Lo studio, attraverso l'analisi di La Passione. Via Crucis al Colosseo, Il Purgatorio. La notte lava la mente e Il fiore del dolore, si pone l'obiettivo di spiegare il legame tra poesia e teatro nella poetica di Mario Luzi. L'entrata in scena del poeta nel mondo teatrale del Novecento si colloca tra gli anni Sessanta e Settanta. Rispetto ai protagonisti del movimento neo-avanguardistico sorto all'indomani del Convegno di Ivrea nel 1967, Luzi scelse di andare controcorrente, collaborando con il regista e pedagogo Orazio Costa. Il sodalizio tra i due nacque soprattutto da una missione comune: quella di restaurare un neoumanesimo al di là degli scempi del Novecento che minacciavano l'esistenza dell'uomo di 'abumanizzazione'. La parola, legata all'ascolto, nel suo svelarsi all'altro introduce l'uomo a un'attività ermeneutica finalizzata a interpretare la realtà in tutti gli svariati punti di vista. La natura salvifica della parola consiste in questa proprietà additiva di più verità che insieme si oppongono alla menzogna. È questo il senso del titolo, «Nostro mestiere è l'interpretazione». Poetica di salvezza in Mario Luzi, che trae ispirazione da un verso del Fiore del dolore. Il raggiungimento progressivo della verità è scandito mediante la cooperazione e il dialogo di una pluralità di voci: da qui anche il ricorso al coro e il ritorno al teatro religioso. I topoi emersi dall'analisi delle tre opere teatrali della maturità sono il silenzio e l'incomunicabilità della parola; il tempo e l'ascolto; la metamorfosi e la salvezza.
«Nostro mestiere è l'interpretazione». Poetica di salvezza in Mario Luzi.
SGARRO, ARCA MARIA
2018/2019
Abstract
Lo studio, attraverso l'analisi di La Passione. Via Crucis al Colosseo, Il Purgatorio. La notte lava la mente e Il fiore del dolore, si pone l'obiettivo di spiegare il legame tra poesia e teatro nella poetica di Mario Luzi. L'entrata in scena del poeta nel mondo teatrale del Novecento si colloca tra gli anni Sessanta e Settanta. Rispetto ai protagonisti del movimento neo-avanguardistico sorto all'indomani del Convegno di Ivrea nel 1967, Luzi scelse di andare controcorrente, collaborando con il regista e pedagogo Orazio Costa. Il sodalizio tra i due nacque soprattutto da una missione comune: quella di restaurare un neoumanesimo al di là degli scempi del Novecento che minacciavano l'esistenza dell'uomo di 'abumanizzazione'. La parola, legata all'ascolto, nel suo svelarsi all'altro introduce l'uomo a un'attività ermeneutica finalizzata a interpretare la realtà in tutti gli svariati punti di vista. La natura salvifica della parola consiste in questa proprietà additiva di più verità che insieme si oppongono alla menzogna. È questo il senso del titolo, «Nostro mestiere è l'interpretazione». Poetica di salvezza in Mario Luzi, che trae ispirazione da un verso del Fiore del dolore. Il raggiungimento progressivo della verità è scandito mediante la cooperazione e il dialogo di una pluralità di voci: da qui anche il ricorso al coro e il ritorno al teatro religioso. I topoi emersi dall'analisi delle tre opere teatrali della maturità sono il silenzio e l'incomunicabilità della parola; il tempo e l'ascolto; la metamorfosi e la salvezza.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/102588