Nell'alveare la nutrizione delle api (Apis mellifera) proviene da due principali fonti di origine vegetale: il nettare e il polline. Mentre il nettare viene portato nell'alveare e trasformato in miele, attraverso una trasformazione enzimatica degli zuccheri, il polline viene raccolto direttamente dai fiori e immagazzinato all'interno delle cellette dei favi dopo essere stato mescolato con del miele al fine di facilitarne la conservazione. Sotto l'azione degli enzimi presenti nel miele, di lieviti (Cryptococcus albidus), di alcuni batteri (Lactobacillus Kunkeei, Fructobacillus fructosus), della temperatura dell'alveare e attraverso una serie di processi biochimici, il polline si trasforma in ¿pane d'api¿. Questo processo può durare anche 3 mesi. Il pane d'api costituisce per le api da miele una fonte alimentare primaria, ad alto contenuto proteico, ed è somministrato per le larve. Il suo valore energetico e nutrizionale è molto più elevato del polline fresco dal momento che contiene una maggiore quantità di zuccheri, vitamina K e l'esina dei granuli pollinici parzialmente distrutta. Per la sua acidità (pH 4.73), il pane d'api è facilmente assimilabile anche dall'organismo umano ed è pertanto utilizzato come integratore alimentare. Le analisi nutrizionali mettono in evidenzia come il pane d'api sia costituito mediamente dal 74,82% di glucidi, dal 19.96% di proteine, dal 1.90% di lipidi, e dal rimanente 3.32% di oligoelementi (Fe, Mg, Co, Cu, Zn, F..), acqua, ceneri e vitamine (E, C, K, ecc.,), apportando un valore nutrizionale medio di 396,2 Kcal ogni 100 g di prodotto. Il polline fresco contiene in media il 34% di glucidi, il 25% di proteine, il 7% di lipidi, e il rimanente 34% di oligoelementi (Fe, Mg, Co, Cu, Zn, F..), acqua, ceneri e vitamine (E, C, K, ecc.,), determinando un apporto medio di 299,0 Kcal ogni 100 g di prodotto. La tecnica più semplice e più utilizzata per estrarre il pane delle api dai favi consiste nel frantumare il favo e nel raccogliere manualmente i cilindretti separandoli dalla cera mediante setacciamento; il favo può essere lavorato a temperatura ambiente oppure dopo essere stato congelato. I cilindretti così ottenuti vengono sempre sottoposti a deumidificazione a bassa temperatura. Per automatizzare il processo possono essere utilizzate apparecchiature in grado di frantumare favi congelati, separando il pane d'api dalla cera con getti d'aria. La produzione di pane d'api per il consumo umano è al momento abbastanza limitata. I prezzi variano da 80,00 a 160,00 ¿/Kg.

Il pane d'api

VERCELLINO, CORRADO
2018/2019

Abstract

Nell'alveare la nutrizione delle api (Apis mellifera) proviene da due principali fonti di origine vegetale: il nettare e il polline. Mentre il nettare viene portato nell'alveare e trasformato in miele, attraverso una trasformazione enzimatica degli zuccheri, il polline viene raccolto direttamente dai fiori e immagazzinato all'interno delle cellette dei favi dopo essere stato mescolato con del miele al fine di facilitarne la conservazione. Sotto l'azione degli enzimi presenti nel miele, di lieviti (Cryptococcus albidus), di alcuni batteri (Lactobacillus Kunkeei, Fructobacillus fructosus), della temperatura dell'alveare e attraverso una serie di processi biochimici, il polline si trasforma in ¿pane d'api¿. Questo processo può durare anche 3 mesi. Il pane d'api costituisce per le api da miele una fonte alimentare primaria, ad alto contenuto proteico, ed è somministrato per le larve. Il suo valore energetico e nutrizionale è molto più elevato del polline fresco dal momento che contiene una maggiore quantità di zuccheri, vitamina K e l'esina dei granuli pollinici parzialmente distrutta. Per la sua acidità (pH 4.73), il pane d'api è facilmente assimilabile anche dall'organismo umano ed è pertanto utilizzato come integratore alimentare. Le analisi nutrizionali mettono in evidenzia come il pane d'api sia costituito mediamente dal 74,82% di glucidi, dal 19.96% di proteine, dal 1.90% di lipidi, e dal rimanente 3.32% di oligoelementi (Fe, Mg, Co, Cu, Zn, F..), acqua, ceneri e vitamine (E, C, K, ecc.,), apportando un valore nutrizionale medio di 396,2 Kcal ogni 100 g di prodotto. Il polline fresco contiene in media il 34% di glucidi, il 25% di proteine, il 7% di lipidi, e il rimanente 34% di oligoelementi (Fe, Mg, Co, Cu, Zn, F..), acqua, ceneri e vitamine (E, C, K, ecc.,), determinando un apporto medio di 299,0 Kcal ogni 100 g di prodotto. La tecnica più semplice e più utilizzata per estrarre il pane delle api dai favi consiste nel frantumare il favo e nel raccogliere manualmente i cilindretti separandoli dalla cera mediante setacciamento; il favo può essere lavorato a temperatura ambiente oppure dopo essere stato congelato. I cilindretti così ottenuti vengono sempre sottoposti a deumidificazione a bassa temperatura. Per automatizzare il processo possono essere utilizzate apparecchiature in grado di frantumare favi congelati, separando il pane d'api dalla cera con getti d'aria. La produzione di pane d'api per il consumo umano è al momento abbastanza limitata. I prezzi variano da 80,00 a 160,00 ¿/Kg.
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