Il diabete mellito di tipo 1 (DMT1) è un disturbo metabolico che interessa 400 milioni di persone al mondo, è caratterizzato dalla distruzione delle cellule β da parte del sistema immunitario, ciò causa insufficienza nella produzione di insulina con conseguente iperglicemia. Il DMT1 se non trattato può causare problemi a lungo termine molto seri. Molti pazienti risolvono questo problema con l'iniezione di insulina esogena. La terapia insulinica però non può controllare perfettamente i livelli di glucosio nel sangue. Inoltre, per evitare le continue iniezioni di insulina durante la giornata e cercare di riportare la condizione fisiologica nei pazienti, si è cercato di reintrodurre tutta la massa pancreatica e non solo l'ormone. Ciò è stato reso possibile con i trapianti di pancreas o delle sole isole di Langerhans ottenute da donatori non diabetici. I trapianti però non sono sempre praticabili per la scarsità dei donatori e per i rischi legati alla risposta immunitaria. La terapia alternativa sulla quale si discute e che potrebbe essere applicata in futuro adopera le cellule staminali che possono essere embrionali (ESC) o pluripotenti indotte (iPSC). Infatti le cellule staminali possono differenziare in cellule simil-β che in futuro potrebbero essere trapiantate nel paziente. In questo elaborato è stato preso in esame uno studio condotto su topi NOD cioè su topi non obesi ma diabetici che vengono usati come modello murino per lo studio. È stato dimostrato come le cellule simil-β ottenute dal differenziamento della linea cellulare HUES8 possono essere impiantate con trapianto ortotopico nel topo allo stadio neonatale e queste risultano essere in grado di secernere insulina in risposta alle variazioni della concentrazione di glucosio nel sangue e mantenere questa capacità per molto tempo dopo il trapianto. Tra queste cellule simil-β trapiantate, non tutte esprimono solo insulina ma un sottogruppo di cellule esprime anche glucagone, polipeptide pancreatico e somatostatina. In futuro si spera di offrire ai pazienti un trattamento personalizzato con il trapianto autologo grazie all'impiego delle cellule simil-β che si sono rilevate essere le più adatte per il trapianto ortotopico.

Impiego delle cellule staminali per il trattamento del diabete mellito

MASSARO, FEDERICA MARIA AUSILIA
2018/2019

Abstract

Il diabete mellito di tipo 1 (DMT1) è un disturbo metabolico che interessa 400 milioni di persone al mondo, è caratterizzato dalla distruzione delle cellule β da parte del sistema immunitario, ciò causa insufficienza nella produzione di insulina con conseguente iperglicemia. Il DMT1 se non trattato può causare problemi a lungo termine molto seri. Molti pazienti risolvono questo problema con l'iniezione di insulina esogena. La terapia insulinica però non può controllare perfettamente i livelli di glucosio nel sangue. Inoltre, per evitare le continue iniezioni di insulina durante la giornata e cercare di riportare la condizione fisiologica nei pazienti, si è cercato di reintrodurre tutta la massa pancreatica e non solo l'ormone. Ciò è stato reso possibile con i trapianti di pancreas o delle sole isole di Langerhans ottenute da donatori non diabetici. I trapianti però non sono sempre praticabili per la scarsità dei donatori e per i rischi legati alla risposta immunitaria. La terapia alternativa sulla quale si discute e che potrebbe essere applicata in futuro adopera le cellule staminali che possono essere embrionali (ESC) o pluripotenti indotte (iPSC). Infatti le cellule staminali possono differenziare in cellule simil-β che in futuro potrebbero essere trapiantate nel paziente. In questo elaborato è stato preso in esame uno studio condotto su topi NOD cioè su topi non obesi ma diabetici che vengono usati come modello murino per lo studio. È stato dimostrato come le cellule simil-β ottenute dal differenziamento della linea cellulare HUES8 possono essere impiantate con trapianto ortotopico nel topo allo stadio neonatale e queste risultano essere in grado di secernere insulina in risposta alle variazioni della concentrazione di glucosio nel sangue e mantenere questa capacità per molto tempo dopo il trapianto. Tra queste cellule simil-β trapiantate, non tutte esprimono solo insulina ma un sottogruppo di cellule esprime anche glucagone, polipeptide pancreatico e somatostatina. In futuro si spera di offrire ai pazienti un trattamento personalizzato con il trapianto autologo grazie all'impiego delle cellule simil-β che si sono rilevate essere le più adatte per il trapianto ortotopico.
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