In the addendum which can be found at the end of the first volume of Des Knaben Wunderhorn, Johann Wolfgang Goethe, the greatest German poet ever, wrote that the work of Arnim and Brentano is one of the essential texts that should be found in every house, and lying next to each window, because it represents the underlying essence of the true Germanic folk tradition. It was 1808, the year when Mohr & Zimmer's first edition of the most seminal work of German Romanticism was published, solely outshone none but Brothers Grimm's illustrious Kinder- und Hausmärchen just a few years later. Differences between these two impressive works are substantial, as Arnim and Brentano's collection exclusively focuses on folk songs fairly coming from the medieval oral tradition as well as codices, manuscripts, and publications all between 15th and 19th centuries, at the odds with the philological method to the raw materials that the two brothers from Hanau had. As leading spokesmen of the influential school of Heidelberg, Arnim and Brentano freshened the nationalistic culture that had been burning under the ashes of the cult of blood and lineage, which eventually led to the resurgence of folk superstitions. However, similarly to what the Grimms did with their work, also Arnim and Brentano focused on the power of a language style that could have been easily understood by children, even at the risk of revising and rewriting, no less than completely expunging or reinventing, stanzas as well as songs, primarily because their real intent was to reawaken the true spirit of the people, which had been falling asleep for too long. So, through the anthology of fifty folk songs previously selected in the first Italian edition by Marina Cavalli and Dario Del Corno, the main goal of this thesis is a comparative analysis on both themes and prosody of each song, trying to offer a report of the distinctive features of the most famous Lieder that the enormous research work made by Arnim and Brentano were brought to light as exhaustive as possible
Johann Wolfgang Goethe, il massimo poeta tedesco di sempre, scrisse, al fondo dell'appendice al primo volume del Des Knaben Wunderhorn, che l'opera di Arnim e Brentano è uno di quei testi imprescindibili che dovrebbero trovarsi in ogni casa e accanto a ogni finestra perché rappresenta l'essenza della vera tradizione popolare germanica. Era il 1808, anno della pubblicazione della prima edizione di Mohr & Zimmer di una delle più influenti opere del romanticismo tedesco, oscurato poi soltanto dal Kinder- und Hausmärchen dei fratelli Grimm pochi anni più tardi. Sostanziale però è la differenza tra le due monumentali opere, là dove la raccolta di Arnim e Brentano si concentra esclusivamente su canti popolari provenienti tanto dalla tradizione orale medievale quanto a codici, manoscritti e pubblicazioni, tra XV e XIX secolo, profondamente dunque in opposizione con l'approccio filologico dei due fratelli di Hanau. In quanto esponenti della prestigiosa scuola di Heidelberg, Arnim e Brentano diventarono i portavoce della cultura nazionalistica che bruciava sotto la cenere del culto del sangue e della stirpe, e che portò alla rinascita di superstizioni popolari. Proprio come i Grimm però, anche Arnim e Brentano si concentrarono sulla forza di un linguaggio comprensibile ai bambini, a costo anche di rivedere e riscrivere, se non addirittura eliminare e reinventare, intere strofe o canti, perché il loro unico intento era ridestare il vero spirito del popolo per troppo tempo sopito. Così, attraverso la selezione di cinquanta canti preventivamente effettuata nell'antologia della prima edizione italiana curata da Marina Cavalli e Dario Del Corno, obiettivo precipuo di questa tesi è un'analisi comparata tanto delle tematiche dei vari canti quanto di quella metrica degli stessi, per provare a offrire un resoconto il più esaustivo possibile sulle principali caratteristiche dei più conosciuti Lieder che l'enorme lavoro di ricerca di Arnim e Brentano ha permesso di portare alla luce.
Des Knaben Wunderhorn: dal contesto storico-letterario all'analisi dei canti
LEONE, DEBORAH
2019/2020
Abstract
Johann Wolfgang Goethe, il massimo poeta tedesco di sempre, scrisse, al fondo dell'appendice al primo volume del Des Knaben Wunderhorn, che l'opera di Arnim e Brentano è uno di quei testi imprescindibili che dovrebbero trovarsi in ogni casa e accanto a ogni finestra perché rappresenta l'essenza della vera tradizione popolare germanica. Era il 1808, anno della pubblicazione della prima edizione di Mohr & Zimmer di una delle più influenti opere del romanticismo tedesco, oscurato poi soltanto dal Kinder- und Hausmärchen dei fratelli Grimm pochi anni più tardi. Sostanziale però è la differenza tra le due monumentali opere, là dove la raccolta di Arnim e Brentano si concentra esclusivamente su canti popolari provenienti tanto dalla tradizione orale medievale quanto a codici, manoscritti e pubblicazioni, tra XV e XIX secolo, profondamente dunque in opposizione con l'approccio filologico dei due fratelli di Hanau. In quanto esponenti della prestigiosa scuola di Heidelberg, Arnim e Brentano diventarono i portavoce della cultura nazionalistica che bruciava sotto la cenere del culto del sangue e della stirpe, e che portò alla rinascita di superstizioni popolari. Proprio come i Grimm però, anche Arnim e Brentano si concentrarono sulla forza di un linguaggio comprensibile ai bambini, a costo anche di rivedere e riscrivere, se non addirittura eliminare e reinventare, intere strofe o canti, perché il loro unico intento era ridestare il vero spirito del popolo per troppo tempo sopito. Così, attraverso la selezione di cinquanta canti preventivamente effettuata nell'antologia della prima edizione italiana curata da Marina Cavalli e Dario Del Corno, obiettivo precipuo di questa tesi è un'analisi comparata tanto delle tematiche dei vari canti quanto di quella metrica degli stessi, per provare a offrire un resoconto il più esaustivo possibile sulle principali caratteristiche dei più conosciuti Lieder che l'enorme lavoro di ricerca di Arnim e Brentano ha permesso di portare alla luce.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/102669