In 1978, the program of reintroduction, at European level, of this splendid animal began with the release of some young subjects, taken from European zoos, with the aim of repopulating the Alpine arc. From the beginning of the initiative, an international captive breeding project was created and included in the European Endangered Species Programme (EEP). For the co-stitution of this network, animals from various European zoos and private centres were used. Once formed, the pairs were sent back to the various zoos, thus creating the breeding network now known as EEP (Llopis 2017). From the start of the project until 2017, 512 young bearded vultures were bred at European level and then distributed to the various liberation sites or used to train new couples to support the wild populations. The released animals were marked on the plumage so that their movements could be followed more easily and were monitored thanks to the work of professional ornithologists and simple enthusiasts. The data collected in this way were co-municated to the central control centre, which was responsible for recording them and eliminating any inconsistencies in the observations, such as the sighting of an animal at two different sites, very different from each other, on the same day, as a result of incorrect identification by the observers. In 2017, 46 nesting pairs were estimated throughout the Alps. The animals were, for the most part, transferred to the Richard Faust Centre in Austria, where several pairs of bearded vultures were created.
Nel 1978, iniziò il programma di reintroduzione, a livello europeo, di questo splendido animale con la liberazione di alcuni giovani soggetti, prelevati da zoo europei, con lo scopo di ripopolare l'arco alpino. Fin dall'inizio dell'iniziativa venne creato un progetto internazionale di riproduzione in cattività incluso nel programma europeo per le specie minacciate di estinzione (EEP). Per la co-stituzione di questa rete, vennero usati animali provenienti da vari zoo europei e centri privati. Gli animali vennero, per la maggior parte, trasferiti al Centro Richard Faust, in Austria, dove ven-nero create diverse coppie di gipeti. Una volta formate, le coppie vennero rimandate ai vari zoo creando così la rete di allevamento oggi conosciuta come EEP (Llopis 2017). Dall'inizio del progetto fino al 2017 sono stati allevati, a livello europeo, 512 giovani gipeti distribuiti poi nei vari siti di liberazione o usati per formare nuove coppie a sostegno delle popolazioni selvatiche. Gli animali liberati vennero marcati sul piumaggio in modo da poterne seguire più facilmente gli spostamenti e vennero monitorati grazie al lavoro di ornitologi professionisti e di semplici appassionati. I dati così raccolti venivano co-municati al centro di controllo centrale che si occupava di registrarli e di eliminare eventuali in-congruenze nelle osservazioni, come l'avvistamento di un animale in due siti diversi, molto di-stanti tra loro, nella stessa giornata, frutto di un'errata identificazione da parte degli osservatori. Nel 2017 sono state stimate 46 coppie nidificanti in tutto l'arco alpino.
Contributo sulla conservazione del gipeto (Gypaetus barbatus)
CIPRIANI, FEDERICO
2018/2019
Abstract
Nel 1978, iniziò il programma di reintroduzione, a livello europeo, di questo splendido animale con la liberazione di alcuni giovani soggetti, prelevati da zoo europei, con lo scopo di ripopolare l'arco alpino. Fin dall'inizio dell'iniziativa venne creato un progetto internazionale di riproduzione in cattività incluso nel programma europeo per le specie minacciate di estinzione (EEP). Per la co-stituzione di questa rete, vennero usati animali provenienti da vari zoo europei e centri privati. Gli animali vennero, per la maggior parte, trasferiti al Centro Richard Faust, in Austria, dove ven-nero create diverse coppie di gipeti. Una volta formate, le coppie vennero rimandate ai vari zoo creando così la rete di allevamento oggi conosciuta come EEP (Llopis 2017). Dall'inizio del progetto fino al 2017 sono stati allevati, a livello europeo, 512 giovani gipeti distribuiti poi nei vari siti di liberazione o usati per formare nuove coppie a sostegno delle popolazioni selvatiche. Gli animali liberati vennero marcati sul piumaggio in modo da poterne seguire più facilmente gli spostamenti e vennero monitorati grazie al lavoro di ornitologi professionisti e di semplici appassionati. I dati così raccolti venivano co-municati al centro di controllo centrale che si occupava di registrarli e di eliminare eventuali in-congruenze nelle osservazioni, come l'avvistamento di un animale in due siti diversi, molto di-stanti tra loro, nella stessa giornata, frutto di un'errata identificazione da parte degli osservatori. Nel 2017 sono state stimate 46 coppie nidificanti in tutto l'arco alpino.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/102298