto dell’eredità coloniale del tempo della dittatura e dell’importanza dell’idea di “impero” e del mito dei descobrimentos (“scoperte”), all’interno dell’identità nazionale portoghese. Le fonti sono state lette attraverso la lente della memoria culturale, avendo come riferimento teorico gli studi di Jan e Aleida Assmann su questo tema, e tenendo conto del contesto storico e educativo in cui si inseriscono. Nel corso della ricerca sono stati analizzati i testi e le immagini dei libri di scuola, soffermandosi sui termini usati per parlare del colonialismo, sulle argomentazioni tipiche del discorso colonialista portoghese e sugli aspetti del colonialismo rimossi. Lo studio ha prestato anche attenzione ai destinatari dei manuali, per mostrare come il discorso coloniale venisse riformulato, a seconda delle soggettività a cui era rivolto. In particolare, si è evidenziato lo scarto tra le rappresentazioni dei manuali destinati agli studenti europei e a quelli pubblicati appositamente per le colonie.File | Dimensione | Formato | |
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