Il caso Veneto Banca fu una delle crisi bancarie italiane che suscitò maggior interesse nell'opinione pubblica poiché toccò da vicino tutta una serie di risparmiatori che non trovarono conforto nella soluzione adottata per il salvataggio dell'istituto veneto. Attraverso lo studio dei dati di bilancio, la visione della nuova normativa europea sulla gestione delle crisi bancarie e della relativa regolamentazione nazionale, oltre che alla consultazione dei documenti ufficiali di Banca d'Italia, Consob, Banca Centrale Europea, questo elaborato si propone di fornire un'analisi oggettiva della soluzione adottata per il salvataggio di Veneto Banca e degli interventi promossi dal Governo per il ristoro degli investitori retail. Il lavoro è articolato in cinque capitoli: la storia di Veneto Banca (cap. I); le cause del default (cap. II); la soluzione contro il default (cap. III); gli effetti della liquidazione sui risparmiatori (cap. IV); intervista ad un ex Dirigente del Gruppo Veneto Banca (cap. V). Vengono infine tratte le conclusioni. Attraverso l'analisi delle cause che portarono l'istituto al default quella che provocò l'abbattimento del patrimonio dell'istituto di credito è riconducibile alla cattiva qualità del credito. La scoperta dei comportamenti scorretti messi a punto dall'alta dirigenza ‒ come la sopravvalutazione sistematica del valore delle azioni e le operazioni 'baciate' effettuate per rendere più allettanti gli aumenti di capitale sociale ‒ incise significativamente sulla reputazione della popolare che non riuscì più a riprendersi nonostante i numerosi interventi realizzati dal Fondo Atlante, dallo Stato e dal nuovo vertice. Il 25 giugno 2017 Veneto Banca venne posta in liquidazione coatta amministrativa con misure pubbliche a sostegno dell'ordinata fuoriuscita dal mercato ai sensi del Decreto-Legge n. 99/2017. Se da un lato venne quindi evitato il bail-in, trasferendo i rapporti contrattuali dei depositanti e degli obbligazionisti senior ad Intesa Sanpaolo nell'ambito dell'operazione di cessione, dall'altro venne imposto il burden sharing ‒ ossia la condivisione degli oneri mediante una riduzione del valore nominale delle azioni e la conversione delle obbligazioni subordinate ‒ in base alla disciplina europea sugli aiuti di Stato. Numerosi furono i ricorsi da parte di azionisti e detentori di passività subordinate che si sentirono 'truffati' dalle condotte poco trasparenti degli ex vertici di Veneto Banca, tuttavia, le richieste di rimborso tramite il canale dell'Arbitrato vennero bloccate in seguito alla revoca dell'autorizzazione all'esercizio dell'attività bancaria in data 19 luglio 2017. Il Governo garantì l'accesso a meccanismi di ristoro in parte finanziati dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi come per il caso del Fondo di Solidarietà, in parte sovvenzionati direttamente dal Tesoro come per il caso del Fondo Indennizzo Risparmiatori. Quest'ultimo fu accessibile anche per gli azionisti. Se è vero che il ruolo dello Stato fu indispensabile per salvaguardare la tutela dei risparmiatori è anche vero che il salvataggio di Veneto Banca sembra proprio essere riconducibile ad un bail-out.

Il Salvataggio di Veneto Banca

CENTONZE, AURORA
2018/2019

Abstract

Il caso Veneto Banca fu una delle crisi bancarie italiane che suscitò maggior interesse nell'opinione pubblica poiché toccò da vicino tutta una serie di risparmiatori che non trovarono conforto nella soluzione adottata per il salvataggio dell'istituto veneto. Attraverso lo studio dei dati di bilancio, la visione della nuova normativa europea sulla gestione delle crisi bancarie e della relativa regolamentazione nazionale, oltre che alla consultazione dei documenti ufficiali di Banca d'Italia, Consob, Banca Centrale Europea, questo elaborato si propone di fornire un'analisi oggettiva della soluzione adottata per il salvataggio di Veneto Banca e degli interventi promossi dal Governo per il ristoro degli investitori retail. Il lavoro è articolato in cinque capitoli: la storia di Veneto Banca (cap. I); le cause del default (cap. II); la soluzione contro il default (cap. III); gli effetti della liquidazione sui risparmiatori (cap. IV); intervista ad un ex Dirigente del Gruppo Veneto Banca (cap. V). Vengono infine tratte le conclusioni. Attraverso l'analisi delle cause che portarono l'istituto al default quella che provocò l'abbattimento del patrimonio dell'istituto di credito è riconducibile alla cattiva qualità del credito. La scoperta dei comportamenti scorretti messi a punto dall'alta dirigenza ‒ come la sopravvalutazione sistematica del valore delle azioni e le operazioni 'baciate' effettuate per rendere più allettanti gli aumenti di capitale sociale ‒ incise significativamente sulla reputazione della popolare che non riuscì più a riprendersi nonostante i numerosi interventi realizzati dal Fondo Atlante, dallo Stato e dal nuovo vertice. Il 25 giugno 2017 Veneto Banca venne posta in liquidazione coatta amministrativa con misure pubbliche a sostegno dell'ordinata fuoriuscita dal mercato ai sensi del Decreto-Legge n. 99/2017. Se da un lato venne quindi evitato il bail-in, trasferendo i rapporti contrattuali dei depositanti e degli obbligazionisti senior ad Intesa Sanpaolo nell'ambito dell'operazione di cessione, dall'altro venne imposto il burden sharing ‒ ossia la condivisione degli oneri mediante una riduzione del valore nominale delle azioni e la conversione delle obbligazioni subordinate ‒ in base alla disciplina europea sugli aiuti di Stato. Numerosi furono i ricorsi da parte di azionisti e detentori di passività subordinate che si sentirono 'truffati' dalle condotte poco trasparenti degli ex vertici di Veneto Banca, tuttavia, le richieste di rimborso tramite il canale dell'Arbitrato vennero bloccate in seguito alla revoca dell'autorizzazione all'esercizio dell'attività bancaria in data 19 luglio 2017. Il Governo garantì l'accesso a meccanismi di ristoro in parte finanziati dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi come per il caso del Fondo di Solidarietà, in parte sovvenzionati direttamente dal Tesoro come per il caso del Fondo Indennizzo Risparmiatori. Quest'ultimo fu accessibile anche per gli azionisti. Se è vero che il ruolo dello Stato fu indispensabile per salvaguardare la tutela dei risparmiatori è anche vero che il salvataggio di Veneto Banca sembra proprio essere riconducibile ad un bail-out.
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