Il presente lavoro è teso ad analizzare gli effetti che la digital disruption ha innescato sui modi di concepire la musica come prodotto commerciale e sulle possibilità di fruizione della stessa. Nella prima parte si andranno ad osservare gli aspetti di natura tecnologica, con alcuni richiami storici sui principali cambiamenti avvenuti a partire dalla diffusione dei primi supporti musicali, passando per la digitalizzazione del prodotto musicale con l'entrata in scena del Compact Disc, fino ad arrivare all'ascesa di Internet e la graduale affermazione delle reti peer-to-peer. Il filo di congiunzione con il successivo capitolo è costituito dalla facilità di accesso, manipolazione e condivisione dei file musicali in rete, con il derivante fenomeno della pirateria e le ingenti perdite subite dall'industria musicale. Si esamineranno poi le ripercussioni che la rivoluzione digitale ha comportato nell'ambito del diritto, trattando in ottica squisitamente giuridica le problematiche relative al fenomeno della pirateria e l'impiego delle misure tecnologiche di protezione, con una breve discussione sul copyright digitale. Centrale, ai fini della riflessione sull'arena competitiva presente nell'ultima parte, il ruolo della nuova direttiva 2019/790. Nella terza parte, in cui si collocano idealmente il terzo e il quarto capitolo, si vedranno brevemente le caratteristiche salienti dell'industria musicale, per poi tornare sulla linea temporale introdotta nelle parti precedenti, con il discorso che verterà sullo streaming e su come questo abbia rappresentato un'ancora di salvezza per il mercato della musica registrata. Sarà poi presentato un caso studio sul più grande colosso mondiale nella fornitura del servizio streaming on demand, Spotify, attraverso l'osservazione del modello di business adottato e l'analisi delle colonne portanti che fanno dell'azienda svedese un punto di riferimento nel settore. Il quarto e ultimo capitolo, infine, sarà un approfondimento sulla posizione di Spotify all'interno dell'arena competitiva, grazie all'applicazione del modello delle cinque forze di Porter. In chiusura, una sintetica riflessione sulla questione del cosiddetto Value Gap, che stabilisce un raffronto tra i convenzionali servizi di streaming audio e le piattaforme di condivisione di contenuti generati dagli utenti.

La digital disruption e il mercato musicale: vecchi rischi o nuove opportunità?

D'ATTIS, ANDREA
2018/2019

Abstract

Il presente lavoro è teso ad analizzare gli effetti che la digital disruption ha innescato sui modi di concepire la musica come prodotto commerciale e sulle possibilità di fruizione della stessa. Nella prima parte si andranno ad osservare gli aspetti di natura tecnologica, con alcuni richiami storici sui principali cambiamenti avvenuti a partire dalla diffusione dei primi supporti musicali, passando per la digitalizzazione del prodotto musicale con l'entrata in scena del Compact Disc, fino ad arrivare all'ascesa di Internet e la graduale affermazione delle reti peer-to-peer. Il filo di congiunzione con il successivo capitolo è costituito dalla facilità di accesso, manipolazione e condivisione dei file musicali in rete, con il derivante fenomeno della pirateria e le ingenti perdite subite dall'industria musicale. Si esamineranno poi le ripercussioni che la rivoluzione digitale ha comportato nell'ambito del diritto, trattando in ottica squisitamente giuridica le problematiche relative al fenomeno della pirateria e l'impiego delle misure tecnologiche di protezione, con una breve discussione sul copyright digitale. Centrale, ai fini della riflessione sull'arena competitiva presente nell'ultima parte, il ruolo della nuova direttiva 2019/790. Nella terza parte, in cui si collocano idealmente il terzo e il quarto capitolo, si vedranno brevemente le caratteristiche salienti dell'industria musicale, per poi tornare sulla linea temporale introdotta nelle parti precedenti, con il discorso che verterà sullo streaming e su come questo abbia rappresentato un'ancora di salvezza per il mercato della musica registrata. Sarà poi presentato un caso studio sul più grande colosso mondiale nella fornitura del servizio streaming on demand, Spotify, attraverso l'osservazione del modello di business adottato e l'analisi delle colonne portanti che fanno dell'azienda svedese un punto di riferimento nel settore. Il quarto e ultimo capitolo, infine, sarà un approfondimento sulla posizione di Spotify all'interno dell'arena competitiva, grazie all'applicazione del modello delle cinque forze di Porter. In chiusura, una sintetica riflessione sulla questione del cosiddetto Value Gap, che stabilisce un raffronto tra i convenzionali servizi di streaming audio e le piattaforme di condivisione di contenuti generati dagli utenti.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/101896